Venerdì 26 Aprile 2024

Corto Maltese, la ballata del giovane manga

Cappello da baseball, telefonino, katane, qualche nudo: il mito di Pratt cambia pelle in “Oceano nero“. Ma lo spirito resta libero

Il nuovo Corto Maltese firmato dal disegnatore Bastien Vivès, 37 anni

Il nuovo Corto Maltese firmato dal disegnatore Bastien Vivès, 37 anni

Niente cappello con stemma e visiera, niente panciotto, niente giaccone blu marinaro, niente cigarillo fra le labbra. Corto Maltese ha vent’anni, indossa una t-shirt bianca, tiene un berretto da baseball calcato sulla testa e si rolla una paglia sul ponte di comando. Basette e orecchino, quelli sì, ci sono ancora. Il resto no. Per i puristi sarà uno choc vedere il personaggio di Pratt riveduto e corretto. Adeguato ai giorni nostri, certo. Ma fino a che punto?

Si chiama Oceano nero la scommessa di Bastien Vivès, 37 anni, disegnatore di fumetti, e Martin Quenehen, sceneggiatore e scrittore. Due francesi che hanno preso in mano il più famoso dei pirati di carta, per dargli una seconda vita e altri connotati. Il volume appena uscito è già un caso letterario. A osare l’inosabile è Patrizia Zanotti, storica collaboratrice del maestro di Malamocco e patron della Cong che ne detiene i diritti, per la prima volta impegnata in una operazione editoriale in proprio. È lei a spiegarne il senso: "Questa è una storia autonoma e indipendente da ogni avventura precedente di Corto. Un percorso parallelo. Siamo curiosi di vedere la risposta del pubblico, soprattutto i ragazzi che non l’hanno mai letto".

Ricapitoliamo. Il Maltese debutta nel luglio 1967 sulla rivista Sgt. Kirk: legato a una zattera dall’equipaggio ammutinato, vaga alla deriva al largo delle isole Salomone. L’Incipit indimenticabile di Una ballata del mare salato segna l’epifania di un mito, che prosegue in 29 puntate fino alla scomparsa del demiurgo Hugo datata 1995. Dopo una lunga serie di ristampe, si capisce che l’avventura non può morire per sempre: l’opera di Pratt va continuata. Se ne incaricano i due spagnoli Pellejero e Canales, confezionando tre storie nuove di zecca (pubblicate da Rizzoli-Lizard) in linea con l’irripetibile predecessore.

"Ma sarebbe stato un errore continuare semplicemente nel solco dei suoi disegni: abbiamo cercato di evocare l’atmosfera di Pratt aggiungendo qualcosa di nuovo al suo universo", spiegò all’epoca Canales. Una spallata soft, insomma, una specie di tributo ad alta fedeltà. Oceano nero è invece un pugno nello stomaco. Almeno al primo impatto. Il Corto firmato Vivès & Quenehen è un giovanotto che si muove nel 2001, viaggia in aereo (oltreché sull’oceano) e possiede un telefonino che però seppellisce in un sepolcro. "Eppure resiste alla modernità per qualcosa di antico che si porta dentro: la ricerca del mistero, la caccia al tesoro e l’inseguimento di un sogno", racconta Quenehen.

Così il marinaio con l’orecchino assiste in tv all’attentato dell’11 settembre, incontra il segretario di Stato americano Powell, sfiora la guerra d’Afghanistan, viaggia tra Giappone e Perù per arrivare nella cattedrale di Cordova dove la storia si conclude. Va a sbattere contro i servizi segreti giapponesi (il capo è una donna che non lo lascia indifferente), una setta di fascisti riparati in Sudamerica, spietati narcotrafficanti, eco-guerrieri, femministe psichedeliche. Tra sparatorie, arrembaggi, colpi di scena e fendenti di katana.

Però i tratti del suo viso sono dolci, a volte quasi femminili. E a pagina 142 appare per un attimo svestito, di spalle, mentre si tuffa dallo scafo per raggiungere in acqua – e baciare appassionatamente – la sensuale cinereporter Freya. La nudità dell’amica è abbagliante. Scandalo? Niente affatto. Ma è una sorpresa prendere atto della sessualità di una figura per tradizione casta, almeno sulla pagina se non nella vita privata. Ciò malgrado il lettore sentirà familiare questo gentiluomo di fortuna così diverso dal solito. Le caratteristiche identitarie sono intatte: è ironico, spiazzante, caustico, fascinoso, magnetico. Uno spirito libero.

Quenehen gli cuce addosso un’avventura di taglio cinematografico e poliziesco, senza rinunciare alle citazioni storiche e ai Commentari reali degli Incas, chiave del giallo. Quanto a Vivès, lo costruisce al computer in biancoenero. Però sono i grigi a dare spessore e profondità a un disegno espressionista che richiama i manga e Josè Munoz. D’accordo, ci sono tre strisce per pagina anziché quattro. C’è un solo volo di gabbiani. In compenso c’è il compagno antagonista Rasputin. Tutto è cambiato per restare uguale, paradossalmente. "È solo la tua testa che mi interessa, Corto... ma quella è sempre altrove", sussurra all’aeroporto la bella Freya sfiorandogli la guancia con le labbra. Il Maltese è pronto per il prossimo viaggio: un finale aperto lascia credere che arriverà un’altra sorpresa. Chissà.

 

 

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