Mercoledì 24 Aprile 2024

Il Grand Tour della Generazione Z è in Italia

Il nostro Paese torna ad essere la meta d’elezione per i giovani di tutto il mondo. Sulle antiche orme di Goethe ed Henry James

Migration

di Chiara Di Clemente

"Non tenterò neanche di dare la pronta e piena risposta di Isabel al profondo richiamo di Roma, di analizzare i suoi sentimenti mentre calpestava il lastrico del Foro, o contare i battiti del suo cuore mentre varcava la soglia di San Pietro. Ella aveva sempre amata la storia, e qui c’era storia persino nelle pietre della strada e nel pulviscolo dell’aria. Isabel si sentiva molto felice: anzi, avrebbe voluto asserire che quelle erano le ore più felici da lei trascorse. Si sentiva come accresciuta dal senso di tutto quel tremendo passato umano, ma c’era poi qualcosa del tutto contemporaneo che le dava d’un subito le ali per levarsi a volo nell’azzurro... Roma, come diceva Ralph, si confessava in un momento psicologico".

Isabel è una ragazza americana in viaggio in Italia. Tale e quale la protagonista di Love & Gelato, la commedia da giorni nella top ten dei film Netflix più visti in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’America Latina, dalla Gran Bretagna al Sud Africa, da Hong Kong agli Emirati Arabi, Australia, Nuova Caledonia. Certo qualche differenza c’è: Isabel Archer lasciava la sua Albany per raggiungere l’Europa ai tempi in cui la creava Henry James, nel 1880-1881, quando il romanzo Ritratto di signora veniva pubblicato per la prima volta, a puntate, e quando la tappa del Grand Tour in Italia, sulle orme fine-settecentesche di Goethe, era ormai – per la gioventù aristocratica, ricca, intermedia, intellettuale, avventurosa – più che una moda, un’usanza consolidata se non irrinunciabile. Viaggiatori, e viaggiatrici.

Anche la protagonista di Love & Gelato arriva in Italia (Roma e visita lampo a Firenze) dagli Stati Uniti: si chiama Lina, ha 17 anni, ha appena perso la madre che l’ha cresciuta da sola a New York ed è per seguire la sua ultima volontà che abbandona recalcitrante l’unica amica e gli amati libri – ovviamente nasconde l’avvenenza superstar sotto occhiali da secchiona e quel tot di goffaggine –, e parte per il Belpaese.

Pure questa commedia adolescenziale e parecchio “rosa“, prodotta negli Usa, ha un’origine letteraria: è tratta da un romanzo di Jenna Evans Welch scrittrice che ama dire di sé "sono molto attiva su Instagram, vi aspetto tutti lì". Chissà se Henry James la saluterebbe con un cuoricino, vero è che il viaggio in Italia di Isabel Archer è l’avventura nella psiche di una donna che culmina nello scontro con il lato più oscuro dell’esistenza, più che in filigrana anche uno scontro di civiltà; mentre il viaggio di Lina la porta sostanzialmente alla scoperta di quanto sia buona la crema di pistacchio, e ben poco altro di rilevante o imprevedibile in termini psicologici e geopolitici.

Colpisce però che la rotta del viaggio – dopo una lunga pausa – torni ad avere l’Italia come meta elettiva della nuova gioventù, e lo dicono i dati diffusi proprio ieri dall’Enit, con il nostro Paese in cima alle scelte dei viaggiatori della Generazione Z (i nati tra il 1997 e il 2012) che arrivano dalla Gran Bretagna e dalla Germania, in seconda posizione per gli statunitensi e in terza per i cinesi. Dai 10 ai 25 anni sono attratti da cibi e bevande di produzione locale (75%: più gelato che love) e dall’apprendimento della cultura urbana (67%), ma risultano molto ricercate anche le attività culturali, come visitare i musei.

E qui si torna ad Isabel, e alle antiche viaggiatrici per le quali l’arrivo in Italia rappresentava, proprio grazie alla forza evocatrice che scaturiva dal patrimonio storico e artistico, non già solo un’occasione di svago, ma un importante momento di passaggio esistenziale: la signorina Archer parte dagli Stati Uniti "convinta che la vita valeva la pena di essere vissuta, fermamente determinata a considerare il mondo come un luogo di splendore, di libera espansione, di azione irresistibile". Solo a Roma però vede materializzarsi questi suoi sentimenti di coraggio, orgoglio e libertà, li incontra addirittura nel "pulviscolo dell’aria"; ma sarà sempre a Roma che – una volta sposata con Osmond il gentiluomo che diviene il suo carnefice – li vedrà scomparire, imprigionati uno a uno, umiliati, sconfitti. È così. Non tutti i Grand Tour hanno un lieto fine, come quello colto a Firenze dalla signorina inglese Lucy Honeychurch, raccontato da E. M. Forster nel 1908 in Camera con vista. Ma come ricorda l’esperto Attilio Brilli nel suo Grand Tour, storie di grandi viaggiatrici la tappa in Italia per il mondo femminile ha rappresentato molto spesso un momento cruciale della vita e ha incarnato un drammatico gesto di liberazione. Ce n’è stato bisogno per tutto l’Ottocento. E forse ce n’è bisogno ancora.

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