Venerdì 26 Aprile 2024

Bollicine D’italia

Il variegato mondo dello spumante italiano non teme di confrontarsi con la produzione d’Oltralpe. Il mercato del Prosecco cresce del 16 per cento nel 2018

Bollicine D’italia

Bollicine D’italia

In Italia le produzioni di vini spumanti sono in crescita per le richieste sia dal mercato interno che estero. Questo mercato è dominato dal Prosecco con effetti competitivi nei confronti delle produzioni di spumanti metodo classico, che si collocano in una fascia di prezzi più elevati per i maggiori costi di produzione. Tra Italia e Francia nel confronto tra i rispettivi punti di forza e debolezza, in un gioco di specchi, per l’Italia la dipendenza dell’export dall’andamento non sempre positivo sui tre grandi mercati di Usa, Germania e Uk, con margini commerciali insufficienti anche per le dimensioni delle nostre aziende non sufficienti a presidiare certi mercati. La Francia, invece, ha nella notorietà e nella storia dei suoi marchi e delle sue denominazioni uno dei principali punti di forza, insieme alla grande capacità commerciale che le permette di essere il primo esportatore mondiale per valore. Differenze complementari, ben rappresentate dall’andamento della spumantistica: se è vero che la Francia, trainata dallo Champagne, è lontanissima per prezzi medi dell’Italia, con il Prosecco, il nostro Paese, cresce molto di più (+16,4% a valore nel 2018 contro il 4% dei francesi).

Quando nasce lo Champagne. Alla fine del XVII secolo il vino della Champagne diviene presto il modello di riferimento per un consumo di elite e spinge molti produttori di altri Paesi europei ad imitarne la tecnica della sua produzione, attraverso l’adozione di alcuni vitigni, i Pinot, in primis e i principi della rifermentazione in bottiglia,complici le scoperte di Pasteur sull’attività dei lieviti. Il riferimento al classico si riferisce soprattutto alle modalità tradizionali della rifermentazione del vino, per distinguerlo da quelle innovative, che vengono realizzate in grandi recipienti, le autoclavi. Per questo non esiste un solo spumante classico e questo non è solo lo Champagne. La rifermentazione in bottiglia non si cura del luogo dove essa viene fatta e neppure dei vitigni che sono stati utilizzati per produrre il vino base o dei terroir dove questi sono coltivati e neppure delle innovazioni biotecnologiche che sono state via via introdotte nel processo nel corso dei secoli. Contrariamente al giudizio reazionario che rimprovera allo spumante italiano prodotto con il metodo classico la mancata identificazione in una tradizione che appartiene ad altri, il variegato mondo dello spumante italiano che si cimenta nella produzione di uno spumante classico, non teme di confrontarsi criticamente con i cugini d’Oltralpe.

Il metodo cosiddetto italiano. Il piemontese Martinotti nel 1895 brevetta un metodo rivoluzionario di spumantizzazione in autoclave, ma che prenderà il nome di un francese, Charmat, che lo diffonde nel 1907 nell’industria enologica transalpina. Lo sviluppo delle tecnologia applicata alla produzione di vini rifermentati in autoclave è da questo momento un susseguirsi di piccole innovazioni. A Conegliano nel 1868 nasce la Società Enologica Trevigiana, grazie all’opera di un grande pioniere, il dottor Antonio Carpenè. La società individua tra i vitigni locali da valorizzare il Prosecco. Tra le due Guerre, Etile Carpenè a Valdobbiadene introduce nella tecnologia della produzione del Prosecco alcuni perfezionamenti che rendono il sistema di spumantizzazione più rapido. I risultati qualitativi di questa tecnica hanno avuto tanto successo che ormai i vini ottenuti in autoclave sono tra i vini spumanti più diffusi sui mercati mondiali: basti ricordare l’Asti spumante, il Moscato d’Asti e i vini aromatici in genere, il Prosecco, i Sekts tedeschi.

La denominazione Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG racconta non solo un territorio, ma anche il perlage di un vino e i suoi profumi intensi, floreali, vinosi, oltre a un nuovo stile di bere giovane che ha conquistato il mondo. Una DOCG incastonata fra la dorsale prealpina dell’Alto Trevigiano e la Laguna di Venezia, in una zona la cui origine si deve all’orogenesi alpina che ha creato un sistema collinare, detto a “cordonata”, che risulta l’unico esempio in Europa per estensione e per specificità geologica. La conformazione dei rilievi collinari, la costituzione dei suoli, che cambia profondamente a pochi metri di distanza, il sistema stratigrafico antico e complesso, arricchito da una diversità microclimatica, viste le innumerevoli valli presenti, concorrono a formare un quadro pedoclimatico molto variegato. Le varietà come Verdiso, Bianchetta e Perera, insieme al vitigno principe della Denominazione che è la Glera, rappresentano un tesoro varietale inestimabile che si condensa dentro gli uvaggi e le cuvée realizzate in cantina, apportando delle sottilissime e piacevolissime velature organolettiche che differenziano enormemente la produzione del Prosecco da zona a zona.

I vini Prosecco DOCG possono essere proposti nella versione Tranquillo, Frizzante e Spumante, senza l’obbligo della menzione “Superiore”, né del nome “Prosecco”. La DOC Prosecco è una Denominazione tra le più importanti a livello europeo con un trend di crescita continuo, un successo voluto, ricercato dagli oltre 10.000 viticoltori che operano su oltre 20.000 ettari vitati, dai 1.300 vinificatori e dagli oltre 300 imbottigliatori che hanno dimostrato come la sperimentazione e il miglioramento delle tecniche di vinificazione e spumantizzazione sono i segreti di vini dal profumo floreale e fruttato e dal sapore fresco e leggero.

 

1. Prosecco o Glera Il vino Prosecco compare la prima volta alla fine del ’700 in una memoria dell’Accademia di Conegliano. Questa presenza che si può definire tardiva rispetto ad altri vini prodotti nella Marca trevigiana, è giustificata dal nome con il quale era conosciuto, Glera, vitigno proveniente dal Friuli e in particolare da Trieste, dove esiste un paese denominato Prosecco. Alla fine dell’800 il vitigno inizia a diffondersi sulle colline di Conegliano e vengono individuati alcuni biotipi, il cosiddetto Prosecco Balbi (dal nome del suo selezionatore il conte Balbi-Valier) ad acini tondi, leggermente aromatico e dal grappolo spargolo ed acinellato, il Prosecco di Piave, dall’allegagione difficile e quindi poco coltivato, il Prosecco lungo anch’esso poco produttivo e il Prosecco gentile ad acini ovali. Va inoltre ricordato il sinonimo Serprina con il quale la Glera era chiamata sui Colli Euganei, dalle caratteristiche assimilabili al Prosecco tondo.In Dalmazia era anche presente un Prosecco rosa. Sulle colline di Conegliano fino ai primi del 900 era presente anche un Prosecco detto nostrano che si identifica nella Malvasia lunga del Chianti. Attualmente il Prosecco è costituito da una popolazione di vari biotipi che sono riconducibili al Prosecco tondo, selezionato per eliminarne l’acinellatura e dal Prosecco lungo, due varietà distinte dal punto di vista genetico anche se con un grado di parentela molto elevato.

2. Pinot Nero Al governo dei Franchi ai tempi di Carlo Magno, che assegna le terre coltivabili e da bonificare agli ordini monastici, va attribuito il recupero dei vecchi vigneti ed alla creazione di nuovi dopo la caduta dell’Impero romano in Borgogna. L’analisi del dna, non solo ha chiarito le origini del vitigno ma ha anche evidenziato il contributo del Pinot nero alla creazione di altri vitigni europei. Infatti il Pinot è il risultato di un incrocio spontaneo tra il Traminer ed un Pinot meunier, così chiamato per la tomentosità delle sue foglie, vitigno considerato un ancestrale dei Pinots. Il Pinot quindi, a contatto con alcune varietà provenienti da oriente, ha dato origine allo Chardonnay e con lui altri quindici vitigni della regione borgognona tra quali i più importanti sono il Melon ed i Gamays. Champagne e Borgogna si contendono il luogo di origine del vitigno.

3. Franciacorta La Franciacorta, si trova a ovest di Brescia delimitata dal fiume Oglio che fa da confine con la bergamasca e a sud dal colle isolato di Montorfano. Si giova di un clima sublitoraneo-padano dovuto all’influenza del lago d’Iseo, mentre allontanandosi verso occidente, diventa più significativo il carattere della Pianura Padana e delle Alpi. La Docg Franciacorta è riservata ai vini Metodo Classico e si propone nelle tipologie Franciacorta, Franciacorta Satèn, Franciacorta Rosé, Franciacorta Millesimato, Franciacorta Riserva. La base ampelografica è costituita dai due vitigni principe, Chardonnay e Pinot Nero, e la percentuale di Pinot Bianco è minima, ma sufficiente per dare rotondità all’insieme. I Franciacorta Brut Millesimati massima espressione della Denominazione si presentano nel bicchiere con un colore giallo paglierino con riflessi brillanti che arricchiscono un perlage fine, fitto e persistente. In bocca risultano fini, eleganti, freschi, in un equilibrio armonioso che si crea fra le percezioni olfattive e quelle gustative, che unite a una bella sapidità rendono il Franciacorta piacevolmente bevibile, lungo e persistente. È importante ricordare che i Millesimati sono produzioni del tutto particolari che si ottengono con almeno l’85% del vino dell’annata di riferimento e solo in annate particolarmente favorevoli.

4. Alta Langa DOCG Il cuore delle Langhe, posto a destra del fiume Tanaro si divide nell’Alta Langa e nella Bassa Langa. La denominazione interessa i vigneti Pinot Nero e Chardonnay, posti sopra i 500 metri sul livello del mare e utilizzati come base per questo spumante che matura in bottiglia per almeno 30 mesi, 36 per la Riserva. Si presenta, di solito, con un bel colore giallo paglierino dai riflessi dorati molto brillanti e con un perlage minuto, fine e continuo. Al naso è piacevole ed equilibrato, anche se non molto intenso: propone note di biscotti alle mandorle e di crostata di mele, piacevoli percezioni di frutta a polpa gialla (susina e pesca) e a pasta bianca (mela e pera), oltre a nuances speziate, di aranci canditi e nocciola. Un bouquet floreale di glicine e sambuco chiude lo spettro olfattivo.

5. Oltrepò Pavese L’Oltrepò Pavese Metodo Classico docg, è una denominazione che valorizza le produzioni di eccellenza del Pinot nero, presente da più di un secolo su queste colline. Include le tipologie Oltrepò Pavese Metodo Classico, Oltrepò Pavese Metodo Classico Rosé, Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero e Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Rosé. Nel primo caso è previsto un impiego minimo del 70% di uve Pinot Nero, mentre nel secondo caso la percentuale sale all’85%; ad entrambi si aggiungono poi a saldo uve Chardonnay e/o Pinot Grigio e/o Pinot Bianco. Per le tipologie Rosé della DOCG Oltrepò Pavese Metodo Classico è stato coniato recentemente un nuovo termine collettivo intorno al quale identificare questi vini: Cruasé, una parola formata dalla fusione tra “cru” (selezione) e “rosé”.

6. Chardonnay Il cuore delle Langhe, posto a destra del fiume Tanaro si divide nell’Alta Langa e nella Bassa Langa. La denominazione interessa i vigneti Pinot Nero e Chardonnay, posti sopra i 500 metri sul livello del mare e utilizzati come base per questo spumante che matura in bottiglia per almeno 30 mesi, 36 per la Riserva. Si presenta, di solito, con un bel colore giallo paglierino dai riflessi dorati molto brillanti e con un perlage minuto, fine e continuo. Al naso è piacevole ed equilibrato, anche se non molto intenso: propone note di biscotti alle mandorle e di crostata di mele, piacevoli percezioni di frutta a polpa gialla (susina e pesca) e a pasta bianca (mela e pera), oltre a nuances speziate, di aranci canditi e nocciola. Un bouquet floreale di glicine e sambuco chiude lo spettro olfattivo.

7. Trento DOC Dalle colline attorno alla piana Rotaliana inizia il territorio vocato alla produzione di quelle “bollicine” che stanno alla base della notorietà della produzione spumantistica del Trentino, forte di una tradizione di oltre cento anni. È infatti dal 1902 che qui si producono spumanti con il metodo classico, da quando un giovane enologo dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, Giulio Ferrari, dopo un viaggio di studi in Francia, ebbe l’intuizione di produrre spumante trentino Metodo Classico per alcune affinità che aveva ravvisato fra la Champagne e il suo territorio di appartenenza. Il successo ottenuto gli dette ragione e la produzione di Spumante in queste terre è proseguita ininterrottamente con un costante aumento di produttori, che ha determinato la nascita, nel 1993, della Denominazione Trento Doc.