di Barbara Berti Cruda, violenta e magica come spesso lo è l’adolescenza. In una parola Euphoria, uno spaccato della società di oggi dove un gruppo di liceali americani è alle prese con tossicodipendenza e depressione, cyberbullismo e ossessione social, sesso e violenza. Nel 2019 la serie televisiva ha sconvolto i genitori di mezzo mondo rivelando loro i tormenti dei figli della Generazione Z. E, domani su Sky e Now, in contemporanea con gli Stati Uniti, arriva la seconda, attesissima stagione (dal 17 gennaio la versione doppiata in italiano, ogni lunedì dalle 23.15 su Sky Atlantic). Realizzata dal regista Sam Levinson, che ha attinto all’esperienza personale adattando un format israeliano, la serie ha raccolto consensi ma sollevato critiche per la crudezza delle sue immagini; ha appassionato un pubblico di giovani adulti, rivoluzionato il genere “teen drama“ e fatto vincere a Zendaya – la venticinquenne attrice protagonista – un Emmy, stabilendo il record per la più giovane attrice in una serie drammatica, diventata la più richiesta e popolare del momento grazie anche a film come Spider Man, Malcolm & Marie e Dune. Adesso l’attrice atatunitense torna nei panni di Rue Bennett, la diciasettenne con un disturbo ossessivo-compulsivo e dipendenza dalle droghe che deve capire quali sono i veri sentimenti che la legano alla sua amica e amante Jules (Hunter Shafer), ragazza transessuale romantica e ingenua. Nei nuovi otto episodi, Rue trova una "nuova persona preferita", un ragazzo stavolta anche se tra i liceali di Euphoria la differenze di genere non sono un argomento di discussione visto che i ragazzi vivono in modo fluido la sessualità. Inoltre, Rue affronta anche le discussioni con la madre e, a sorpresa, la fuga della sorellina minore, Gia. Tra gli altri personaggi tornano Cassie (Sydney Sweeney), reduce dall’aborto del finale di prima stagione e ora in crisi di ...
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