Da riviera d’Europa a capitale dei mari: Nizza non dorme mai
La città dal cuore Unesco che ha stregato Chagall e generazioni di artisti accoglie a giugno la Conferenza internazionale sull’Oceano con una grande mostra e le novità delle archistar

La spettacolare piazza Massena
Tante città in una, storia e futuro insieme: Nizza non si ferma mai. Perché ogni volta che metti piede nella città cosmopolita baciata dalla luce e dal mare trovi qualcosa di nuovo per cui stupirti. Come l’Iconic, l’edificio in vetro a forma di diamante firmato da Daniel Libeskind, l’archistar che ha riprogettato Ground Zero a New York dopo l’attentato alle Torri gemelle, che oggi accoglie il viaggiatore all’uscita della monumentale stazione ottocentesca.

Un biglietto da visita dove antico e moderno convivono.
Il cuore Unesco
Gli edifici che si affacciano sulla Promenade des Anglais raccontano una fortuna cominciata nella seconda metà del Settecento. Oggi Nizza, città della villeggiatura invernale di riviera con 7 chilometri di spiagge, 200 hotel e un aeroporto internazionale, è un sito Unesco.

Una città che, sfruttando la mitezza del clima e la sua posizione sulla Riviera, tra mare e montagna, si è consacrata alla villeggiatura climatica invernale. A partire dal XIII secolo la città divenne meta sempre più frequente delle famiglie dell’alta società internazionale, che la scelsero per “svernare”. Decisivo il ruolo svolto dal 1832 dal Consiglio d’Ornato, istituito nella città allora appartenente al regno di Piemonte-Sardegna: il comitato urbanistico elaborò un piano regolatore proprio per rendere la città più attrattiva per i turisti stranieri. Uno sviluppo che continuò dopo l’annessione alla Francia nel 1860 e il collegamento alla rete ferroviaria europea, portando alla nascita di nuovi quartieri, ognuno improntato allo stile e alla cultura dei visitatori che vi mettevano radici, oltre il centro storico medievale.

Fu così che il modesto sentiero lungo la costa creato nel 1824 dai primi residenti d’inverno britannici divenne la prestigiosa Promenade des Anglais, oggi biglietto da visita della Costa Azzurra. Qui arrivavano i treni di lusso, nascevano l’ippodromo, l’aerodromo e i primi studi cinematografici e poi nel Novecento l’Art Déco e il Festival del Jazz. L’Excelsior Hotel Regina fu progettato per accogliere la regina Vittoria e il suo seguito, ospite a Nizza per due anni con tutta la sua corte. E qui nacque la Terrace des Pochette, una passeggiata privilegiata a due passi dal mare chiusa solo nel 1960. Inglesi ma anche turisti russi, come dimostra la presenza a Nizza della più grossa cattedrale ortodossa al di fuori della Russia.

Oggi il team che ha lavorato al progetto Unesco (Missione Nizza Patrimonio Unesco) è pronto a mettere a disposizione dei visitatori questo straordinario patrimonio che ha portato all’inserimento nella World Heritage List in soli 7 anni grazie a un ufficio in Quai del Etats-Unis.
La città degli artisti: il Museo Chagall
“La Bibbia è la più grande fonte di poesia di tutti i tempi”, diceva Marc Chagall. Al grande pittore russo d’origine ebraica, naturalizzato francese, è dedicato il moderno edificio nel verde della collina di Cimez che ospita il museo nazionale. Un monumento della Francia al grande artista, che partecipò alla sua progettazione a cura di André Hermant e all’inaugurazione il giorno del suo 86esimo compleanno, il 7 luglio del 1973.

Ospita le grandi opere dedicate al Messaggio Biblico (progettate in origine per una chiesa rivelatasi poi troppo angusta) e del Cantico dei Cantici, donate dall’artista e dalla moglie alla Francia. La visita al Museo Marc Chagall, che ospita anche un auditorium da 200 posti, è concepita come un viaggio poetico nel mondo dell'artista: mille opere tra dipinti, disegni, stampe, sculture, ceramiche, ma anche vetrate, arazzi e mosaici compongono un corpus unico in cui si uniscono virtuosismo tecnico, un inno al colore e un messaggio universale di pace. Se le prime sale ospitano il colorato Messaggio Biblico, realizzato tra la metà degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta e composto sui toni dell’azzurro e del verde, una sala a parte custodisce le cinque tele sulla tonalità più sensuale del rosso e del rosa dedicate al Cantico dei Cantici (dipinte fra il 1957 e il 1968) in un emozionante viaggio nell’amore accompagnato dall’audioguida sulle parole del poema e le note di Bach.
La città di tutti i giorni

Una visita alla città autentica non può non partire dai mercati, da quello più conosciuto, un tripudio di fiori e ghiottonerie del Cours Saleya, a quello più autentico, aperto dal martedì alla domenica, dove i piccoli produttori locali offrono una vasta gamma di frutta e verdura di stagione e specialità come olio d’oliva, taponade de Nice (olive della Contea di Nizza), erbe aromatiche e altre specialità.

Siamo al Mercato della Libération Rue Malaussena. Qui si trovano anche il mercato del pesce, gastronomie, salumerie, negozi di formaggi, pasta fresca e bancarelle di fiori. Intorno, i ristoranti con i piatti della cucina locale, come la socca (farinata diceci), il pan bagnat, i legumi farciti, la tourte deblettes (la torta salata di bietole) e quella dolce fatta sempre con le bietole, il tian di zucchine o la pissaladière.

E sullo stesso boulevard Malaussena si trova una delle migliori gelaterie di Nizza, Arlequin, il cui proprietario, Roberto Francia, è italiano. Poco distante, l’antica Gare de la Provence, la vecchia stazione del 1892, che ospita oggi la biblioteca e la cucina del Mediterraneo.

Completamente diverso il clima che si respira in un’altra zona della città, la coreografica piazza Masséna, l’ex piazza Carlo Alberto, cuore pulsante di Nizza e passaggio obbligato, realizzata in un paio di secoli, dove spiccano i portici in stile torinese dipinti in rosso e ocra e la pavimentazione a scacchi bianchi e neri. Non troppo distante la piazza Garibaldi, con la statua dell’eroe dei due mondi nato proprio a Nizza, e poi i palazzi affrescati coni trompe-l’oeil o decorati con fregi e festoni.

La capitale dei mari
Quest’anno a giugno Nizza ospiterà la Conferenza internazionale sull’Oceano sotto l’egida delle Nazioni Unite. Un evento a cui è dedicato un fiorire di iniziative tra cui spicca la straordinaria mostra dedicata al mare “Laurent Ballesta-Mers et Mystères”, visitabile fino al 28 settembre al Museo della Fotografia. Una galleria di foto scattate negli abissi degli oceani da Ballesta, cinquantenne fotografo francese specializzato nel sondare col suo obiettivo le profondità marine.

Bellissimo e coinvolgente il documentario “Planete Mediterranee” che ripercorre una spedizione scientifica nelle profondità dei mari.
I villaggi arroccati, Renoir e il vino
Cagnes-Sur-Mer, Carros, Saint Jeannet: a pochi chilometri dalla città cosmopolita il ritmo rallenta, fra borghi medievali inerpicati sulle colline, viste mozzafiato su Le Baou e vigneti.

Cagnes-Sur-Mer è famoso per il suo castello, costruito nel 1300 su ordine di Ranier Grimaldi, signore di Cagnes e ammiraglio di Francia, acquistato dal Comune in tempi moderni e trasformato in un contenitore di cultura con il Museo dell’Olivo, la donazione Solidor (con una quarantina di ritratti della cantante) e un eccezionale soffitto in stile barocco, oltre a una torre alta 90 metri da dove ammirare il panorama.

Ma soprattutto questo villaggio lega il suo nome a Pierre Auguste Renoir, che qui si stabilì ormai anziano e malato nel 1908 con tutta la famiglia fra gli ulivi della tenuta Domaine des Collettes. Oggi in questa residenza, diventata museo nel 1960, sono conservate 14 tele originali che illustrano il periodo “cagnois” del pittore: paesaggi, ritratti, nudi e nature morte.
Nella casa sono ancora vive le testimonianze della famiglia Renoir, ricostruito anche l’atelier del pittore con colori, pennelli e tavolozza, oltre a una collezione di sculture frutto del lavoro congiunto di Renoir e dello scultore Richard Guino. Renoir morì qui nel 1919, tra i tesori custoditi nella sua dimora, “Le Bagnanti”, sua ultima opera incompiuta.

Meritano una visita anche i villaggi di Carros e Saint Jeannet, dove fermarsi per la visita al “Vignoble Rasse”. Qui Emanuel Rasse, enologo e ingegnere di origini argentine, vive con la sua famiglia producendo vino maturato secondo un metodo antico, quello delle damigiane di vetro esposte al sole. “Qui c’era un antico oppidum, facevano il vino giù duemila anni fa”, spiega Rasse. In questi vigneti a 400 metri di altitudine maturano uve di 17 varietà, dal Bianco autoctono di Saint Jeannet fino al Maalbech argentino. La cantina offre anche un’attività enoturistica, proponendo degustazioni e aperitivi.

La cucina
La cucina nizzarda è ricca e succulenta ed è disciplinata con tanto di protocollo e certificazione. Per potersi fregiare del suo marchio di qualità bisogna rispettare norme precise su ingredienti e ricette e sottoporsi ogni anno al vaglio di una commissione indipendente.

Tra i piatti più noti, da gustare da “Acchiardo”, famiglia di origini italiane diventata famosa per la sua cucina nel cuore di Nizza, la doube nizzarda, uno stufato molto particolare; la socca, una specie di farinata in cui l'ingrediente principale è la farina di ceci, che si può gustare anche come street food; la cosiddetta merda de can, nome da burla per definire gli gnocchi; e la famosa insalata nizzarda, nota in tutto il mondo nelle sue infinite varianti, ma molto più difficile da realizzare di quanto non si creda se si vuole rispettare senza errori il protocollo tradizionale degli ingredienti, in cui spiccano tonno, acciughe, misticanza, cipollotto, uova sode, rapanelli e pomodori.

A Cagnes-Sur-Mer spicca invece la cucina del ristorante Le Jimmy’s, una terrazza con vista panoramica nel cuore del villaggio dove unire i piaceri del palato alla quiete dell’ambiente e gustare i piatti proposti dallo chef di Monopoli Giacomo Giorgio. Ma la grande novità di Nizza è sulla spettacolare terrazza del suo edificio più innovativo, il ristorante Pesca Iconic, nel centro Double Tree di Hilton. Un ristorante di pesce con una formula geniale: quella del teatro e della borsa del pesce, con i prezzi sul display che cambiano continuamente in base al mercato. Chi arriva viene accolto con prosecco e pop-corn, per poi spostarsi a scegliere direttamente il pesce fresco e il vino che gli arriveranno in tavola, con un occhio al prezzo e il consiglio di chi se ne intende.

La formula arriva da Amsterdam, il suo ambasciatore al teatro del pesce è l’italiano Federico Di Giulio, che parla cinque lingue. “Lavoriamo ad Amsterdam e Rotterdam e da pochi giorni anche ad Amburgo, presto apriremo anche a Copenaghen - racconta -. I clienti scelgono, noi consigliamo”.

E può capitare, a fine serata, che le ostriche invendute vengano proposte direttamente in sala a 1 euro al pezzo.