Sabato 27 Aprile 2024

Carmen & Elvis: "Corriamo un rischio rock"

Si sono conosciuti nel ’98, al Roxy Bar di Red Ronnie, ma solo ora realizzano il loro sogno: Consoli e Costello insieme in tre concerti

Carmen & Elvis: "Corriamo un rischio rock"

Carmen & Elvis: "Corriamo un rischio rock"

di Andrea Spinelli

Due amici al (Roxy) Bar. "Carmen l’ho incontrata per la prima volta a Bologna nell’autunno del ’98 ospite, come me, di quella trasmissione un po’ folle" racconta divertito Elvis Costello, 69 anni fra una settimana, in videocollegamento da Vancouver dove vive con la moglie (la pianista e cantante jazz Diana Krall) e i loro due gemelli, nell’attesa di salire sull’aereo per Roma dove il 28 agosto prende il via dalla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica il tour a due con la cantantessa atteso pure al Teatro di Verdura di Palermo il 29 e al Castello Sforzesco di Milano il 31. In scena lui è affiancato da Steve Nieve al piano, lei da Massimo Roccaforte alla chitarra, con l’aggiunta di Adriano Murania al violino.

"Insomma, Red Ronnie ci “colpa“ tanto in questa cosa" scherza dal canto suo la Consoli, impegnata invece nel giro di concerti europeo (a fine luglio ha suonato pure al Womad Festival di Londra) che la terrà sulla strada fino a ottobre. "Dopo quell’incontro non ci siamo più rivisti fino all’estate del 2007 quando, scesa dal palco del festival newyorkese a Central Park, qualcuno venne a dirmi: “preparati perché sta per venirti a trovare uno spettatore un po’ particolare“. Era lui, Costello. Lo ricordo ancora elegantissimo, profumatissimo, con un atteggiamento da lord, ma anche una sincerità e una gentilezza estreme".

È andata così Elvis?

Costello: "Al Roxy Bar, però, Carmen mi fece subito impressione, così iniziai ad ascoltare i suoi dischi e nove anni dopo non persi l’occasione di rivederla dal vivo a Manhattan. Quando nel 2012 i nostri promoter ci proposero di fare alcuni spettacoli assieme, pensai che unire due pubblici per vedere cosa viene fuori sarebbe stato interessante".

Ne avete aspettato di tempo per fare il grande passo…

Consoli: "Proprio mentre stavamo per “apparecchiare“ il tour mi accorsi di essere incinta di mio figlio Carlo Giuseppe. Ero al terzo mese di gravidanza e decisi di aspettare pensando che, se la fortuna fosse stata ancora dalla mia parte, l’occasione con Elvis si sarebbe ripresentata. È andata così. In fondo i desideri esistono perché da qualche parte si possano realizzare. Ora spero solo di riuscire a tenere a bada l’emozione. Avremmo voluto fare tutto lo show assieme, ma i reciproci tempi di tournée non l’hanno consentito. Ci limiteremo a 5 o 6 condivisioni. Decideremo tutto alle prove, compresa la scelta di eventuali cover, visto che, dai Beatles in giù, i nostri background non sono poi così lontani".

Elvis, a lei piace cantare in italiano.

Costello: "Anni e anni fa ho provato pure a studiarlo, trasferendomi per un mese a Firenze. Ad essere sinceri, non mi sono impegnato troppo, ma mi sono divertito tanto (in concerto raccontava di essere entrato in un caffè chiedendo, in italiano, “un cornuto alla marmellata“ e di essersi sentito rispondere in perfetto inglese dal barman “Yes sir, ma abbiamo finito quelli alla marmellata“, ndr) . Sono affascinato dalla vostra lingua e ho una vera ossessione per il vocabolario. Quindi conosco un sacco di parole che non riesco, però, a collegare fra loro perché la grammatica rimane un osso duro. Durissimo. Comunque, quando ero ragazzo riuscivo a intonare l’intera messa in latino pur non sapendolo parlare, quindi spero di riuscirci dignitosamente pure con le canzoni di Carmen".

Il repertorio non vi manca.

Costello: "A febbraio ho tenuto 10 concerti al Gramercy Theatre di New York, sala piccola ma perfetta per il mio scopo, che era quello di non ripetere una sola canzone durante tutta la permanenza. Alla fine, penso di aver suonato qualcosa come 230 pezzi. L’ho trovato un punto interessante sulla mia carriera, perché negli anni l’ansia di scrivere sempre cose nuove mi ha spinto a mettere da parte tante canzoni che avrebbero meritato, invece, una loro vita live. E questo è pazzesco. Ho trovato molto liberatorio non sentire l’obbligo di suonare ogni sera canzoni che sono state una hit 30 o 40 anni fa. In scena voglio essere io a cantare le mie hit e non loro a far cantare me, ed ecco perché da qualche tempo le riarrangio. Non è una perversione, ma solo un modo di renderle ancora sorprendenti: se c’è una cosa che manca quasi del tutto alle mie esibizioni è la nostalgia. Il desiderio di tornare indietro nel tempo per certi versi è codardia, ripiegarsi su quello che è stato spesso significa non voler affrontare il presente. Ecco perché cantare per tre notti con un’artista diversa da me è un modo per guardare avanti, per mettermi in gioco assieme alle mie canzoni. Un rischio c’è, ovvio, ma val la pena di correrlo. E sono molto grato a Carmen per l’occasione che mi offre".

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