Mercoledì 24 Aprile 2024

FaceApp, il sociologo: "Stanchi del presente, ma il problema privacy resta"

Tutti pazzi per l'applicazione che invecchia. "E' un ‘gioco vintage di sè’, ci si continua a specchiare in un narcisismo di ritorno"

I volti di alcuni vip invecchiati da FaceApp

I volti di alcuni vip invecchiati da FaceApp

Milano, 18 luglio 2019 - "Noi l'abbiamo definito un ‘gioco vintage di sè’: da un lato ci si immagina un possibile futuro, dall’altro ci si continua a specchiare in un narcisismo di ritorno". Così il sociologo Francesco Morace, presidente di Future Concept Lab e ideatore del Festival della Crescita, interpreta questa improvvisa fiammata del fenomeno FaceApp

Morace, una valanga di immagini di vip e persone comuni invecchiate ci sommergerà?  "Direi che la novità maggiore è che, fino a qualche anno fa, si usavano i filtri per ringiovanirsi, per togliersi le rughe, non per aggiungersele. Però risponde sempre al desiderio di concentrarsi su se stessi, come altre app social".

È un modo per socializzare la vecchiaia ed esorcizzarla? "Non caricherei questo fenomeno di significati particolarmente profondi. Se proprio vogliamo, per fortuna comincia ad emergere un po’ di stanchezza del presente: l’abbiamo celebrato in tutti i modi, sempre più autoreferenziali. Con le foto invecchiate si sperimenta la narrazione di un possibile futuro attraverso il cambiamento fisico. Si cambiano un po’ le regole del gioco, non la sostanza". 

Ha parlato di ‘stanchezza del presente’. Questa condivisione continua via social, a volte minuto per minuto, della propria esistenza, è destinata a stufare nei prossimi anni? "Io credo che la ripetizione e la ridondanza di questo racconto di sé possa raggiungere un punto di saturazione. Intendiamoci non si è ancora esaurita, ma si cercano altre modalità". 

Ad esempio? "Snapchat è un social che autocancella dopo un certo periodo le foto postate. È già qualcosa: la nostra storia non viene cristallizzata in rete". 

C’è un altro aspetto, la sicurezza. Le immagini modificate su Faceapp sarebbero caricate su un server, forse in Russia, e utilizzate per scopi ignoti. Un archivio di volti che gli utenti stanno fornendo gratis agli sviluppatori... "Tolga pure il condizionale: lo stanno già facendo e continueranno a farlo, e certo non c’è solo FaceApp. La nostra vita è continuamente sotto osservazione, i nostri dati personali sono utilizzati in tutti i modi. Il ‘prodotto’ su cui fare profitti siamo noi, la differenza è che qualcuno comincia ad accorgersene". 

Ecco, ma c’è la possibilità di difendersi da questa manipolazione? "Il problema è che noi accettiamo perché in cambio usiamo gratuitamente i social. Adesso abbiamo capito come fanno questi colossi a stare in piedi. L’unica alternativa - e c’è già chi ci sta lavorando - sarà avere dei social ‘protetti’ dove sarà impedito alla fonte la possibilità di registrare i dati".

Su Instagram anche in Italia stanno sperimentando ‘l’occultamento’ dei like. È la fine degli influencer? "Credo che siano, appunto, tentativi di trovare un antidoto sullo strapotere dei colossi digitali. Però non è facile, perché comunque Instagram è della stessa società di Facebook e WhatsApp, si scambiano i dati. Fa tenuta alta la guardia". 

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