Sabato 1 Giugno 2024

Addio a Richard Barancik, l’ultimo Monuments Man

Scomparso a 99 anni. Era nella squadra dell’esercito anglo americano a caccia dei capolavori rubati dai nazisti

I Monuments Men in azione

I Monuments Men in azione

In una miniera di rame a Siegen (la città che diede i natali a Rubens) i nazisti avevano nascosto migliaia di opere d’arte sottratte nelle loro razzie in Europa: dipinti, pale d’altare, sculture. E al famoso castello di Neuschwanstein, il maniero delle fiabe in Baviera, avevano depositato oltre 21mila dipinti, arazzi, libri e mobili che provenivano dalle collezioni francesi: servirono sei settimane per svuotare quello scrigno di meraviglie. Anche l’elegante, raffinatissima Dama con l’ermellino di Leonardo era finita in mani nemiche nella Polonia invasa, così come la dolce Madonna di Bruges di Michelangelo, nel candore del suo marmo levigato, che fu scoperta nella miniera di sale di Altaussee, vicino a Salisburg, in Austria. E poi Raffaello, Van Gogh, Picasso, Renoir, Guercino.

Il giovane Richard Barancik
Il giovane Richard Barancik

Capolavori che avremmo potuto perdere per sempre, magari dati alle fiamme per disperazione e per vendetta, se un gruppo di eroi preparati e coraggiosi non li avesse scovati e portati in salvo: erano i Monuments Men, la squadra speciale dell’esercito anglo americano dedicata al recupero dei capolavori rubati dai nazisti. 348 uomini e donne di 14 nazionalità diverse, tutti di grande competenza e preparazione, che fra il 1943 e il 1951 offrirono il loro impegno e anche la loro vita pur di mettere al sicuro la bellezza. L’ultimo fra loro si è spento proprio l’altro giorno, alle soglie dei 99 anni d’età: Richard Barancik, architetto di Chicago, era rimasto l’unico testimone di un’operazione che – senza dubbio – si può definire leggendaria. Secolare.

Barancik era giovanissimo quando si arruolò nel 263° dell’esercito americano, 66ª divisione. Combattè in Inghilterra e in Francia, poi si unì alla 42ª divisione di fanteria in Austria ed entrò a far parte del programma Monuments Men. "All’epoca ero poco più che un adolescente, sbarcato in Europa per combattere una guerra di cui capivo poco – disse in un’intervista al collega di Qn Massimo Cutò –. Studiavo architettura e stavano cercando proprio un soldato che avesse cognizioni di belle arti. Mi presero subito". Fu allora che conobbe i compagni di quella colossale caccia al tesoro: "Avevo letto i loro nomi sui libri: erano direttori di musei, storici dell’arte, archivisti, bibliotecari, come Shernon Lee, studioso di arte asiatica o James Rorimer del Metropolitan Museum – aggiunse –. Furono loro a farmi capire l’eccezionale importanza della missione". Anche grazie alla straordinaria esperienza di quegli anni, Richard Barancik decise poi di proseguire gli studi in Europa. "La sorte ha voluto che facessi parte di quell’avventura – confidò –. Semplicemente mi sento onorato e orgoglioso di aver servito il mio Paese".

L’eredità civile, intellettuale e morale dei Monuments Men and Women è stata raccolta da una fondazione (con sede a Dallas in Texas) creata dallo storico Robert Edsel, autore anche del libro che ha ispirato il film con George Clooney e Matt Damon. "La morte di Barancik deve essere un promemoria – ha sottolineato –. Presto i reduci della seconda guerra mondiale saranno tutti scomparsi ma nessuno dovrà mai dimenticarli". La fondazione, presieduta da una ricercatrice italo americana, la fiorentina Anna Bottinelli, oggi continua ad adoperarsi per rintracciare e recuperare “perle“ storiche, finite magari inconsapevolmente in qualche collezione, "e preservare il patrimonio culturale". Proprio di recente, per esempio, è stata restituita all’Italia la bolla del 1862 con cui Papa Pio IX aveva istituito una parrocchia sull’Appennino bolognese: un soldato americano l’aveva trovata fra le macerie della chiesetta distrutta, lungo la Linea Gotica, e l’aveva portata oltreoceano, come un souvenir di guerra. Il nipote l’ha ritrovata e l’ha affidata alla fondazione che l’ha riconsegnata alle autorità italiane. Per chiudere il cerchio di una storia. E intrecciare ancora i fili della memoria.