Mercoledì 24 Aprile 2024

AQUILEIA ANTICA INSEGUENDO IL MITO DEL SACRO GRAAL

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La strada tortuosa degrada tra le verdi colline ricoperte da incessanti filari di vigneti dei bianchi friulani e degrada verso il litorale del Mediterraneo, che da queste parti (a neanche cento chilometri da Trieste) tocca il suo punto più a settentrione. Prima di raggiungere Grado, nel cuore di una campagna per lo più coltivata a grano e con ampie distese di alberi da frutto, il paesaggio agreste si interrompe e lascia spazio alla storia. Una storia importante, che conduce ad Aquileia (Udine), nientemeno che sulle tracce del sacro Graal. Un percorso a ritroso nei secoli, tra luoghi e basiliche che, secondo la tradizione, avrebbero ospitato il calice con cui Gesù celebrò l’ultima Cena e in cui Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue di Cristo dopo la crocifissione.

Il percorso inizia appunto con Aquileia: qui il Santo di Arimatea avrebbe portato il sacro calice per metterlo al sicuro in un luogo preciso non distante dal foro cittadino (fondata nel 181 a. C. Aquileia fu una fiorente colonia romana). Subito vestigia ben conservate irradiano il profumo di antico da un lato e dall’altro dell’arteria principale che divide l’abitato: colonne romane con capitelli corinzi, resti di muri in mattoni, vasche per la produzione vinaria e olearia, imponenti cisterne per l’acqua mostrano al visitatore il volto arcano di un passato remoto. Proprio qui, vicino al sito di epoca romana, le prime comunità cristiane costruirono una piccola cripta per le loro preghiere e, nel IV secolo, i potenti vescovi locali edificarono la prima fase di quella monumentale basilica paleocristiana che ancor oggi campeggia con l’adiacente battistero nel cuore della cittadina friulana. Ammaliato dalla bellezza cromatica degli affreschi lungo le pareti della cripta, che raccontano a colori vivaci la vita di preghiera e di meditazione dei primi vescovi e delle loro comunità, percorro in senso orario il piccolo ambiente – quasi una stanza segreta – e mi emoziono nell’apprendere gesta di fede, spiegate come in un libro illustrato.

Il benessere di Aquileia colonia romana è ricordato dagli splendidi mosaici con i più famosi miti classici all’interno della basilica stessa, edificata, com’era uso, su precedenti ville romane; ed è esemplificato anche dall’elegante via colonnata che faceva da contorno al foro e all’antico mercato, ancora riconoscibili e centro nevralgico dell’attività giuridica ed economica di questo strategico centro urbano posto verso i confini nord orientali dell’Impero. Una comunità che fu spesso al centro di eventi drammatici, come la pestilenza del 168 d. C. e le incursioni di Massimino il Trace (238) e di Attila (452): eventi che hanno lasciato tracce evidenti nei monumenti e nella necropoli, sapientemente lette dagli archeologi così in grado di meglio definire quei lontani accadimenti.

Nel moderno Museo archeologico lapidi, iscrizioni e mosaici offrono uno spaccato unico della vita quotidiana di quelle epoche lontane; mentre a Grado, come detto lo sbocco al mare di Aquileia e oggi località balneare e di turismo per tutte le età, un antico canale che collega il centro dell’Urbe col porto testimonia ancora una notevole tecnologia ingegneristica.

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