Mercoledì 24 Aprile 2024

La Regina degli Scacchi, aperta la causa per diffamazione contro Netflix

Il colosso dello streaming rischia di dovere risarcire 5 milioni di dollari alla scacchista georgiana Nona Gaprindashvili

Scena da 'La regina degli scacchi' - Foto: Netflix

Scena da 'La regina degli scacchi' - Foto: Netflix

Un giudice californiano ha deciso che Netflix dovrà rispondere dell'accusa di avere diffamato la giocatrice di scacchi Nona Gaprindashvili nella miniserie TV 'La regina degli scacchi'. Il colosso dello streaming aveva chiesto l'archiviazione del procedimento, tirando in ballo la libertà creativa, ma il caso sollevato da Gaprindashvili resta in piedi e ora Netflix potrebbe dover sborsare cinque milioni di dollari di risarcimento alla campionessa.

La diffamazione della 'Regina degli scacchi'

'La regina degli scacchi' racconta la storia del personaggio fittizio Elizabeth Harmon (interpretata da Anya Taylor-Joy), prodigio degli scacchi che affronta un ambiente dominato dai maschi nei tornei ufficiali degli anni Sessanta e Settanta. Nell'ultima puntata dello show si fa riferimento a una persona realmente esistita, appunto Nona Gaprindashvili, nata nel 1941 in Georgia (allora Unione Sovietica) e oggi ottantenne. Nella serie TV un commentatore dice che Harmon è simile a Gaprindashvili, ma che quest'ultima non ha mai dovuto giocare contro degli uomini. Dice anche che è russa, non georgiana, ma è soprattutto l'affermazione che non ha affrontato giocatori maschi ad avere motivato il ricorso legale: Nona Gaprindashvili l'ha fatto. È anche diventata la prima donna ad acquisire il titolo di International Chess Grandmaster e nel corso della sua carriera ha dovuto affrontare molti pregiudizi proprio per essere spesso stata l'unica donna nella stanza.

Netflix dovrà pagare 5 milioni?

Gli avvocati di Nona Gaprindashvili hanno fatto causa a Netflix sostenendo che il suo show ha raccontato un'inesattezza e che in questo modo ha "danneggiato la reputazione personale e professionale" della loro cliente. Da qui la richiesta di 5 milioni di dollari di risarcimento. Dal canto suo, Netflix ha spinto perché il procedimento fosse archiviato, sostenendo che le frasi incriminate rientrano nella legittima libertà creativa che un prodotto di finzione si può permettere e aggiungendo che "nessuno spettatore ragionevole avrebbe interpretato la battuta come l'affermazione di un dato di fatto". Il giudice incaricato di esprimersi a riguardo ha decretato che non ci sono precedenti nei quali è stata "evitata un'accusa di diffamazione per la rappresentazione di una persona reale all'interno di un contesto interamente di fiction". E che, "al contrario, il fatto che la serie fosse un'opera di fantasia non esonera Netflix dalla responsabilità per diffamazione se tutti gli elementi di una diffamazione sono altrimenti presenti". Insomma, si va a processo e molto probabilmente Netflix dovrà risarcire Nona Gaprindashvili: se non dell'intera cifra chiesta, almeno di una parte.

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