Il Macbeth. E la Scala torna a riveder la Prima

Dopo la pausa dovuta al Covid, serata speciale al Piermarini (quasi) nel segno della normalità. Sul palco la coppia Netrebko-Salsi

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di Nicola Palma

Bentornata Prima. Per la settantesima volta nella sua storia (fu Victor De Sabata ad anticipare l’inizio della stagione dal 26 al 7 dicembre nel 1951), stasera la Scala aprirà il cartellone d’opera a Sant’Ambrogio. Dodici mesi fa, le restrizioni da zona rossa costrinsero il Piermarini ad annullare in extremis Lucia di Lammermoor e a rimpiazzarla con lo spettacolo A riveder le stelle, a teatro desolatamente vuoto e visibile soltanto in tv. Stasera, invece, tutto tornerà (quasi) come prima, pur tra le necessarie misure di sicurezza. In sala duemila persone con Ffp2 e Super green pass alla mano; in Palco reale l’ultima da Capo dello Stato per Sergio Mattarella, affiancato dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e dal ministro della Cultura Dario Franceschini.

Alle 18 si alzerà il sipario sul Macbeth di Giuseppe Verdi, diretto dal maestro Riccardo Chailly e allestito dal regista Davide Livermore (record superato con quattro inaugurazioni di fila) e dalla sua collaudatissima squadra. In scena il poker d’assi guidato dalla diva russa Anna Netrebko, il soprano che vestirà i panni della perfida Lady, e completato da Luca Salsi (Macbeth), Francesco Meli (Macduff) e Ildar Abdrazakov (Banco), tutti ormai di casa in via Filodrammatici.

Lo spettacolo, che alla preview riservata agli under 30 ha strappato undici minuti di applausi e reazioni entusiaste dei giovani melomani, è stato ideato sia per soddisfare la platea in teatro sia per catturare l’attenzione dei telespettatori che alle 17.45 si sintonizzeranno su Raiuno: il pubblico si ritroverà all’improvviso tra vortici e labirinti e vedrà i protagonisti elevarsi per poi sprofondare, simboli della parte più deleteria del potere e della tirannia e dell’ambizione politica "a tutti i costi".

Via le barriere spazio-temporali, l’azione si svolgerà in una realtà distopica dominata da un grattacielo immaginario che svetta in una città senza nome: può essere Milano sì, ma pure New York, Singapore o qualsiasi altra metropoli in un’epoca indefinita. Tra un omaggio al genio visionario di Piero Portaluppi (e alla sua facciata mai realizzata per un palazzo di corso Sempione) e una carrellata degli "ultimi trent’anni di moda" condensati nei costumi disegnati da Gianluca Falaschi, lo show onirico con rimandi alla pellicola cinematografica Inception di Christopher Nolan si svilupperà attorno a maxischermi led con immagini ad altissima qualità, realtà aumentata e software da videogame. Tre ore e mezza (con un intervallo di 40 minuti tra secondo e terzo atto) in cui troverà spazio la scena della morte di Macbeth, come da edizione del 1847.

Tornerà la classica sfilata di vip, con habituè del tempio della lirica e qualche sorpresa. Partiamo dal mondo della musica, molto rappresentato: certamente i riflettori si accenderanno sull’inedita coppia Ornella Vanoni-Marracash, ma non potranno ignorare il trio di giudici di X Factor formato da Emma Marrone (in dubbio), Manuel Agnelli e Mika; e poi ci saranno pure Cesare Cremonini e Diodato, vincitore di Sanremo 2020. Rumors riferivano ieri del possibile arrivo della diva Sophia Loren al braccio dello stilista Giorgio Armani (che da partner della Prima curerà anche le decorazioni floreali) e delle apparizioni di Margherita Buy e Cate Blanchett. Si vedrà. Di sicuro non mancheranno i senatori a vita Liliana Segre e Mario Monti, il gotha della finanza (da Marco Tronchetti Provera a Diana Bracco), l’étoile Roberto Bolle, il tenore Placido Domingo e l’artista Maurizio Cattelan.

A fare gli onori di casa il sovrintendente Dominique Meyer, il sindaco Giuseppe Sala, il governatore Attilio Fontana e la vice Letizia Moratti. Il Comune porterà Macbeth in 34 luoghi con la “Prima diffusa“, dal carcere di San Vittore al terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa, anche se il timore di assembramenti all’ombra dell’Ottagono ha consigliato di eliminare dall’elenco il tradizionalissimo maxischermo in Galleria Vittorio Emanuele. Per lo stesso motivo, è stato deciso di rimandare a tempi migliori l’altrettanto classica cena post-spettacolo alla Società del Giardino, così da ridurre al minimo il rischio contagi. Due piccole rinunce che ricorderanno a tutti il periodo che stiamo vivendo, ma che non basteranno a condizionare una serata che vuole restituire all’Italia e al mondo un appuntamento che sa tanto di normalità.

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