Mercoledì 24 Aprile 2024

Conoscere la “cancel culture“ Per imparare a difendersi

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Uno tsunami minaccia la cultura dell’Occidente, in particolare la nordamericana: esso investe autori moderni e contemporanei, ma anche classici come Omero e Ovidio. Di questo cataclisma, la cosiddetta cancel culture, tratta Costanza Rizzacasa d’Orsogna, giornalista, laureata alla Columbia University.

Da anni negli States c’è chi invoca la messa al bando di ciò che, secondo i parametri odierni, risulti irriguardoso nei confronti di individui, gruppi, movimenti, vecchi, donne, bambini, malati, persone di colore e così via. Si cancellano parole reputate offensive, si “moralizzano“ i programmi a scuola e all’università, gli studenti decretano la gogna per qualche malcapitato docente, che viene perfino esonerato dal servizio. Guai parlare di razzismo (e ce ne sarebbe un gran bisogno!), il termine è tabù, si finge che il fenomeno non esista. Per stigmatizzare i crimini dell’Occidente (colonialismo, schiavismo, imperialismo) se ne condanna en bloc l’arte e la filosofia: si proibisce Mark Twain, figuriamoci un "misogino, alcolizzato, amante della corrida e della caccia" come Hemingway; si ritira la biografia di Philip Roth per la presunta immoralità sessuale del suo biografo Blake Bailey, si bandisce Il buio oltre la siepe di Harper Lee, di rimando si purgano riferimenti non conformi all’arcobaleno LGBTQIA. Insomma, una strage. La sola definizione precisa è: censura, brutale censura. La nostra vecchia Europa saprà difendersi da tanta sciagura?

Giuseppina La Face

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