Giovedì 25 Aprile 2024

La lotta all’obesità inizia dal cervello

di Alessandro Malpelo

Una alimentazione povera di carboidrati allontana il rischio di sviluppare il diabete. Uno studio americano pubblicato recentemente su Jama ha misurato i risultati: una dieta a basso contenuto di carboidrati, mantenuta per sei mesi, ha prodotto livelli inferiori di glicemia a digiuno, con un calo medio di cinque chili di peso. L’obesità e le malattie correlate (in particolare il diabete), sono sotto i riflettori perché sempre più diffuse anche in Italia. Come si cura oggi il sovrappeso? La tentazione di mangiare è ormai un assillo. Quali rimedi si riveleranno utili? Dopo le pillole brucia-grassi la ricerca sta indagando la modulazione del microbiota intestinale: i batteri che colonizzano il tubo digerente potrebbero aiutarci a dimagrire e attenuare i morsi della fame.

"La Commissione Europea – ha affermato Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Medicina Interna (Simi), in occasione dell’ultimo congresso del sodalizio scientifico – ha riconosciuto che l’obesità è una malattia cronica, fattore di rischio per malattie cardio-metaboliche, epatiche e respiratorie. Le terapie basate sul cambiamento di stile di vita sono state affiancate ultimamente da farmaci basati sugli agonisti del recettore del GLP-1 e si profilano all’orizzonte nuove combinazioni di molecole ormonali". I farmaci aiutano a perdere qualche chilo, ma da soli non bastano: occorre impegnarsi, rispettando le prescrizioni del medico, limitando gli eccessi durante i pasti, e sforzandosi di fare attività fisica per alleggerirsi.

L’incapacità a saziarsi dipende (anche) dalla testa: dal bernoccolo del goloso, ai circuiti della dipendenza dal cibo. "Cominciamo a capire – ha scritto Patricia Iozzo, dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa – che certi meccanismi che sollecitano l’appetito, variano molto da un individuo all’altro". Viene fuori una associazione tra funzioni del cervello e genetica.

"Nell’uomo – ricorda da parte sua Saverio Cinti, direttore del Centro dell’Obesità, Università Politecnica delle Marche, Ancona – i tessuti adiposi (sia il cosiddetto grasso bianco, che quello bruno) formano un vero e proprio organo, che diventa patologico nei casi di obesità perché l’ipertrofia (aumento di volume) delle cellule adipose induce la comparsa di un’infiammazione cronica". Questa infiammazione latente è uno dei nemici della nostra salute.

"Le cellule del grasso viscerale, quello che si localizza nella pancia – conclude il professor Cinti – muoiono prima di quelle del sottocutaneo; ecco perché l’accumulo di grasso a livello viscerale, tipico dei maschi, risulta più insidioso da un punto di vista metabolico e può facilitare la comparsa di diabete di tipo 2".

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