Mercoledì 11 Dicembre 2024
SIMONA BALDELLI
Libri

I figli e il sacrificio. Che marasma, Nikolai

“Il libri degli altri” di Simona Baldelli: nel romanzo "La coscienza delle piante" Nikolai Prestia esplora l’essere genitori e la zavorra inestinguibile di un ricatto morale

Nikolai Prestia, 34 anni

Nikolai Prestia, 34 anni

Bologna, 10 novembre 2024 – Nikolai, che marasma hai scatenato con questo tuo “La coscienza delle piante” .

Credo ci sia un pezzetto di ciascuno di noi nel tuo protagonista, Marco Prezzini, poco più che trentenne e alla vigilia di quelle svolte che, letteralmente, ti cambiano la vita: la nascita di un figlio. Faccia un passo avanti chi non si sentirebbe preso dal panico. Ed è esattamente così che lo conosciamo, nel pieno di un attacco da smaltire su una barella mentre, in quello stesso ospedale, la compagna sta per partorire. Si potrebbe pensare che il panico sia dovuto dall’insicurezza: sarò un buon padre? Sarò all’altezza del compito? E invece. Mentre Marco attraversa la notte, e le pulsazioni cardiache calano di frequenza, scopriamo che il nodo è più antico, duro, e viene dalla notte dei tempi, dalla prima volta in cui un essere umano si è trovato a confrontarsi con la versione di sé sesso immaginata dai propri genitori. Un paragone insostenibile, perché non è umanamente possibile corrispondere a un ideale altrui.

Mi viene in mente, a questo proposito, una battuta di Brecht in “L’anima buona di Sezuan”. All’acquaiolo che grida: "Sto facendo del mio meglio!" un personaggio ribatte: "Il tuo meglio non sarà mai abbastanza". Quindi, ci sentiremo mai “abbastanza“? Qua e là usi la parola “sacrifici“ in un contesto che spesso ritorna nei rapporti fra genitori e figli. "Ho fatto tanti sacrifici per te e tu mi stai deludendo". "Devo raggiungere questo risultato per ripagare i sacrifici dei miei genitori".

Ragioniamo un momento sul termine, Nikolai, poiché le parole sono il nostro strumento di lavoro. Se definiamo “sacrificio” ciò che facciamo per gli altri, forse abbiamo sbagliato le scelte, o le abbiamo fatte senza riflettere. Come può essere un “sacrificio” qualcosa in funzione di qualcuno che noi stessi abbiamo chiamato al mondo? Le notti in bianco, far quadrare i conti, adattare la nostra vita per includere la sua?

Eppure, passano le generazioni, andiamo nello spazio, l’umanità si evolve, e ancora continuiamo a usarla come un grimaldello, una specie di ricatto morale, una zavorra che ci accompagnerà per sempre. Proiettiamo su un altro ciò che noi stessi avremmo voluto essere e non abbiamo potuto. Lo consideriamo una nostra emanazione. Pensiamo di sapere, meglio di lui, ciò che è giusto per la sua vita. Stabiliamo un contratto: io mi sacrifico per te, e tu mi ripaghi adattandoti al mio disegno. E così via, senza soluzione di continuità. Col risultato che ci sforziamo di essere ciò che gli altri si aspettano e dimentichiamo di cercare la nostra strada verso la felicità. Cui avremmo diritto solo per il fatto di essere nati. E quando ce ne accorgiamo, è tardi.

Lo vedi cos’hai combinato? Pensavo di scriverti di libri, e mi ritrovo a filosofare. Merito del tuo libro, perché non tutti i marasmi vengono per nuocere.

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Nikolai Prestia, La coscienza delle piante (Marsilio Editori)