Lunedì 20 Maggio 2024
FABRIZIO LUCIDI
Libri

"Il vero noir? È l’America di Trump". Don Winslow e il potere della lotta

Il maestro Usa del poliziesco: “’Città in rovine’ è il mio ultimo romanzo. Lascio per dedicarmi all’attivismo"

Lo scrittore newyorkese Don Winslow, 70 anni, in arrivo in Italia per presentare il suo ultimo libro

Lo scrittore newyorkese Don Winslow, 70 anni, in arrivo in Italia per presentare il suo ultimo libro

Roma, 9 maggio 2024 – La sua moderna Iliade noir, a sentir lui, è conclusa. Città in rovine (HarperCollins) sarà il suo ultimo romanzo. Fino a prova contraria. Dai quartieri malfamati di Providence ai corridoi del potere di Washington e Wall Street, fino ai casinò dorati di Las Vegas, Don Winslow costruisce l’ennesimo caleidoscopio di eroi tragici, amore e odio, ambizione e disperazione, vendetta e compassione. Puro distillato di vita reale. Domani lo scrittore statunitense sarà al Salone del Libro di Torino, sabato a Mestre, domenica a Brescia e lunedì a Milano, all’Università Iulm, per parlare con i lettori delle “macerie dell’America“.

Danny Ryan, Art Keller, Frankie Machine: tutti in lotta, in bilico tra male e bene per difendere il bene supremo, spesso la famiglia. Per cosa l’uomo moderno occidentale deve battersi?

"La lotta è sempre stata la stessa, non è vero? L’umanità – e non solo in Occidente – ha dovuto lottare per la libertà, la democrazia, la dignità e il diritto a una vita dignitosa. Quella lotta dura ancora oggi e nel prossimo futuro. Più specificamente, penso che la domanda centrale nella maggior parte dei romanzi polizieschi sia “come si fa a vivere decentemente in un mondo indecente?“. Questo è ciò che la maggior parte dei miei personaggi fatica a fare".

Lei ha sempre propugnato la lotta senza se e senza ma a Trump e al “trumpismo”. Vincerà Biden? Vede emuli di Trump in Europa? C’è davvero in gioco la democrazia e il mondo occidentale come è stato finora?

"Penso che Biden vincerà, ma c’è un percorso possibile verso la vittoria per Trump, quindi non possiamo assolutamente mollare. Sarebbe presuntuoso commentare l’Europa perché non credo di avere conoscenze adeguate per parlare con molta legittimità. Ma penso che la democrazia sia in pericolo in tutto il mondo, mentre assistiamo all’ascesa di governi autoritari e movimenti sociali di destra".

Come si spiega il suo straordinario e duraturo successo di scrittore?

"Beh, anzitutto grazie per questo. Ho avuto una carriera migliore di quanto avessi mai sognato, e di questo sono molto grato alla vita. Mi piace pensare che i miei lettori restano con me perché scrivo belle storie con personaggi forti e argomenti interessanti, che posso portarli in mondi in cui altrimenti non potrebbero entrare e mostrare loro quei mondi dall’interno, dai punti di vista dei personaggi".

Come pensa di usare il suo seguito di lettori e follower per cambiare in meglio la realtà?

"Continuando a fare quello che ho fatto: commentare sui social media e, con il mio partner Shane Salerno (sceneggiatore, produttore, regista e direttore creativo di The Story Factory, ndr), produrre i video che finora hanno raccolto oltre 300 milioni di visualizzazioni. Continueremo a provare a motivare la base anti-Trump, a persuadere gli elettori indecisi, e persino a dare ai sostenitori di Trump ragioni per non votare per un traditore".

Quale rapporto ha con i social e più in generale con il mondo virtuale?

"Al di là dei commenti social e dei video, ho pochissimi rapporti con il regno virtuale. Tendo a preferire la realtà reale...".

Essere artista, ancor più se scrittore, oggi: non si schierano solo i codardi o può essere una scelta legittima anche scrivere senza riferimenti all’attualità ed evitare di schierarsi?

"Credo che l’unica responsabilità assoluta che ha uno scrittore sia quella di scrivere bene. Se uno scrittore sceglie di non schierarsi, quella è la sua scelta, è legittima e non la definirei mai codarda. Alcuni di noi, però, hanno fatto una scelta diversa, altrettanto legittima. Nel mio caso, a causa degli argomenti di cui scrivo spesso – il traffico di droga, l’epidemia di oppioidi, l’incarcerazione di massa, l’immigrazione –, ho sentito che spettava a me fare qualcosa oltre la finzione narrativa".

Cosa resta negli Usa di movimenti come #MeeToo e #BlackLivesMatter? Quale ruolo ritiene abbiano avuto nello sviluppo della società americana? La scuola fa abbastanza per creare cittadini migliori?

"Questi movimenti hanno causato seri cambiamenti nel tessuto sociale e nel modo in cui percepiamo le questioni razziali e di genere, quindi la loro influenza continua. In termini di educazione alla cittadinanza no, le scuole non stanno facendo abbastanza. Non insegniamo più davvero l’educazione civica e poi ci chiediamo perché i nostri cittadini non capiscono la Costituzione. Su un fronte più ampio, non insegniamo più veramente musica, arte e letteratura, e poi ci chiediamo perché la società sia diventata così rozza".

Le fa paura il climate change?

"Sì, naturalmente. Lo vedo sempre nell’oceano in aumento e in strani modelli meteorologici".

Vede barlumi di speranza all’orizzonte? Se sì, in cosa?

"È divertente: ultimamente mi viene posta spesso questa domanda. Perché ci sentiamo così senza speranza? Sul fronte politico, dovremmo ricordare a noi stessi che abbiamo vinto le ultime due elezioni: le persone si comportano come se avessimo perso. Sul fronte economico, anche se abbiamo ancora l’inflazione, questa sta diminuendo e il tasso di disoccupazione è ai minimi storici. Naturalmente, le cose possono sembrare terribili, ma qual è lo scopo del pessimismo? È un patto suicida".

Potrebbe essere il suo ultimo tour per un nuovo libro da noi: cosa pensa dell’Italia in generale e di Milano in particolare?

"Bel paese, bella città, bella gente. Mi piace sempre essere lì...".

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