Mercoledì 1 Maggio 2024

Buio e magia: le mille luci del paese delle stelle

Il direttore dell’Osservatorio di Lignan: qui ci sono 70 anime in tutto ma siamo l’unica località in Italia patrimonio Unesco per gli astri

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Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea tornar ancor per uso a contemplarvi sul paterno giardino scintillanti. Quale cielo vedeva Leopardi affacciato sul colle dell’Infinito? E perché definisce vaghe le stelle dell’Orsa, maggiore o minore che fosse?

È il fenomeno della scintillazione: la luce degli astri va e viene con un tremolìo visibile a occhio nudo nelle sere terse e buie, quando il vento ha spazzato le nubi. Lo stesso effetto ottico – dovuto alla miscela di gas che compone gli strati dell’atmosfera terrestre – di una matita immersa in un bicchiere d’acqua, che pare spezzata in due.

Quello sfarfallio è dunque un gioco di natura. Non una colpa dell’uomo: il cielo di Leopardi era bellissimo, il nostro molto meno.

"Duemila anni fa un cittadino romano poteva scrutare dal Foro almeno tremila punti luminosi. Oggi ne distinguiamo a malapena una trentina", sottolinea Jean Marc Christille, direttore dell’Osservatorio astronomico e del Planetario di Lignan.

Lui è un privilegiato. Il paese aostano, frazione di Nus nel vallone di Saint-Barthélemy, è appena entrato in un ristrettissimo club con la certificazione di Starlight Stellar Park. È la prima località italiana – la quarta nel mondo assieme alla zona di Bilbao, Valladolid e Tenerife – a ottenere il riconoscimento dell’Istituto di astrofisica delle Canarie, con la benedizione dell’Unesco.

Parco stellare, stelle lucenti. Perché il vostro cielo è sempre più blu?

"Siamo entrati in una mappa prestigiosa ed esclusiva con un lavoro iniziato nel 2009. La natura ci ha messo in condizioni ideali: stava a noi valorizzare una dote del creato. L’abbiamo fatto".

Come?

"Dichiarando guerra all’inquinamento luminoso: l’Italia è ultima fra i membri del G20. La pianura padana ripresa dal satellite è impressionante. Non è tanto un problema di industrializzazione, inevitabile per non tornare all’età della pietra. La minaccia vera è la cattiva gestione dell’illuminazione pubblica".

Spieghi meglio.

"Nelle città e nelle strade ci sono dieci milioni di lampioni: quasi tutti nascondono le bellezze della volta celeste. Servono led ambrati che irradiano luce calda diretta verso il basso. Luce rossa o tendente all’arancio, non bianca o blu. Noi abbiamo riconvertito i venti lampioni del paese ed eccoci qui".

Facile. Anche redditizio?

"C’è un risparmio energetico del 50 per cento, al prezzo di mille euro a lampione. Il conto per l’Italia intera sarebbe 10 miliardi. Sembra tanto ma non è così. Ogni anno 15mila persone fra appassionati e curiosi vengono a Lignan, un paese di 70 residenti, solo per vedere il cielo".

Un cielo che non sono più abituati a osservare?

"Faccio un altro esempio. Gesù nella notte sul lago di Tiberiade, guardando all’insù, poteva contemplare lo splendore delle Pleiadi e della nebulosa di Orione a occhio nudo. Noi li abbiamo persi. Soprattutto abbiamo smarrito la magnificenza della Via Lattea, la galassia che è casa nostra".

Un danno a molte facce?

"Un danno che colpisce tutto l’ecosistema, dalla biologia dell’uomo alla fauna e alla flora. Bisogna agire subito".

Più dura ottenere la certificazione Unesco o conservarla?

"Il nostro è un piccolo miracolo di sensibilizzazione. Il cielo più limpido si gode dall’osservatorio cileno di Atacama, a 2.600 metri di altitudine. In pieno deserto. Lignan è mille metri più in basso e dietro l’angolo ci sono le luci di Aosta. Serve mezz’ora per acclimatare la pupilla al buio, poi basta una luce per azzerare tutto. Le stelle stanno a guardare".

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