Lunedì 29 Aprile 2024

IN PILLOLE

Su Rai 2 in ’Volevo fare la rockstar’

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Multitasking è forse l’aggettivo che meglio inquadra un giovin attore dal solido background formativo come Francesco Di Raimondo, prossimo ai 29 anni, ma già ben inserito nello showbiz senza per questo aver abbandonato lo studio della filosofia e quello del clarinetto che sono le due passioni che da sempre vanno di pari passo con quello della recitazione. "E ho - ribadisce - il privilegio di poter già scegliere i progetti che meglio possono aiutarmi a costruire una carriera solida". Nel frattempo però è anche al secondo anno di dottorato in filosofia alla Sapienza dove si è laureato a pieni voti. E, a sottolineare il solco che lo separa da tanti, colleghi e non, della sua generazione, un uso parco dei social. "In questo sono più un boomer, mi piace il linguaggio social ma fino a un certo punto anche se comprendo bene che in una società come la nostra sono il mezzo migliore per sponsorizzarsi".

È tra le new entry della seconda stagione di ’Volevo fare la rockstar’ in onda fino al 14 aprile su Rai 2. Come inquadrerebbe il suo personaggio?

"Sono Fabio, un artista che vive della sua passione e che nella trama ricopre un ruolo complesso. Il personaggio mi ha lanciato una sfida interessante per le mille sfumature e i colori che la sceneggiatura gli ha affidato. E’ legato sentimentalente a Eros, Riccardo Manera, che nella vita è diventato uno dei miei migliori amici".

Nella sua vita invece l’amore da chi è rappresentato?

"Dico solo che non sono single, ma non mi spingo oltre perché sono molto geloso della mia vita privata. L’amore comunque per me è fondamentale e in questo sentimento comprendo anche le mie due gatte. Il timore latente è sempre quello della delusione e spesso ciò mi fa tenere distanti le persone".

Tra i suoi amori va inserita anche la musica...

"Ha sempre avuto un ruolo fondamentale. Ho frequentato il conservatorio di Santa Cecilia anche se non ho scelto di seguire la carriera di solista perché non me la sono sentita di seguire una strada di assolutismo qual è il concertismo. Il clarinetto lo suono ancora, ma sono anche un ascoltatore appassionato di canzoni pop e musica brasiliana".

Professionalmente però il debutto è avvenuto in teatro. L’ha accantonato per la tv?

"Assolutamente no. L’ultimo spettacolo l’ho fatto due settimane prima che scoppiasse il Covid e adesso ho già in programma qualcosa su cui però non mi sbilancio. Teatro e tv sono due dimensioni diverse ma vicine e vorrei convivessero nel mio futuro".

Si sente un sex symbol?

"No, Fabio lo è ed è stato molto sexy interpretarlo per il lavoro d’immagine cui mi sono sottoposto. Spero ci sia una terza serie per continuare a esserlo".

Le fa assaporare tangibilmente il successo?

"Ricevo feedback positivi e per un progetto cui ho tenuto tanto è consolante. Del resto il lavoro d’attore presuppone la presenza e l’apprezzamento del pubblico, sennò che senso ha?".

Finora quali sono stati i momenti indimenticabili della sua carriera?

"Quando Francesca Archibugi nel 2016 mi scelse per “Romanzo famigliare“ ero uno studente di conservatorio e invece mi ritrovai in quelle stesse aule a fare il maestro di clarinetto. Poi ovviamente il cammeo nel film di Ridley Scott “All the money in the world”: a fine riprese venne da me e mi abbracciò. E dico anche il meraviglioso set di “Volevo fare la rockstar“ e l’applauso con cui si è chiuso".

Oltre a Manera, con chi ha stretto amicizia sul set?

"Valentina Munafò. Ma i miei amici provengono da contesti anche diversi. Anche lì non mi piace l’unidirezionalità".

Dove affondano le sue origini?

"Papà è un giudice, mamma un’insegnante di lettere al liceo. Entrambi hanno la passione per la musica ma nessuno ha mai avuto il sacro fuoco della recitazione. Però mi hanno sempre lasciato libero di scegliere la mia strada".

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