Sanremo, 7 febbraio 2024 – Dopo il successo della prima serata, gli spettatori sono pronti per il secondo appuntamento con il Festival di Sanremo 2024: molti gli ospiti e le esibizioni previste, con 15 artisti che torneranno sul palco per cantare il loro brano una seconda volta. Tra i momenti di intermezzo previsti tra un concorrente e l’altro ci sarà anche la consegna del premio alla carriera a Gaetano Castelli, che celebra quest’anno i sessant’anni di attività. Nato a Roma nel 1938, è uno scenografo il cui lavoro si è legato indissolubilmente al Festival: ha infatti disegnato il palco dell’Ariston per ben 22 edizioni, comprese tra il 1987 e il 2024. Negli ultimi anni è stato aiutato nella realizzazione della scenografia dalla figlia Maria Chiara. Diamo un’occhiata ad alcuni dei lavori più iconici di Castelli.
2003: l’Ariston si tinge di bianco
Siamo abituati a Festival dalle tinte scure, che mettono in evidenza ledwall, luci e palco nella piccola cornice del Teatro Ariston. Eppure, nel 2003, Castelli ha cercato di ottenere lo stesso effetto facendo il contrario, disegnando quindi un palco bianco. A sovrastarlo un ‘cielo stellato’ scuro in cui svettavano come stelle le lettere della parola ‘Sanremo’.
2009: un palco illusionista
Se sei anni prima aveva giocato coi colori, nel 2009 Castelli ha giocato con le forme: un teatro piccolo e storico come l’Ariston, a cui spesso il palco si deve ‘adattare’ nella composizione, viene trasformato da un gioco di strutture che rendono la scenografia rotonda. L’effetto televisivo è spettacolare.
2011: la scenografia come rappresentazione del presentatore
L’edizione 2011 ha visto il ritorno di Gaetano Castelli, che nella progettazione del palco ha voluto omaggiare – in maniera piuttosto curiosa – il direttore artistico e conduttore dell’edizione, Gianni Morandi. La spirale che domina la scenografia non rappresenta solamente lo “snodarsi della strada della musica”, ma anche la passione per la corsa del cantante bolognese.
2012: sentirsi piccoli davanti al palco di Sanremo
La scenografia del 2012 è certamente uno dei capolavori assoluti di Castelli: l’”arca della musica” è una struttura mastodontica, lunga 20 metri e alta 9, dal peso di ben 20 tonnellate, in grado di muoversi cambiando forma. Rappresenta un’astronave, e per via del peso ha reso necessari dei lavori di rinforzamento dell’Ariston.
2021: un’altra astronave, diretta verso il futuro
Il tema ‘spaziale’ del 2012 torna all’Ariston nove anni dopo: il palco è visto come un’astronave che porta al futuro, anche come messaggio per la ripresa post-Covid. È stata l’unica edizione del Festival a porte chiuse per via dell’emergenza pandemica: un vero peccato che gli spettatori non abbiano potuto vedere questa scenografia dal vivo.