Sabato 4 Maggio 2024

In Florida lotta ai pitoni giganti, l'ecosistema soffoca

Nel Parco Nazionale delle Everglades vivono decine di migliaia di rettili lunghi fino a cinque metri

Un pitone birmano

Un pitone birmano

Ormai da qualche anno i responsabili del Parco Nazionale delle Everglades, in Florida (Stati Uniti), hanno un grosso problema con i pitoni birmani, specie non autoctona che sta distruggendo l'ecosistema locale: la popolazione di questi serpenti è cresciuta a dismisura e alcuni di essi raggiungono dimensioni ragguardevoli. Un esempio lampante è fornito della femmina catturata il 5 aprile: 5,2 metri di lunghezza per 63,5 chilogrammi di peso, l'esemplare più grande mai trovato nelle Everglades. COSA CI FANNO I PITONI DELLA BIRMANIA IN FLORIDA? Come suggerisce il nome, il pitone birmano è originario della zona tropicale del Sudest asiatico. La sua presenza dall'altra parte del mondo si spiega con la vendita di questi serpenti come animali domestici: durante un uragano del 1992, una delle strutture di conservazione di questi animali, situata in Florida, venne distrutta e così i suoi ospiti si dispersero nel territorio circostante, trovando una casa ideale presso la riserva di paludi del Parco Nazionale delle Everglades. L'IMPATTO SULL'ECOSISTEMA Senza dei predatori naturali, i pitoni birmani hanno prosperato: si calcola che gli esemplari attualmente presenti nel parco siano decine di migliaia. Ciò ha avuto un impatto enorme sull'ecosistema, tanto da causare un declino significativo di opossum, linci rosse, volpi, topi e procioni (prede favorite dai pitoni): uno studio del 2012 ha evidenziato che a partire dal 1997, anno in cui il numero di serpenti è esploso, la popolazione di procioni è crollata del 99,3% e quella degli opossum del 98,9%. Nemmeno gli alligatori riescono a contenere l'invasione e anzi rischiano di soccombere, in un confronto corpo a corpo. Ad aggiungere un ulteriore elemento di preoccupazione c'è il fatto che i pitoni birmani si riproducono in modo molto efficiente. La femmina di 5,2 metri catturata il 5 aprile aveva in corpo 73 uova. A MALI ESTREMI, ESTREMI RIMEDI Gli ecologisti si sono interrogati a lungo su come affrontare il problema, ma al momento la soluzione più efficace resta quella cruenta: dare la caccia ai serpenti e ucciderli. Le autorità che gestiscono il Parco Nazionale delle Everglades organizzano periodiche battute di caccia, anche con l'aiuto di volontari, e nel 2018 hanno festeggiato la millesima uccisione. Un numero poco significativo, se rapportato con quello della popolazione stimata di pitoni (decine di migliaia di esemplari), ma che si spiega con la difficoltà di scovare questi animali. I PITONI GIUDA Per facilitare la caccia, gli esperti hanno lavorato di ingegno: cercano di catturare esemplari maschi, piazzano sui loro corpi dei rilevatori di posizione, poi li lasciano liberi e li seguono a distanza in modo che li conducano alle femmine con le quali riproducono la specie. Questi serpenti "marchiati" sono stati soprannominati "pitoni Giuda" (in quanto traditori) e proprio uno di questi ha condotto i cacciatori all'esemplare più grande mai catturato all'interno del Parco. Leggi anche: - Trovato e scalato l'albero tropicale più alto del mondo - Farfalle, nei Paesi Bassi il calo è drammatico: -84% - Il nostro pianeta, la fenomenale serie Tv di Netflix
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