Viene definito il “Montalbano greco”. Ma insorge Stefano Fresi: "Da chi? Non da me". Paragone lusinghiero ma certo impegnativo da cui si capisce che voglia prendere le distanze. Anche per lui, alla sua prima serie da protagonista, il ruolo di un poliziotto di matrice letteraria. È Kostas Charitos, capo della Squadra Omicidi della Polizia di Atene, nato dalla penna di Petros Markaris, scrittore e sceneggiatore greco di fama internazionale grazie proprio al ciclo di romanzi dedicati a questo personaggio d’altri tempi, abitudinario, amante del cibo e in particolare dei suvlaki, scomodo ma animato da un profondo senso di giustizia, con una particolare passione per i vocabolari dove cerca di scoprire, attraverso il significato delle parole, le verità più nascoste.
Da tre suoi libri (Ultime della notte, Difesa a zona e Si è suicidato il Che, pubblicati in Italia da La nave di Teseo), sono tratti i quattro episodi di Kostas, girati ad Atene e con metà della troupe greca. Previsti inizialmente per Raidue, andranno invece in onda su Raiuno a partire da questa sera, per la regia di Milena Cocozza, con Fresi nel ruolo di Charitos e Francesca Inaudi in quello di sua moglie Adriana.
"Il problema principale che abbiamo dovuto affrontare è stata l’ambientazione. Lasciare quella dei romanzi o trasferirla in Italia? Ci siamo detti che doveva rimanere quella, perché Atene non è uno sfondo ma uno dei protagonisti della storia", spiega la regista. Stesso luogo, dunque, ma anni diversi: non 1995 come nei libri, ma 2009, all’inizio della grande crisi economica che colpisce il Paese. "Abbiamo anche ringiovanito Kostas che nei romanzi – precisa ancora la regista – è un agente attivo durante il regime dei Colonnelli, testimone impassibile degli interrogatori brutali a cui venivano sottoposti gli oppositori. Abbiamo attribuito questi tratti al padre".
Cambiamenti sui quali Markaris non ha messo bocca perché – riferisce la regista – da sceneggiatore lui stesso, ha dato il suo appoggio ma ha preferito non interferire. Dunque, tipo spigoloso Kostas. "È burbero e può risultare ruvido ma perché si porta dietro l’educazione paterna. A volte tratta male le persone con cui lavora – spiega Fresi – e quando interroga i malviventi usa metodi bruschi. Ma è anche un uomo tenero che ama la sua famiglia". E prosegue: "La mia personalissima empatia col mondo è entrata ad ammorbidire il Kostas dei romanzi. Ma sono contento, d’altra parte, di avere incontrato la sua durezza che forse mi porterà a essere meno diplomatico e a vivere meglio".
Atene ha conquistato tutti. "Ci siamo innamorati di Atene e abbiamo avuto il privilegio di poterla conoscere e vivere non da turisti, come solitamente accade – racconta Fresi - ma lavorandoci, a contatto con persone del luogo. Ci ha folgorati e cambiati. Ora siamo tutti un po’ più greci e fieri di esserlo, perché ci è piaciuto tantissimo quello che la Grecia ci ha lasciato dentro".
Ma dunque, un “Montalbano greco"? "Non è mia la frase e non amo i confronti. E non per l’ansia del confronto ma perché va un po’ a ledere l’originalità del racconto di un autore che ha scritto dei libri nel ’95, cioè un anno dopo il primo romanzo su Montalbano. Quindi lascerei l’identità di Charitos a Charitos", afferma deciso Fresi. Ma subito aggiunge: "Certo, però, ci auguriamo tutti lo stesso successo di Montalbano".