Giovedì 25 Aprile 2024

Gli Uffizi pensano in grande: l’arte diffusa in cento luoghi

Nel piano del direttore Schmidt il recupero di edifici abbandonati e l’esposizione di opere chiuse nei magazzini: "Un dovere civico"

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di Olga Mugnaini

Non uno, ma sessanta, cento Uffizi. Il museo più grande d’Italia moltiplica le sue sedi, esce da Firenze e dal complesso Vasariano e si allarga a tutta la Toscana. L’intento è valorizzare edifici storici oggi abbandonati, ed esporre centinaia e centinaia di opere attualmente custodite nei depositi. Il progetto si chiama non a caso “Uffizi diffusi“, e l’obiettivo è iniziare il cantiere entro tre mesi. Lo ha confermato ieri il direttore della Galleria, Eike Schmidt, durante un’audizione in Commissione cultura del Consiglio regionale della Toscana.

"Per gli Uffizi diffusi ci dovrebbero esserci almeno 60 sedi, ma io ne vorrei anche cento - ha detto Schmidt –. Naturalmente non si potrà fare tutto in un anno, ci vorrà più tempo, ma l’importante è iniziare".

Schmidt ha spiegato che il cuore dell’operazione sarà a villa medicea Ambrogiana di Montelupo fiorentino, dove saranno portate centinaia di opere d’arte. Opere che del resto non faranno altro che tornare a casa, perché proprio lì erano raccolte nel Seicento.

In riferimento alla Villa e al progetto di rinascita come sede museale, il direttore degli Uffizi ha chiesto la "collaborazione agli enti dello Stato per il restauro architettonico del bene: senza dubbio, una delle ville storiche più belle e più importanti al mondo. Spero di annunciare ufficialmente la partenza del progetto Uffizi diffusi entro tre mesi".

Il progetto sta particolarmente a cuore anche al governatore della Toscana Eugenio Giani, che ha ricordato al riguardo il piano di valorizzazione della Villa di Careggi.

Alla base degli “Uffizi diffusi“, ha spiegato poi Schmidt, c’è il concetto secondo cui non è giustificabile né eticamente corretto tenere le opere chiuse nei depositi.

"Così come il vino non è fatto per essere messo in cantina ma per essere bevuto – ha concluso il direttore degli Uffizi –, così le opere d’arte non sono fatte per stare in deposito, ma per essere ammirate, bevute con gli occhi. Noi non siamo per l’art pour l’art, ma siamo per l’art pour l’homme et la femme. E l’arte non può vivere solo di grandi centri espositivi. In Galleria abbiamo già oltre tremila opere esposte. Gli Uffizi diffusi servono per portare quasi a casa delle persone opere d’arte che attualmente non può vedere nessuno".

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