Mercoledì 24 Aprile 2024

Carlo Verdone ricorda Alberto Sordi: "L'Italia è sempre lui"

L'omaggio all'attore che se ne andava vent’anni fa: "Ha raccontato come nessuno la nostra gente: furba, mitomane e dal grande cuore"

Alberto Sordi e Carlo Verdone in 'Troppo forte'

Alberto Sordi e Carlo Verdone in 'Troppo forte'

Alberto Sordi se ne andava vent'anni fa.

Carlo Verdone, che cosa rappresenta ancora oggi Alberto Sordi per gli italiani?

"Nell’Italia di oggi, il cinema di Alberto Sordi ha il valore di un documento: è la fotografia del carattere degli italiani, dagli anni ’50 fino alla fine dei ’70. L’Italia, nel suo volto e nei suoi personaggi, si rispecchia perfettamente: nei suoi difetti, nelle sue mitomanie, nelle sue furbizie. Ma anche nel fatto di possedere, sotto sotto, un grande cuore".

Sono passati vent’anni dalla sua morte, ma la presenza di Albertone – che se ne andava il 24 febbraio 2003 a 83 anni – è ancora forte, nella memoria degli italiani che, unico, ha saputo raccontare: furbi, creativi, disincantati, geniali, patetici nei loro sogni; le mille maschere, l’infinita vitalità e creatività di un popolo. Ne parliamo con Carlo Verdone, che da molti – e in primis dallo stesso Sordi con cui ha girato In viaggio con papà, ’82, e Troppo forte, ’86 – è stato considerato il suo erede.

Verdone: è cambiato, l’italiano medio, dagli anni di Sordi? E in quale direzione?

"È cambiato, sì. Si è incattivito, è peggiorato. Io, in un’intervista concessa in piena pandemia, sbagliai tutto. Pensavo che, dopo la pandemia, saremmo stati migliori, che ci sarebbe stata più unità fra noi, perché avevamo scoperto un nemico che ci eravamo allevati, in anni e anni di errori ambientali, ecologici, industriali. Beh, mi sbagliavo: non siamo diventati migliori, siamo diventati un popolo più cinico, più scorbutico, dedito solo alla solitudine dei social".

Sordi si sarebbe dedicato ai social, avrebbe trasferito lì la sua immagine?

"No, sono sicuro di no. Il Sordi che ho conosciuto io oggi avrebbe ancora un vecchio Nokia a tastiera. Non amava il futuro, era un nostalgico dei tempi andati. Il suo ultimo film è su un fiaccheraio, un signore anziano con un vecchio cavallo. Però amava i giovani, così come gli anziani. Io sono testimone diretto del suo impegno a favore dei giovani disagiati, dei meno abbienti. Sordi, al contrario di quello che si dice, era un uomo molto generoso. Di una generosità mai esibita, anzi tenuta nascosta il più possibile. Era un uomo riservato, tutto il contrario dell’immagine dell’avaro che gli hanno costruito addosso".

Che cosa si sentirebbe di dirgli, oggi?

"Dobbiamo ringraziarlo, tutti. In quegli anni difficili – non dimentichiamoci che lui ha attraversato decenni drammatici della storia italiana – ci ha sempre dato un sorriso".

Sordi stesso la indicò come suo erede…

"Sì, e mi fa piacere, ma io mi sono sempre un po’ dissociato da questa immagine. Lui ha attraversato decenni importanti della storia d’Italia: il dopoguerra, la ricostruzione, il boom economico, le tensioni sociali, gli anni di piombo. E non possiamo, non potremo mai dimenticare Una vita difficile, Tutti a casa , I vitelloni o Il marchese del Grillo. Io ho raccontato un’altra Italia, quella venuta dopo. Spero di averla raccontata con sincerità, e sono felice che tanta gente si sia riconosciuta anche nei miei film".

Ha molti ricordi personali di lui, immagino.

"Era un uomo rigorosissimo, dedito al lavoro come pochi altri. Ed era molto generoso: a casa di mia moglie Gianna ancora resiste una magnifica orchidea, che ci regalò per la nascita di mia figlia, nel 1986. Un’orchidea che resiste, vivissima, da più di 35 anni. Così come rimane, vivissimo, il ricordo di Alberto".

Francesco Rutelli ha chiesto alla Rai di completare Storia di un italiano con l’ultimo capitolo, quello che va dal 1975 al 2000. Che cosa ne pensa?

"Sarebbe una buona idea, per chiudere in maniera esaustiva il racconto di una personalità straordinaria del nostro cinema, anche se forse la parte migliore del Sordi artista è quella “centrale“, la sua maturità. Ma ha saputo dire delle cose straordinarie anche negli ultimi anni".

E a proposito di giovani che seguono anche la sua strada, esce al cinema un film scritto e diretto da Pilar Fogliati, Romantiche, che in qualche modo fa pensare ai personaggi dei suoi primi film.

"Sì, l’ho visto e mi è piaciuto molto. Questa ragazza è molto brava, e ho sentito anche una sintonia con certi personaggi di Un sacco bello. Le auguro tutto il bene possibile, e sono felice che nel suo cinema fresco e giovane ci sia una eco del mio".

 

 

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