Sabato 15 Giugno 2024
ANDREA MARTINI
Magazine

La Sapienza di Golino: "Libera, anche scabrosa. L’arte della gioia è essere donna"

Valeria incanta Cannes con la sua terza prova da regista tratta da Goliarda. Una potente serie tv, per Sky, in uscita anche al cinema. Con Jasmine Trinca.

Valeria Golino a Cannes presenta 'L'arte della gioia' (Ansa)

Valeria Golino a Cannes presenta 'L'arte della gioia' (Ansa)

Cannes, 23 maggio 2024 – Modesta è scandalosa, Modesta vive pienamente la sua libertà e la sua sessualità. Modesta è ribelle, scostumata, è una bimba analfabeta con un padre che abusa di lei, Modesta muore e rinasce mille volte. Modesta è pronta a tutto, senza scrupoli, senza morale. Cerca amore, cerca sesso, cerca un posto nella società. E ruba la sua parte di gioia, dovunque ne trovi. È la giovane donna che Valeria Golino racconta ne L’arte della gioia, una serie tv potente, presentata ieri in anteprima mondiale a Cannes. E che prima di approdare su Sky uscirà nelle sale italiane, in due parti: la prima, il 30 maggio, la seconda il 13 giugno.

All’inizio era un romanzo, venuto alla luce fra molte difficoltà: L’arte della gioia, Goliarda Sapienza lo aveva iniziato nel 1967, lo aveva terminato nel 1976. Ma, rifiutato da mille case editrici, fu pubblicato postumo solo nel 1998, in poche centinaia di copie. Solo nel 2005, in Francia, trovò il successo che in Italia non aveva trovato. Oggi è pubblicato da Einaudi.

A Cannes alla sua terza prova da regista, Valeria Golino, 53 anni, racconta con disarmante sincerità il suo percorso di avvicinamento al romanzo. Un percorso che inizia da lontano: da quando incontrò Goliarda Sapienza, alla metà degli anni Ottanta. "Avevo diciott’anni, stavo per girare uno dei miei primissimi film, Storia d’amore di Francesco Maselli. Goliarda era la compagna di Francesco Maselli, all’epoca. E fu la mia coach di dizione per un paio di mesi. Avevamo un rapporto molto affettuoso, capivo che Goliarda era una persona speciale. Ma ero troppo piccola per capire chi era veramente".

Il film poi portò a Valeria la Coppa Volpi a Venezia nel 1986 come miglior attrice. E molti anni dopo, quei mesi passati con Goliarda portarono un altro frutto. "Credo che questo mio rapporto con lei abbia giocato qualche ruolo quando, molti anni dopo, il suo marito Angelo Pellegrino ha affidato a noi i diritti del libro. C’erano molte produzioni e molti registi più importanti che avrebbero voluto portarlo sullo schermo. Forse affidarlo a me è stata una scelta sentimentale".

"La protagonista del libro – prosegue Valeria – è una donna nuova. Era avanti anni luce, nell’epoca in cui il romanzo fu scritto, ed è rivoluzionaria ancora oggi. Una donna così poco “edificante“, con tutti i difetti che normalmente, nella letteratura o nel cinema, si danno agli antieroi maschili".

A interpretarla, Tecla Insolia. Vent’anni, nata al Nord da genitori siciliani, cresciuta a Livorno, cantante prima ancora che attrice: ha vinto il talent Sanremo Young nel 2020, quando di anni ne aveva appena sedici, partecipando quindi al Festival, e classificandosi seconda tra le Nuove proposte, alle spalle di Leo Gassman. "Fa il provino, ed è incredibile, rimaniamo tutti a bocca aperta", dice Valeria Golino. Mi dicono che sa anche cantare, e le chiedo di farlo. Canta, a cappella, Mi sono innamorata di te di Tenco, e ho capito che Modesta era lei. Punto". Tecla la guarda divertita, sguardo guizzante e capelli corti, nerissimi.

Nel ruolo di Leonora, la madre superiora sensuale e rosa dal desiderio che accoglie Modesta, la protagonista, c’è Jasmine Trinca, 43 anni. "Mi colpisce, in Tecla, che per il suo sguardo di ventenne il suo personaggio non è “di rottura“, è assolutamente normale. Mentre noi, più grandi, siamo sconvolte ed estasiate, pensando “Finalmente, una donna che non è perbene!“. Mi piacerebbe che le spettatrici della mia generazione potessero vedere L’arte della gioia non come un evento “di rottura“, ma come completamento acquisito del racconto al femminile. E mi auguro che possa svelare, anche agli uomini, un altro orizzonte".

Valeria, infine, parla del suo lavoro come regista: "Sono carnale, quando dirigo gli attori li tocco, do loro pacche sulle spalle, li strofino, li strattono, in buona fede, ma è una cosa che forse non si potrebbe fare. Per questo, mi autodenuncio!".