
Sara Pichelli, fumettista da Oscar
Roma, 26 febbraio 2019 - Il regista Peter Ramsey, fresco di statuetta per ‘Spiderman: un nuovo universo’ l’ha ringraziata pubblicamente in sala stampa. “Sara ha fatto il lavoro pesante su Miles Morales (il ragazzino protagonista del film, ndr), per noi è stato facile portarlo sullo schermo”. Un bel riconoscimento per Sara Pichelli, disegnatrice e co-creatrice del nuovo Uomo Ragno (costume nero, assolutamente stiloso) attorno a cui ruota la complicata vicenda – tra mondi paralleli e Spiderman alternativi – del film d’animazione che ha appena vinto l’Oscar. La Pichelli è quindi l’unica italiana (marchigiana, è nata a Porto Sant’Elpidio) che si sia portata a casa un ‘pezzettino’ di gloria dalla grande kermesse di Los Angeles.
Pichelli, l’altra notte è riuscita a dormire?
“Alle 3 di mattina è partito l’assedio (ride, ndr), mi hanno anche svegliato. A un certo punto ho spento il cellulare, e poi l’ho riacceso più tardi. La soddisfazione è tanta, ma devo dire di non essere assolutamente abituata a questo tipo di successo. Immagino come deve essere la vita di un vero vip…”
Uno dei registi l’ha citata, dandole una bella parte di merito per la riuscita del film…
“A parte l’apprezzamento delle belle parole di Ramsey, fa piacere vedersi riconosciuto un lavoro abbastanza impegnativo. La creazione del personaggio di Miles Morales (ideato nel 2011 per Ultimate Spiderman con lo scrittore Brian Michael Bendis, ndr) è stato un processo lungo: almeno sei mesi di preproduzione e tantissimi schizzi e disegni per trovare il mix giusto fra tradizione e innovazione”.
I suoi colleghi italiani le hanno fatto i complimenti?
“Sì, ho ricevuto molti messaggi, anche se conoscevano Miles dal 2011”
Si aspettava la vittoria di ‘Spiderman un nuovo universo’?
“Beh, diciamo che, avendo portato a casa il Golden Globe, ci speravo. Ma non è solo quello: trovo che il film abbia una qualità innegabile, al di là dell’emozione di vedere qualcosa che avevo creato sullo schermo, lo trovo un bellissimo prodotto”.
Avrebbe voluto essere a Los Angeles?
“Certo, mi sarebbe piaciuto, ma i creatori del fumetto non credo siano stati invitati tra gli ospiti. La Sony, piuttosto, mi aveva invitato alla prima mondiale del film sempre a Los Angeles, ma per motivi personali non sono riuscita ad andare”.

Cosa ha avuto ‘Spiderman: un nuovo universo’ più dei concorrenti? Si è data una risposta sul grande successo del lungometraggio?
“Se c’è un segreto non saprei dirlo. Posso dire però che il film ha dietro una trama ben costruita perché ispirata a storie fumettistiche ben precise e che avevano già avuto un buon successo su carta. Poi c’è il lato tecnico: il film utilizza un’animazione innovativa e fresca, un mix unico di stili provenienti da media diversi”.
Agli Oscar c’era anche Black Panther, altro personaggio Marvel. Nonostante molte di queste storie siano state scritte originariamente tra gli anni ’60 e ’70, questa pare essere una nuova età dell’oro per i supereroi, soprattutto su cellulosa. Si è chiesta perché?
“Secondo me la riscoperta dei supereroi si lega molto al periodo storico che stiamo vivendo. Poi c’è una questione tecnica in quanto la computer graphic e il 3D hanno fatto passi da giganti e costano parallelamente di meno. Infine c’è un pubblico di fumetti che si è molto diversificato e passa con facilità da un media all’altro – serie tv, film, volumi – e questo credo che abbia contribuito al successo”.
Ha mai avuto problemi ad affermarsi come donna in un ambiente almeno apparentemente maschile come quello dei fumetti e dei supereroi?
“Io ho iniziato a lavorare nel 2008 con le case editrici americane, in un momento di passaggio in cui nel fumetto entravano molte scrittrici e disegnatrici, e la figura dell’editor (che ‘sorveglia’ le varie collane ed è importantissima per la riuscita di una serie, ndr) non era più appannaggio solo maschile. Dunque no, non mi sono mai sentita discriminata in alcun modo”.
Cosa consiglierebbe a un giovane o una giovane che volesse intraprendere la sua carriera?
“Che deve vincere un Oscar! (ride, ndr). Scherzo, più che dire che deve concentrarsi completamente sui suoi obiettivi non saprei. È un lavoro che, da fuori, forse sembra più leggero ma ci sono settimane dove bisogna passare 12 ore sul tavolo da disegno. Insomma, ti deve proprio piacere…”.