Giovedì 25 Aprile 2024

Sorpresa Pasotti: "Io, Karate Kid all’italiana"

L’attore al lavoro su un film autobiografico in cui svela i trionfi da campione di arti marziali raccolti in Cina. Poi una fiction per Raiuno

Migration

di Giovanni Bogani

Un premio, un film da regista, una serie da protagonista insieme a Serena Rossi. E il progetto di un film sulla storia della sua vita: la parte meno conosciuta della sua storia. Quella vissuta ben prima del primo ciak. Quando, a diciannove anni, Giorgio Pasotti se ne andò in Cina, da solo, senza sapere una parola di cinese. Per studiare medicina. E finendo con il diventare, pochi anni dopo, un campione mondiale di arti marziali e un divo nel cinema cinese. Sembra una storia inventata, invece è tutta vera. È la storia di questo ragazzo di 47 anni, con gli occhi e il sorriso da adolescente. Ieri, Giorgio Pasotti è stato ospite d’onore di Olbia film network, festival dedicato al cinema giovane, agli esordi registici, ai cortometraggi. Il tempo di proiettare il suo film da regista, Abbi fede, interpretato da Claudio Amendola, e oggi è già sul set.

Partiamo proprio da lì: dalla serie che sta girando a Napoli. Di che cosa si tratta?

"Si chiama Mina settembre. È tratta dai libri di Maurizio De Giovanni ( il grande giallista napoletano dei Bastardi di Pizzofalcone e del commissario Ricciardi), Serena Rossi è una assistente sociale chiamata a un lavoro delicatissimo, nei quartieri più degradati della città. Io sono un magistrato, suo ex marito: cerco di aiutarla, e nello stesso tempo di recuperare un rapporto alla deriva".

Che atmosfera si respira sul set, in queste settimane di precauzioni?

"Paradossalmente, i set sono fra i luoghi più sicuri che ci siano: tutti i componenti della troupe, dai protagonisti all’ultimo tecnico, devono fare il tampone ogni settimana. Non è piacevole, non è proprio come soffiarsi il naso: però in questo modo tuteliamo la salute di tutti, e il lavoro può andare avanti".

Quando e dove andrà in onda?"Otto puntate su Raiuno, da primavera. La regia è di Tiziana Aristarco. Sì, sono due donne a comandare!", sorride. "È giusto".

Lei è di Bergamo. Ha vissuto la tragedia del Covid in modo molto intenso, probabilmente.

"Ho perduto una zia, alcuni amici carissimi. Quando la tv mostrava le immagini delle bare portate via dai camion dell’esercito, dentro c’erano anche persone a me care. Non potrò mai dimenticare questa tragedia".

A Olbia è stato presentato il suo Abbi fede, ora su Raiplay. Un film dai toni surreali, spiazzanti, anomali per il cinema italiano.

"Volevo fosse così: per me, il cinema italiano si è adagiato troppo sui toni di una commedia rassicurante. Più della commedia italiana, amo il cinema scandinavo e coreano".

E c’è già in cantiere un suo terzo film da regista…

"È quello che vorrei fare con tutte le mie forze. Entro la fine dell’anno dovrei cominciare a dirigere o un film sul lavoro, sulla difficoltà di trovare un lavoro, tratto da una pièce teatrale spagnola. O un film del quale abbiamo parlato a lungo con Paolo Del Brocco, ad di Raicinema. Sarà una coproduzione italo-cinese".

Il film sulla sua vita.

"Piuttosto, un film su un ragazzo che a diciannove anni pianta tutto e ne va in un continente del tutto nuovo per lui, dove non parla una parola della lingua che parlano lì".

Come se l’è cavata?

"Con l’incoscienza dei vent’anni. Volevo diventare medico sportivo, avevo visto che c’era un corso di laurea in Cina. Sono partito. Ho scoperto che nessuno parlava inglese: per mesi mi sono fatto capire a gesti. Ho imparato in quel modo, direi, a fare l’attore! Gesticolando".

E le arti marziali?

"Ho imparato Karate, Kobudo e Wushu, un’arte marziale nella quale sono diventato tra i primi nel mondo e che mi ha portato a interpretare da protagonista tre film di Hong Kong".

Lei è padre di una figlia, e ha cresciuto due figli avuti dalla sua precedente compagna, Nicoletta Romanoff. Che tipo di padre è?

"Sono il peggior caso di mammo italiano! I figli vengono prima di tutto. Il tempo che passi con loro è magico, non ritornerà più. Niente vale tanto, neanche un Oscar. È un tempo contato: i figli li vorresti sempre piccoli, ma un giorno ti svegli, e hanno preso il largo. Non camminano verso di te, ma nella direzione opposta. Non appartengono più a te, ma al mondo. E io non mi voglio perdere i momenti in cui ancora camminano verso di me".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro