Giovedì 25 Aprile 2024

La scienziata italiana che osserva i bonobo, le scimmie più simili all'uomo

Fanno sesso per divertirsi e le femmine governano il gruppo. Partoriscono come le umane: con l'ostetrica

Elisa Demuru, la ricercatrice italiana che studia i bonobo

Elisa Demuru, la ricercatrice italiana che studia i bonobo

Kinshasa (Congo), 5 agosto 2018 - Già sapevamo molto sui bonobo, primati della famiglia degli ominidi. Non sono scimpanzè comuni, come poi hanno dimostrato ricerche sul loro genoma. Sono invece gli animali viventi più simili agli esseri umani con una spiccata attitudine a utilizzare l’accoppiamento non solo a fini procreativi, ma per puro divertimento e per risolvere i conflitti. Non solo: i loro gruppi sociali sono dominati dalle femmine. A tal punto che un momento delicato come quello del parto diventa per i bonobo occasione sociale di solidarietà e assistenza. Proprio come avviene tra gli umani. Con femmine bonobo che svolgono pratiche molto simili a quelle delle nostre ostetriche.

A rivelarlo è una ricerca condotta da tre scienziati italiani: Elisa Demuru, 33 anni, alessandrina, laureata in scienze naturali, ricercatrice per Cnrs e Università di Lione, Pier Francesco Ferrari, parmense, 50 anni, laurea in scienze biologiche, dirige ricerche sullo sviluppo del cervello all’Istituto di Scienze Cognitive di Lione e Elisabetta Palagi, livornese, 51 anni, laureata in scienze biologiche, lavora presso il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa ed è presidente dell’Associazione Primatologica Italiana. La scoperta è stata pubblicata dai tre ricercatori su Evolution & Human Behavior. Abbiamo contattato Elisa Demuru in Congo, nel santuario Lola Ya Bonobo a Kinshasa.

 

Dottoressa Demuru, come è nata la ricerca sui bonobo? Da quanti anni state lavorando a questo studio? La ricerca sul parto tra i bonobo è iniziata per caso nell’estate del 2009. Mi trovavo con Elisabetta Palagi nei Paesi Bassi per la raccolta dati per la mia tesi quando abbiamo avuto la fortuna di osservare una nascita. Si tratta di un’eventualità estremamente rara perfino in cattività, poiché i parti in questa specie avvengono per la quasi totalità dei casi nelle ore serali o notturne e quindi lontano dagli occhi “curiosi” dei ricercatori. Da allora è nato l’interesse per questo tema ancora tutto da scoprire, ma non avrei mai immaginato che nel corso degli anni successivi avrei assistito ad altre due nascite, cosa che ha poi permesso di fare delle analisi dettagliate dei comportamenti osservati. Va precisato che le nascite sono avvenute nel corso di osservazioni di svariati mesi che erano focalizzate principalmente sulla comunicazione durante il gioco sociale.

 

Perché questa specie è tanto particolare? Se dovessi riassumere la società del bonobo in due caratteristiche principali, queste sarebbero l’utilizzo dei contatti sessuali per evitare o risolvere i conflitti e il ruolo centrale delle femmine nella gestione del gruppo. Ci può spiegare quali caratteristiche hanno le femmine dei bonobo? Le femmine di bonobo stringono tra loro delle relazioni molto forti, delle vere e proprie amicizie e alleanze, che le rendono capaci di essere dominanti sui maschi. L’unione fa la forza e le femmine di bonobo lo hanno capito perfettamente. L’eccezionalità di queste alleanze è che non sono fondate sulla parentela, come normalmente avviene in altre specie, perché nella società dei bonobo le femmine lasciano il gruppo natale quando raggiungono la maturità sessuale e vanno a vivere in nuove comunità dove devono stabilire nuovi legami.

 

In quali zone del mondo si trova? Il bonobo vive esclusivamente nella Repubblica Democratica del Congo, in una zona che è delimitata dal fiume Congo a nord e dal fiume Kasai a sud. Il bonobo, come tutte le altre specie di scimmie antropomorfe, non è capace di nuotare e quindi questi fiumi rappresentano i confini della sua area di distribuzione.

Perché il momento del parto è così simile al nostro? Le nostre osservazioni suggeriscono che nel bonobo, come nella nostra specie, il parto sia un vero e proprio evento sociale e che le femmine del gruppo mettano in atto una forma di assistenza al parto. Quando una femmina è in travaglio, le compagne di gruppo la seguono negli spostamenti, le restano vicino e la proteggono. Inoltre, abbiamo notato delle azioni mirate a sostenere il piccolo durante la nascita e un vero e proprio coinvolgimento emotivo, con espressioni facciali e azioni che indicano uno stato di eccitazione e contentezza.

 

Nella ricerca pubblicata su Evolution & Human Behavior lei e i suoi colleghi sostenete che i legami sociali che avete rilevato nelle femmine bonobo potrebbero essere i prerequisiti per la nascita della figura dell’ostetrica. In che modo? E’ stato proposto che l’assistenza al parto nella nostra specie sia nata per meglio affrontare parti più rischiosi. Per le donne, infatti, il parto risulta molto difficoltoso a causa di una stretta corrispondenza tra le dimensioni del canale del parto e quelle del cranio del bambino, una caratteristica legata al fatto che siamo una specie bipede e con un grande cervello! Nel bonobo non esiste questo “limite anatomico” e le partorienti sono autonome nel far nascere i loro piccoli, eppure troviamo lo stesso una forma di assistenza al parto. Ciò che avviene nel bonobo ci suggerisce che la socialità intorno al parto sia slegata dalla necessità di ricevere assistenza e che possa essere evolutivamente più antica.

 

La partoriente viene assistita durante tutto il periodo della gestazione?  Non ci sono studi al riguardo e nel corso delle mie osservazioni non ho notato un trattamento particolare nei confronti delle femmine incinte.

 

Dopo la nascita, i neonati come vengono accuditi?

Nel bonobo i piccoli vengono accuditi esclusivamente dalla madre. Come nelle altre specie di grandi scimmie, il periodo di cure è molto prolungato e un piccolo rimane completamente dipendente dalla madre e viene allattato fino a circa 4 anni di età. Durante questo periodo la femmina non è fertile e questo fa sì che il tasso di riproduzione in queste specie sia molto lento, con un solo piccolo ogni 5-6 anni circa.

 

In questo momento lei si trova a Kinshasa nel santuario dei Bonobo. Sta continuando la ricerca? Ci può anticipare qualcosa? Sono a Lola ya Bonobo per il mio attuale progetto di ricerca che riguarda la comunicazione nel contesto di gioco. Questo centro è l’unico al mondo ad occuparsi del recupero dei piccoli che hanno perduto la loro madre e il loro gruppo sociale e offre quindi un’opportunità unica per studiare alcuni aspetti che riguardano lo sviluppo delle capacità sociali.

 

Come collocate l’intelletto del bonobo rispetto a quello dello scimpanzé? Quanto è vicino a noi Homo sapiens? Bonobo e scimpanzé sono le due specie viventi più prossime all’uomo e chiaramente questa vicinanza evolutiva si riflette anche a livello cognitivo. E’ sempre difficile parlare di quanto una specie sia “intelligente”, anche perché definire cosa sia l’intelligenza è un compito insidioso. Diciamo che da un punto di vista delle capacità mentali, bonobo e scimpanzé sono due specie molto complesse che mostrano un’enorme somiglianza di base. Sotto questa somiglianza, però, si nascondono interessanti differenze che sono legate all’ambiente in cui vivono e alle sfide che devono affrontare per sopravvivere. I bonobo sono originari di una foresta dove il cibo è abbondante tutto l’anno e questo li ha resi molto tolleranti verso i propri simili, mentre gli scimpanzé mostrano una marcata difesa del territorio. Inoltre, i bonobo sono una specie che mostra un’attenzione particolare verso i segnali sociali e le emozioni.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro