Mercoledì 24 Aprile 2024

"Nutriamo l’anima Per star bene basta l’energia vitale"

di Lorella Bolelli

A luglio sono stati 35. Trentacinque anni di volontariato in 12 carceri italiane con il progetto CO2 che nel 2017 è stato premiato dalla medaglia della Presidenza della Repubblica. E, superato il lockdown, San Vittore a Milano e la comunità di San Patrignano hanno ricominciato a essere i suoi centri di gravità, quelli dove portare il messaggio che ha contraddistinto tutta la sua esistenza: la musica bisogna imparare a sentirla, non solo ad ascoltarla. Franco Mussida, 75 anni, è stato tra i fondatori della Premiata Forneria Marconi e nel 1984 ha dato vita a Milano al CPM Music Institute, ma quando entra laddove l’umanità ha trovato ostacoli per esprimere la sua energia migliore, passato, celebrità, gloria restano fuori. La musica tuttavia continua a essere anche il suo presente, e nella fattispecie ha preso di recente la forma de “Il pianeta della musica e il viaggio di Iòtu“, concept album di tredici brani che ha interamente composto utilizzando vari registri espressivi, dalla canzone alla sola strumentazione fino a frammenti recitati. "I ragazzi di San Vittore e San Patrignano e i loro educatori sono stati i primi ad averlo ascoltato durante l’estate - rivela -. Loro mi conoscono solo come portatore di musica diversa da quella che ascoltano normalmente, ma quando il disco è uscito e i video sono passati sui canali che guardano, improvvisamente ai loro occhi ero diventato un altro, una celebrità. E per tornare al mood precedente ho dovuto resettare tutto perché nel lavoro con loro la fama è un ostacolo".

Però il lavoro traccia un viaggio che a sua volta può essere istruttivo e suggestivo per loro...

"Racconto di un bambino di quattro anni affascinato dalla chitarra del padre e convinto che il suono uscisse dal buco al centro dello strumento. Solo che a un esame più ravvicinato e approfondito si accorge che dentro il buco non c’è niente e allora per istinto dà una manata sulle corde e appoggiando l’orecchio alla cassa armonica riceve una rivelazione che gli cambierà la vita. Scoprì d’un tratto di possedere una parte sconosciuta, imparò a vivere non con gli occhi ma con le orecchie".

Quanto è diverso quel bimbo da quelli di oggi?

"Quell’energia pervade tutti in tutti i tempi e prima ci si accorge di averla, più si cresce consapevoli. Il nostro corpo è una macchina che si muove grazie a quell’energia".

E quella chitarra era una classica baritona come quella che usa nel disco?

"No, è un regalo arrivato qualche anno fa che diedi a un liutaio per poterla utilizzare con le tecniche che avevo acquisito negli anni. Le sue corde morbide in nylon mi consentono di suonare con fermezza ma senza violenza come invece succede con il metallo della chitarra elettrica".

Perché le audioteche di cui ha fornito le carceri prevedono solo brani strumentali?

"Ieri abbiamo inaugurato l’ultima a San Patrignano in occasione del concerto di Natale tenuto dafgli allievi del CPM Music Institute. La musica è un codice espressivo puro, non verbale, capace di farci cambiare stato d’animo, senza ricorso alcuno alla voce, alla gestualità. Al mio gruppo di ragazzi di San Vittore un giorno ho scritto sulla lavagna “La pallina è bianca“ e li ho invitati, tutti e trenta, a provare a pronunciare quella frase. Ne sono venute fuori almeno 60 versioni a testimonianza che anche la comunicazione verbale è fortemente condizionata dal suono che emetti e che è specchio di uno stato d’animo".

Quale eredità vorrebbe lasciare loro?

"Nell’album c’è un brano, “Io Noi la Musica“, che racconta di quanto sia stato bello il decennio dei Settanta che mi sono trovato a vivere. Ecco, provo a restituire loro qualcosa di quei tempi d’oro e mi sforzo di promuovere l’ecologia dei sentimenti. Il motore da cui tutto nasce sono le nostre pulsioni ma alle emozioni va dato un significato diverso da quello contemporaneo. La vita è un arcobaleno che va valorizzato rigettando la dimensione del mercato e del consumismo che compenetra tutto. Ma c’è ancora talmente tanta strada da fare che non credo la mia generazione riuscirà a realizzare il paradigma forse utopistico di una socialità educativa che ponga al centro l’energia umana".

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