Giovedì 25 Aprile 2024

"Mio padre Morricone, un genio austero"

Andrea sul podio come papà Ennio: "Con lui ho imparato ad amare la musica, uniti dalle note e da lunghe sfide a scacchi".

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Non tutti lo sanno: ma il tema d’amore di Nuovo cinema Paradiso, quella musica che sembra trascinare con sé tutte le nostalgie, tutti gli struggimenti, tutto l’incanto di fronte alla bellezza del cinema – e di tutti quei baci che piovono sullo schermo, travolgenti, nel finale del film – l’ha scritta lui. A poco più di vent’anni. Suo padre, Ennio Morricone, ha composto le colonne sonore più belle della storia del cinema. Ha vinto due Oscar, ha creato le atmosfere dei western di Sergio Leone, ma anche per i film di Tarantino, Coppola, De Palma, Tornatore. Non era facile scegliere la stessa strada, lavorare con le note e con i colori degli strumenti musicali, portando un cognome così immenso. Ma lui lo ha fatto, e con successo.

Andrea Morricone ha 55 anni; la voce gentile, un filo di timidezza. Si è diplomato in composizione e direzione d’orchestra all’accademia di Santa Cecilia.

E da quel tema d’amore composto, giovanissimo, per il film di Tornatore, non ha più smesso di scrivere colonne sonore, ottenendo innumerevoli riconoscimenti, uno dei quali – al Bif&st di Bari – porta il nome di suo padre: il premio Ennio Morricone. Pochi giorni fa ha diretto il Concerto per Genova in memoria delle vittime del ponte Morandi, con una composizione inedita di suo padre.

Andrea, quale ricorda come primo momento musicale della sua vita?

"Ero bambino, avrò avuto sei anni. Sentii mio padre suonare il tema di Sacco e Vanzetti, il film di Giuliano Montaldo. Quella che poi è diventata la canzone Here’s To You, cantata anche da Joan Baez. Ascoltavo mio padre suonare, e l’emozione era enorme. Mi avvicinai al pianoforte, col desiderio di ricreare un giorno quella magia".

E quando è stato il primo momento in cui lei stesso ha cominciato a ricrearla, a comporre musica?

"Iniziai a comporre le prime melodie a 11 anni: non le ho mai scritte, mai incise, eppure me le ricordo ancora".

Quali universi musicali la hanno influenzata?

"Da una parte la musica antica, i madrigali, Monteverdi, Gesualdo da Venosa. Dall’altra il jazz, Duke Ellington su tutti. E compositori come Henry Mancini, che ha scritto il tema della Pantera rosa e di Moon River…".

Suo padre è stato più un punto di riferimento o un faro dal quale cercare di allontanarsi?

"È stato ed è un grande riferimento. Per trovare me stesso dovevo allontanarmi da lui: sono andato a vivere e a comporre musica negli Stati Uniti per una decina d’anni".

Insieme condividevate un’altra passione: gli scacchi. Giocavate spesso?

"Sì, erano partite anche di quattro ore e mezza. Non ci parlavamo molto, ma quel gioco che mescola tecnica e ispirazione, quel gioco così simile alla musica per tanti versi, era un modo di comunicare. Abbiamo fatto anche dei tornei insieme, e ci siamo divertiti parecchio".

Sua madre, negli equilibri delicati di una famiglia di artisti, quale ruolo ha avuto?

"Il più importante. Una grande donna, che ha costruito intorno a mio padre una rete di affetti e di serenità. Lo ha protetto e incoraggiato. Mio padre era felice quando poteva lavorare a casa, e sentiva che c’era mia madre nella stanza vicina".

Ennio Morricone era un papà severo?

"Più che severo, era un papà austero. Lavorava molto, la sua vita era intrisa di musica: a tavola, a pranzo, si parlava poco. Ma ci voleva un bene immenso, e sapeva che saremmo stati sempre molto coccolati da nostra madre".

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