Martedì 30 Aprile 2024

Gino Bartali e quell'impresa al Tour che "salvò" l'Italia dalla guerra civile

Oggi Google ricorda la nascita del campione toscano, che secondo alcuni salvò l'Italia dalla rivoluzione, mentre per altri ci pensò Togliatti Gino Bartali, Google celebra il campione-eroe con un doodle

Gino Bartali (LaPresse)

Gino Bartali (LaPresse)

Roma, 18 luglio 2018  - Cent'anni fa nasceva Gino Bartali, campione del ciclismo eroico che insieme a Fausto Coppi ha segnato la storia di questo sport. E non solo. Già, perché il 'Ginettaccio' nazionale è noto anche per fatti di cronaca che vanno oltre il ciclismo. Su tutti, la vittoria al Tour de France del 1948. E quell'impresa, il giorno dopo l'attentato a Palmiro Togliatti, leader del Pci, che secondo alcuni potrebbe addirittura aver contribuito a scongiurare una "guerra civile". Secondo altri, invece, fu una dichiarazione dello stesso Togliatti, che invitava alla calma dal letto di ospedale, a salvare il Paese da uno scontro, a pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, le cui conseguenze sono difficili da immaginare. Tra cronaca e mito, ecco il racconto di quelle drammatiche ore. 

E' il 14 luglio 1948 a Roma. Sono le 11 e 30. Palmiro Togliatti esce da una porta laterale della Camera per una passeggiata insieme a Nilde Iotti. Si sentono quattro colpi di rivoltella. "Hanno sparato a Togliatti", la voce inizia a girare velocemente. L'autore dell'attentato è Antonio Pallante, un esaltato studente anticomunista campano. Operai, lavoratori e manifestanti scendono in piazza. Iniziano gli scontri con le forze dell'ordine, gli assalti alle questure, alle prefetture e alle sedi dei partiti politici. I manifestanti cercano di invadere Palazzo Chigi. Esplodono i primi colpi di arma da fuoco, arrivano i primi morti. La rivolta si allarga a macchia d'olio nelle città d'Italia. Torino, Livorno, Genova, Milano, Napoli, Taranto. L'attentato a Togliatti stava per far scoppiare la rivoluzione. Il clima politico era già da tempo tesissimo. Le ingerenze di Washington e Mosca, la demonizzazione della campagna politica, la vittoria della DC. La Guerra Fredda italiana aveva diviso il Paese in due e l'attentato a Togliatti sembrò l'inizio della fine. Ma qualcuno decise che non era il momento di iniziare la guerra civile. Chi?  

14 luglio 1948, Alpi francesi. È in corso il Tour de France, ma quel giorno, il giorno dell'attentato, è festa nazionale in Francia. Non si corre. Gino Bartali si riposa. D'altronde a 34 anni non è facile tenere il passo degli altri ben più giovani ciclisti. A quel punto della gara infatti il ragazzo di Ponte a Ema si trovava a 21 minuti di distanza dalla "maglia gialla" Bobet. Qualcuno gli ricorda pure di essere "troppo vecchio per il Tour". Arriva una telefonata. È De Gasperi. Vuole parlare con Ginettaccio (questo il soprannome di Bartali). "Vinca il Tour, perché qua c'è una grande confusione". Il giorno dopo Bartali scrive la storia. Velocissimo, supera tutti tra ripidi tornanti e salite durissime, aggiudicandosi la vittoria della tappa. L'Italia tra i tumulti, gli scontri e i morti nelle città, si ferma ad ammirare lo spettacolo del ciclista toscano, che vince anche la tappa del 16 luglio. Gli animi della gente non si placano ma invece che pensare alla guerra si pensa al tifo. L'opinione pubblica è eccitata, il clima è sempre accesissimo. Ma arriva un'altra imprevista notizia. È la chiamata di Togliatti che ancora nel letto di ospedale invita alla calma e a non fare pazzie. "Le mie forze non sono ancora molto grandi, però sono fuori pericolo - così avverte il leader del PCI - e assicuro tutti i compagni che a suo tempo saprò essere al mio posto di lavoro". Sono parole che hanno un effetto enorme negli operai e nei manifestanti che iniziano a ritirarsi. La guerra civile è ormai scongiurata. Ma per qualcuno non basta. Bartali. Il 25 luglio 'Ginettacci' vince il Tour de France. Il 34enne spinto da una carica emotiva fatta di passione ma anche senso del dovere verso il proprio Paese riesce a salire sul gradino più alto del podio parigino. L'Italia lo acclama a gran voce. Sono giorni di festa e di gioia in tutte le nostre città, l'inizio della fine è ormai superato. 

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