Mercoledì 24 Aprile 2024

Un viaggio lungo 90 anni, in un film le strade che hanno fatto l’Italia

L’epopea dell’Anas in una mostra itinerante e un documentario Rai: filmati dell’epoca e interviste per ripercorrere attraverso l’evoluzione delle Autostrade la storia del nosto Paese

Mastroianni e la Loren in “Ieri, oggi, domani” sull’Autostrada del Sole, a Melegnano

Mastroianni e la Loren in “Ieri, oggi, domani” sull’Autostrada del Sole, a Melegnano

Roman 21 marzo 2018 - Ne abbiamo fatta di strada... Almeno 6.600 chilometri, parlando in termini di “rete autostradale”, senza contare i raccordi. Dal punto di vista semantico, il termine autostrada venne utilizzato per la prima volta in un documento ufficiale del 1922 in cui l’ingegnere Piero Puricelli presentava il progetto della Milano-Varese e indicava quelle strade contraddistinte «da un percorso rettilineo (per quanto possibile), senza ostacoli, caratterizzate da un’alta velocità raggiungibile, percorribili dai soli veicoli a motore finalizzate al trasporto rapido di merci e uomini».

Sotto il profilo della loro realizzazione, invece, tutto comincia dall’Anas, Azienda Autonoma Statale della Strada, nata nel 1928. Successivamente l’acronimo diventa quello attuale, Azienda Nazionale Autonoma delle Strade, fino all’ultima trasformazione nel 2018, che integra la società per azioni nel Gruppo Ferrovie dello Stato. Durante queste evoluzioni aziendali, nel nostro Paese si sono articolati altrettanti momenti di vita condivisa. La strada, da sempre archetipo letterario e cinematografico - non solo grazie ai “Vitelloni” di Federico Fellini con quei “lavoratori della mazza” vigliaccamente sbeffeggiati da Sordi o da Jack Kerouac nel suo romanzo - è intesa come luogo di avventure, di fughe e inseguimenti, di pellegrinaggi e libertà, di incontri e di traguardi. Chilometri percorsi sulle ali della speranza. Viaggiano in automobile Thelma e Louise, canta l’Autostrada Dario Baldan Bembo («grigio nastro che... mi trascina via»), ne scrive Pier Vittorio Tondelli nel suo racconto “Autobahn”. Tante storie, qualunque o epiche, rettilinee o tortuose, proprio come quelle che hanno attraversato la vita di un Paese. L’Italia.

Per celebrare i suoi 90 anni l’Anas ha organizzato un nutrito calendario di iniziative, a partire da una mostra appena terminata a Milano e ora itinerante, per raccontare quasi un secolo di storia italiana, attraverso le immagini di dieci grandi eventi che hanno mosso milioni di persone, utilizzando la strada sia come mezzo sia come metafora, come lo sbarco degli alleati in Sicilia del 1943 o l’alluvione di Firenze, fino all’ultimo Angelus di Benedetto XVI.   Dopo l’esposizione in Triennale, la mostra si fermerà in alcune delle principali città italiane (Trieste, Reggio Emilia, Assisi, Olbia, Salerno e Reggio Calabria), per giungere il 16 maggio a Catania. C’è poi un lungometraggio, “Strade - 90 anni di storia italiana”, realizzato da Rai Cultura e presentato ieri alla Casa del Cinema di Roma dal presidente di Anas, Ennio Cascetta.

Molte le voci di storici e specialisti del settore che si alternano in questo grande racconto, come i professori Stefano Maggi dell’Università di Siena e Leandra D’Antone dell’Università di Roma “La Sapienza”, tanto il materiale d’archivio di Anas, della Rai e dell’Istituto Luce utilizzato per ricostruire dalla storia del Grande Raccordo Anulare a quella della realizzazione della Salerno-Reggio Calabria, passando per le case cantoniere e la ricostruzione del secondo dopoguerra. Obiettivo del documentario (in onda martedì prossimo su RaiStoria alle 22,10 e sabato 31 marzo su Raitre alle 15), intrecciare le tappe più significative delle vicende di Anas con gli avvenimenti più importanti che hanno segnato lo sviluppo dell’Italia. 

Attraverso filmati dell’epoca e interviste si ripercorre il grande impegno dell’azienda delle strade nel contribuire alla costruzione prima, e al potenziamento poi, degli assi strategici del Paese. Basti pensare che nel 1928, in piena epoca fascista, la neonata Aass ebbe il compito di “depolverizzare” le principali arterie stradali in un momento in cui la circolazione avveniva per lo più a bordo di veicoli a trazione animale. Nel 1946 la Aass fu soppressa per far posto all’ Anas, a cui fu affidato il compito di ricostruire tutte le strade e i ponti bombardati e distrutti durante il secondo conflitto mondiale. Poi ci furono gli anni del boom economico che coincisero con la costruzione del Grande Raccordo Anulare voluto dall’allora direttore di Anas Eugenio Gra che alla fine degli anni ’40 creò l’acronimo appositamente per dare il suo nome all’anello della città di Roma, la strada più trafficata d’Italia (oggi ha picchi di oltre 166.000 veicoli al giorno), messa in musica da Guzzanti-Venditti: «... e allora vieni con me, amore, sur grande raccordo anulare, che circonda la Capitale, e nelle soste faremo l’amore».

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