Venerdì 26 Aprile 2024

L’importanza dello screening

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Si celebra il 28 luglio la Giornata Mondiale delle Epatiti promossa dall’Oms per incentivare un maggiore impegno nella lotta all’epatite virale. Le priorità oggi riguardano un’accelerazione dei programmi di screening per l’epatite C nelle regioni, l’ampliamento della prevenzione nei confronti dell’epatite B, l’approvazione della nuova terapia per l’epatite Delta. Queste affezioni costituiscono una minaccia per la salute pubblica: possono rimanere a lungo latenti, ma quando cronicizzano, provocano complicanze nel tempo anche fatali come cirrosi e tumore del fegato. L’epatite B si previene con il vaccino; l’HCV, grazie ai nuovi farmaci antivirali ad azione diretta, si può eradicare definitivamente in tempi rapidi senza effetti collaterali; per l’epatite Delta è pronto un nuovo farmaco con ottime prospettive.

’Epatiti virali, una priorità da non trascurare’ è il titolo dell’incontro istituzionale organizzato presso il Ministero della Salute, patrocinato dalle società scientifiche AISF – Associazione Italiana per lo Studio del Fegato e SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, con il contributo incondizionato di Gilead Sciences.

"Le epatiti virali – ha sottolineato Alessio Aghemo (Aisf) – richiedono tre azioni sinergiche: prevenzione, identificazione, trattamento. Questo vale a maggior ragione per le forme più gravi, denominate HBV, HCV, HDV. La prevenzione riguarda un intervento complessivo su tutti i fattori che hanno un effetto negativo sulla salute del fegato: consumo di alcolici, obesità, controlli regolari". L’identificazione dei malati richiede delle capillari campagne di screening, soprattutto per l’Epatite C. Per l’Epatite B l’Italia è un esempio, vista la vaccinazione obbligatoria alla nascita introdotta nel 1991, grazie alla quale il virus è quasi assente nella popolazione under 40, sebbene si riscontri ancora in altre fasce anagrafiche e in soggetti immigrati. Per l’HCV esistono terapie risolutive, ma il problema è l’identificazione del sommerso rappresentato da soggetti ignari di essere stati contagiati. Per l’epatite Delta il nuovo farmaco bulevirtide, unico per meccanismo d’azione e somministrazione, permette di trattare anche senza interferone pazienti che prima non potevano ricevere alcuna terapia, ma deve essere approvato in tempi rapidi affinché possa essere utilizzato.

"L’Italia è ancora in linea con l’obiettivo dell’Oms di eliminare l’epatite C entro il 2030, ma occorre uno sforzo in più – ribadisce Claudio Mastroianni, presidente Simit – resta fondamentale lo screening, anche perché la terapia, oltre a curare il paziente, diventa anche un importante mezzo di prevenzione per bloccare la trasmissione del virus. Occorre far emergere il sommerso nelle fasce d’età previste nel decreto ministeriale".

Alessandro Malpelo

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