Pompei, le 5 cose da non perdere negli scavi archeologici e cosa gustare oggi tra Vesuvio e dintorni

Dopo la visita nella città rimasta sepolta per secoli sotto la cenere, non resta che assaggiare i vini dei vigneti antichi che crescono sulle pendici del vulcano, la pizza e i piatti gourmet preparti per i turisti che vengono da ogni parte del mondo

di LAURA DE BENEDETTI -
7 settembre 2024
L'anfiteatro di Pompei

L'anfiteatro di Pompei, uno dei più antichi e meglio conservati della civiltà dell'antica Roma, ancora oggi usato per gli spettacoli

Alle pendici del Vesuvio ci sono due Pompei da visitare, entrambe cosmopolite. Quella del 79 dopo Cristo, colpita a morte dall'eruzione del vulcano che l’ha resa il fermo immagine eterno e reale di una città dell'antica Roma, e quella odierna, brulicante di turisti provenienti da ogni parte del mondo per vedere ciò che è emerso e continua a spuntare da strati di cenere, ma che è in grado di soddisfare anche il palato, coi suoi vigneti distesi lungo le pendici laviche, i suoi dolci, la pizza e i suoi piatti saporiti, hotel e lidi sempre più raffinati, lo sguardo sullo splendido scenario del Golfo di Napoli offerto a chi sale sul cratere. Per gustarsi appieno entrambe le due anime di Pompei occorrerebbero giorni. Nel nostro itinerario seguiamo la guida e vi segnaliamo le cinque cose assolutamente da vedere tra gli scavi archeologici, segnalando molte curiosità, e, dopo una tappa al mare, ci aggiriamo tra vigneti antichi, degustazioni gourmet, alberghi e spa

Scavi di Pompei: le 5 cose più belle da vedere

L'Antica città di Pompei, all'epoca grande centro commerciale affacciato sul mare, da cui ora dista invece 2 km, aveva un'estensione di circa 66 ettari quando venne cristallizzata da cenere e lapilli fuoriusciti dal Monte Somma: il Vesuvio, come lo conosciamo adesso, con la sua forma conica e un'altezza di circa 1000 metri, collocato all'interno del più grande cratere, non esisteva ancora. Gli scavi, avviati nel 1700 grazie ai Borboni (Pompei fu scoperta nel 1748, dopo Ercolano) e, in particolare, a Ferdinando II, interessano al momento circa due terzi dell'abitato (44 ettari): sono stati riportati alla luce circa 1.500 edifici, 1200 corpi e 17.000 mq di affreschi. Il lavoro degli archeologi oggi prosegue senza sosta e le nuove scoperte sono frequenti, come dimostra la casa dei Casti amanti, dove è possibile passeggiare su passerelle, guardando i lavori dall'alto.

Passeggiare tra le strade dell'intera antica città, divenuta ufficialmente romana 11 anni prima dell'eruzione (prima era colonia), è un'esperienza suggestiva ed emozionante, sperimentata ogni anni da alcuni milioni di visitatori. La cosa più sorprendente è la somiglianza allo stile di vita odierno, con le debite differenze dovute ai quasi 2000 anni di storia.

Lungo le vie principali, ad esempio, si trovano i Termopoli, che oggi potremmo considerare dei fast food. Cibo e vino erano in anfore sul bancone, affacciato sulla strada: per chi voleva sedersi c'era un locale nel retrobottega. Non c'erano i tombini, la sede stradale era un po' arcuata per far scorrere l'acqua ai lati fino al mare, ma c'era l'equivalente delle strisce pedonali ossia degli attraversamenti in blocchi di pietra per passare da un lato all'altro all'asciutto e in sicurezza: in mezzo veniva lasciato lo spazio necessario per le ruote dei carri. La nostra guida, Gennaro Balzano, ci ha indicato quali sono i cinque luoghi più belli e quindi da non perdere negli scavi di Pompei, specie se si hanno poche ore a disposizione per la visita. Sono la via dell’Abbondanza, vero e proprio luogo della ‘movida’ della Pompei antica, l’anfiteatro, utilizzato ieri come oggi per gli spettacoli, il foro, centro della vita politica e amministrativa, le domus (dei Casti Amanti e della Venere in conchiglia), la torre di Mercurio il luogo più alto da cui ammirare la città antica e capirne l’estensione.

Pompei, la via dell’Abbondanza

Pompei, via dell'Abbondanza
Pompei, via dell'Abbondanza, il decumano della città luogo della movida

Nel 62 d.C. Pompei fu pesantemente danneggiata da un terremoto. A causa degli edifici distrutti, la popolazione, 17 anni dopo, nel 79 dopo Cristo, era già scesa da circa 20.000 a 8000 abitanti (l’età media era di 55 anni). Le eruzioni vulcaniche di tipo esplosivo (anziché la classica fuoriuscita di lava), poi definite pliniane proprio in base al racconto che ne fece Plinio il Giovane, a Napoli in quei giorni, non erano conosciute. In ogni caso le prime pietre vulcaniche lanciate fuori dal Monte Somma raggiunsero la città in quattro minuti seguite poco dopo dalla cenere bollente. Pompei è l'unico posto conosciuto al mondo in cui alcuni oggetti si sono 'pietrificati' durante la caduta. Si stima che l'eruzione sia durata circa tre giorni ma comunque l'uscita del materiale piroclastico proseguì per 19 ore e la città venne dunque distrutta nelle prime 24 ore.

Il Termopolio, 'fast food' sulla via dell'Abbondanza a Pompei
Il Termopolio, 'fast food' sulla via dell'Abbondanza a Pompei

La via dell'Abbondanza era il decumano, l'arteria principale che attraversava tutta la città e portava dalle campagne fino al Foro. Vi si trovavano dunque i maggiori negozi e 'ristoranti', i Termopoli: nei fast food dell'epoca, all'interno di anfore di terracotta, erano conservati piatti caldi e freddi, cereali e zuppe, carne bollita, pane, focacce, il garum, una salsa fatta con le interiora di pesce. È stato trovato persino l'incasso della giornata.

Pompei, il Fullonica la grande lavanderia dove si lavavano le vesti con l'urina
Pompei, il Fullonica la grande lavanderia dove si lavavano le vesti con l'urina

Una curiosità? Sulla strada anche la Fullonica, ovvero la lavanderia di Pompei: il proprietario aveva trasformato una Domus, innalzando la piccola piscina di raccolta dell'acqua pluviale che si trovava nell'atrio: qui i capi venivano lavati e sbiancati con l'urina usata come oggi faremmo con l’ammoniaca. In altre stanze altre vasche di ammollo e poi gli spazi per stendere i panni e farli asciugare. Non manca una cucina per gli addetti ai lavori.

Come in tutte le strade che si rispettino c'erano le indicazioni: un simbolo fallico indicava dove si trovavano i lupanari per quello che è il mestiere più antico del mondo, la prostituzione.

Pompei, le Domus Casti amanti e Venere in conchiglia

Pompei era centro del commercio, la vicina Ercolano invece, a sua volta distrutta dall'eruzione vulcanica, era luogo di residenza per le famiglie più ricche. A Pompei, la maggior parte dell’area urbana presenta numerose domus, ossia le case private: quelle dei benestanti erano per lo più in periferia, lontano dal rumore del centro città dove passavano i carri anche di notte. Si va dunque da abitazioni semplici di poche stanze a domus splendidamente affrescate che seguivano uno schema classico, anche di 3mila mq.Nel vestibolo di ingresso un mosaico era come un biglietto da visita della famiglia, con i simboli che la contraddistinguevano.

Pompei ingresso cane
Attenti al cane! L'animale, col collare rosso, legato alla catena, in un mosaico realizzato all'ingresso di una domus a Pompei

La curiosità: in un’abitazione con una splendida pavimentazione interamente a mosaico, subito dopo la porta è raffigurato un cane nero, legato alla catena, ad incutere timore e a tenere lontani i malpensanti: 'Attenti al cane', scriveremmo oggi in un cartello, magari col disegno generico di un mastino o un lupo. Al centro dell'edificio si trovava l’atrio con il cortile, aperto al centro con una vasca (impluvium) che raccoglieva l'acqua piovana (che poi veniva convogliata per gli usi domestici in una cisterna al piano sottostante) e serviva anche a riflettere la luce negli ambienti interni (stanza da pranzo, soggiorno, camere da letto e il tablinum, la sala di ricevimento): è ciò che oggi definiremmo light design.

Pompei la Venere in conchiglia
Sotto il portico di un giardino di Pompei la Venere in conchiglia che dà il nome alla Domus romana

Nei secoli il giardino interno venne circondato da un portico a colonne sotto cui si trovavano affreschi, come nella domus denominata Venere in conchiglia, proprio in base al principale dipinto che si affaccia sul cortile. Tra le scoperte più recenti l‘insula dei Casti amanti’, ampia area lungo via dell’Abbondanza, in cui è in corso una seconda campagna di scavo, che è stata coperta e dotata di passerelle: dal maggio 2024 i visitatori possono vedere gli interventi dall’alto. Tra i reperti riportati alla luce sono emersi, tra le altre cose, una casa che stava per essere ridipinta, due scheletri, di un uomo e una donna, su una porta di accesso, uccisi dai lapilli del vulcano.

Pompei, Insula dei Casti amanti: il bambino col cappuccio e il cagnolino
Pompei, Insula dei Casti amanti: il bambino col cappuccio e il cagnolino (credits parco archeologico di Pompei)

Ma anche alcune curiosità: l’insolito affresco con un bambino incappucciato in un mantello da viandante, affiancato da un cagnolino, che ha fatto pensare al ricordo voluto dai genitori di un figlio deceduto, e i disegni di gladiatori e cacciatori fatti al carboncino dalla mano di bambini piccoli su un muro di servizio, segno che già a soli 5-7 anni venivano portati a vedere le sanguinarie lotte tra i combattenti nell’anfiteatro.  Le locande per accogliere commercianti e pellegrini per le vie del mondo sono sempre esistite, basta pensare ai caravanserragli in Africa o in Medio Oriente, lungo la via della Seta. Tuttavia il complesso di Giulia Felice, a Pompei, viene descritto come una sorta di primo bed&breakfast, non tanto per avere una primogenitura quanto per sottolineare come le abitudini di 2mila anni fa e di oggi non siano poi così diverse. Il ‘locale’ venne ‘aperto’ dopo il terremoto del 62 d.C.: aveva un grande giardino, con giochi d’acqua, piscine, melograni, mele cotogne, olive (i vigneti erano all’esterno rispetto alla città) per accogliere i cavalli e i luoghi per gli ospiti. Il Praedia di Iulia Felix, che occupa un intero isolato, si sviluppa comunque intorno ad un atrio, come fosse una grande villa, area per mangiare, terme pubbliche, taverna, locali dati in affitto. 

Pompei, Anfiteatro ‘agibile’ dopo 2 mila anni

L'anfiteatro di Pompei
L'anfiteatro di Pompei, uno dei più antichi e meglio conservati della civiltà dell'antica Roma, ancora oggi usato per gli spettacoli

Questa estate 30mila spettatori hanno assistito a 10 concerti di artisti internazionali e nazionali da John Legend a Russell Crowe, da Il Volo a Biagio Antonacci. Ad ospitare questi eventi pop rock non è stata una semplice ‘arena’ estiva o un moderno stadio ma l’anfiteatro di Pompei, che vanta 2mila anni di storia, eppure è ancora pronto, allora come oggi, ad accogliere una moltitudine di persone e a ‘dare spettacolo’. Anche se tra quelli cui assistevano i pompeiani c’erano soprattutto le terribili e sanguinarie lotte gladiatorie dove si ‘giocava’ e si scommetteva sulla vita e la morte delle persone. I gladiatori avevano casa, cibo, un luogo dove allenarsi e una rendita, però c’era la compravendita dei migliori, un po’ come oggi per i calciatori. Era dotato di un Velarium, sistema di coperture dell'anfiteatro, proprio come oggi gli stadi. Costruito nel 70 a.C., poteva accogliere fino a 20.000 spettatori ed era alla periferia della città per favorire l’accesso anche da città limitrofe. È uno dei colossei più antichi e meglio conservati, tra quelli presenti in Italia, in Europa e in Africa, proprio perché rimasto sepolto per secoli sotto la cenere del vulcano: è composto da scalinate esterne a doppia rampa per consentire l'accesso alle gradinate superiori, mentre un corridoio in discesa consentiva il flusso verso le gradinate inferiori: oggi nella parte coperta vengono ospitate delle mostre, mentre nel cuore dell’anfiteatro vengono periodicamente proposte ricostruzioni storiche con combattimenti tra gladiatori e sfilate di legionari romani.

Pompei, la Palestra grande
Pompei, la Palestra grande dove si allenavano giovani e gladiatori

Proprio di fronte all’anfiteatro, rispetto alla via principale, si trova la “Palestra Grande”, composta da un’ampia area verde con al centro un piscina, circondata da portici e da un alto muro di cinta: vi si allenavano i giovani e i gladiatori. In città esistevano 2 teatri, uno da 5mila e uno da 2 mila posti, danneggiati da terremoto del 62 d.C.: solo quello più piccolo venne ripristinato e utilizzato fino alla tragedia dell’esplosione del vulcano.

Pompei, il Foro e Capitolium

Il foro di Pompei e, dietro, il Vesuvio com'è oggi (credits Parco archeologico di Pompei)
Il foro di Pompei e, dietro, il Vesuvio com'è oggi (credits Parco archeologico di Pompei)

Nella città del Golfo di Napoli sepolta dall’eruzione del vulcano, il centro delle attività politiche, civili e giuridiche era il Foro, che si trovava di fronte al Capitolium, il tempio più importante della città, dedicato a Giove, Giunone e Minerva. Non molto diverso da la maggior parte di città e paesi di oggi in cui spesso Municipio e Duomo si affacciano sulla stessa piazza. Non mancavano le botteghe, il macellum con la rivendita di pesce.

Pompei, la torre di Mercurio

Veduta di Pompei dalla Torre di Mercurio (crediti Parco archeologico di Pompei)
Veduta di Pompei dalla Torre di Mercurio (crediti Parco archeologico di Pompei)

La Torre di Mercurio, su 3 piani, è uno dei baluardi difensivi a guardia della città di Pompei antica e risale al I secondo a.C.. Il suo fascino è legato alla sua conservazione e alla sua posizione dominante: è il punto più alto da cui si può godere del panorama sulla città, col Vesuvio (o il Monte Somma, com’era all’epoca) proprio di fronte, il mare anche oggi non troppo lontano. 

I vigneti sul Vesuvio e il Lacryma Christi

Lasciato il sito archeologico di Pompei cosa di meglio che gustare piatti tipici campani, e soprattutto, vini locali in un vigneto sulle pendici del Vesuvio? Come già nell’antichità, infatti, anche gli attuali abitanti della zona traggono vantaggio dalla fertilità del terreno, pur consapevoli di trovarsi su un vulcanico attivo e quindi potenzialmente pericoloso che potrebbe distruggere ogni investimento. Tra le tante attività produttive della zona abbiamo visitato la Tenuta Sorrentino, a Boscotrecase, dove si produce vino con la ‘vite vulcanica’: sulle tavole ci sono bottiglie piene di strati di materiale vulcanico, dalle ceneri fino alla ghiaia più grossolana, che mostrano la sequenza della stratificazione abbattutasi su Pompei, Ercolano e tutta una vasta area circostante al momento dell’esplosione, ora per ora, nell’arco di due giorni, tra il 24 e il 25 ottobre dello domini 79. La cenere è sul fondo, alle 13 è già depositata; alle 21 c’è un secondo strato di materiale piroclastico. Ma l’eruzione va avanti e all’1 di notte, quindi alle 7 e alle 8 del 25 ottobre, in questa ‘ricostruzione’ esemplificativa e suggestiva, si depositano strati di ghiaia sempre più grandi. Chi serve il vino spiega come il ‘terroir’, il terreno vulcanico del luogo, denominato Tufa, dunque sia molto particolare e ricco di nutrienti, tra cui calcio, potassio e fosforo, che poi arricchiscono le uve e non solo, anche olio d'oliva e altri prodotti di alta qualità. La zona è ricca di produzione agricola.   

bottiglia vesuvio
Sulle tavole del ristorante della Tenuta Sorrentino delle originali bottiglie indicano la stratificazione del terreno su cui crescono i vigneti come è avvenuta, ora per ora, e giorno per giorno, tra il 24 e il 25 ottobre del 79 d.C, l'eplosione vulcanica che ha sepolto Pompei e le aree circostanti

Mentre si assaggiano piatti gustosi, è possibile degustare diversi vini come il Dorè spumante bianco e rosato, il Frupa Piedirosso Igt Pompeiano, il Falanghina doc Bio o il Vigna Lapillo, bianco e rosso. Ma l’eccellenza della Tenuta Sorrentino sta nel pluripremiato Lacryma Christi dop, nelle tre versioni di colore tutte bio (il rosato bio ha ottenuto la medaglia d’oro 2023 al ‘Concours mondiel de Bruxelles per la sessione vini rosè) e nel Don Paolo Aglianico Igt Pompeiano, rosso rubino dal profumo intenso, anche nella versione Gold per intenditori. Tra i liquori il Passito Igt. 

Il Don Paolo Aglianico versione Gold
Il Don Paolo Aglianico versione Gold, imbottigliato nel 2010, della Tenuta Sorrentino, sulle pendici del Vesuvio

Visitando la tenuta si ha subito la percezione di una coltivazione biologica: sotto ai vigneti vengono coltivati i pomodori che poi arricchiscono i vari sughi e le varie portate. I vigneti, inoltre, sono antichi, come il nonna Benigna 1860, vite secolare di 150 anni certificata come ‘Vigneto d'origine – First Family Heritage’.Tra le altra cantine nella zona del Vesuvio segnaliamo anche Azienda Agricola Fuocomuorto, Le Lune del Vesuvio, Casa Setaro, Cantina del Vesuvio Azienda Vinicola di Russo Maurizio, Florami. 

Il santuario mariano di Pompei

Salire sulle pendici del Vesuvio e guardare dritto dentro la bocca del vulcano è un’esperienza da provare assolutamente. Non fosse altro per godere della veduta sull’intero grande bacino del Golfo di Napoli, isola di Capri compresa. A Pompei da non perdere è anche il santuario della Beata Vergine, che è basilica pontificia ed è tra i Santuari Mariani più visitati in Italia. Tra gli ospiti più illustri anche alcuni papi, tra cui Francesco.

Il santuario della Beata Vergine di Pompei
Il santuario della Beata Vergine di Pompei, meta di pellegrinaggio

Golfo, mare e la cava che diventa spiaggia

Ma anche il richiamo del mare è forte. Piccole spiagge si alternato a promontori rocciosi. Numerosi i ‘bagni’ che offrono sdraio e lettini lungo tutta la costa, tra Castellamare e Napoli. L’ultima novità, data anche la molto elevata presenza di stranieri provenienti pressoché da tutto il mondo, è puntare ad offrire su un servizio con uno standard alquanto elevato. A La Cava Regia, in quella che era appunto un'antica cava della Costiera Sorrentina, da questa estate 2024 sono stati ricavati alcuni lodge e un beach club con spazi alquanto curati su più livelli, ristorante, longue bar e spazi predisposti per gli aperitivi al tramonto con vista sul Vesuvio e feste serali: insomma un luogo vip senza dover prendere un taxi boat per Capri. Il progetto è anche culturale: nel percorso dall’ingresso fino nel cuore della cava e al mare sono disposti alcuni mezzi utilizzati dai lavoratori nell’ex cava.

Il Beach club Cava Regia, di recente apertura
Il Beach club Cava Regia, di recente apertura

Ristoranti gourmet a Pompei

Standard di lusso anche per Habita 79 Pompeii MGallery Collection, raffinato hotel nato dalla ristrutturazione di un grande edificio del XIX secolo circondato da giardini e situato tra l’ingresso dell’anfiteatro degli scavi archeologici e il Santuario della Madonna di Pompei: è stato aperto nel 2021 (la domotica è dunque di casa, anche nelle sale meeting o multifunzionali). Il suo nome è legato a doppio filo col 79, numero delle stanze per gli ospiti ed anno della famigerata eruzione vulcanica che ha portato il nome di Pompei nel mondo e che attrae milioni di turisti. Nella riqualificazione dell’edificio anche una precisa vocazione alla sostenibilità attraverso l’utilizzo di un sistema geotermico, un cogeneratore ed un sistema di accumulo a glicole. L’hotel sfrutta in particolare una falda acquifera sotterranea come serbatoio termico per una centrale termofrigorifera a pompa di calore. Ciò consente di utilizzare l’energia naturale del suolo per riscaldare e raffreddare l’edificio.. Sul tetto da mille mq dell’edificio con panoramica sul Vesuvio al tramonto, su Pompei e sulla torre campanaria del Santuario, un cocktail bar e un ristorante gourmet.  Il Cocktail Bar "The Roof", tra i 100 migliori in Italia nel 2024 secondo le guide Blue Blazer e MT Magazine, è il luogo ideale per sorseggiare ottimi drink preparati dal barman Ferdinando Longobardi. Di recente The Roof ha vinto la tappa Campana della competizione di Baritalia by Bargiornale. Tra i cocktail inevitabile segnalare il Pompeii con Gin tanqueroi n.10, vino Caprettone Cordial, estratto di yuzu, polvere di lamponi come omaggio rosso vulcano alla storia della città.

Veduta del Vesuvio dalla terrazza d Habita79
Veduta del Vesuvio dalla terrazza d Habita79

A curare la cucina informale, con piatti sfiziosi, del cocktail bar, così come dei due veri e propri ristoranti di Habita79, il Circolo Osteria al piano terra, con possibile apertura sui giardini esterni, e Raw, quello più esclusivo, di haute cuisine, è lo chef Roberto Lepre, col suo staff. Il Circolo Osteria con le sue atmosfere anni ‘50 offre la possibilità di degustare piatti della tradizione gastronomica campana, pizza compresa. La carta dei vini spazia da un’attenta selezione dei prodotti del territorio campano a un’ampia lista di etichette sia italiane che estere, per rispondere alle aspettative di una clientela internazionale.

Pizza Habita79 Il Circolo Osteria
La pizza coi pomodorini freschi al Circolo Osteria, ristorante di Habita79 a Pompei

I piatti più originali, dove la presentazione scenografica, artistica e ricca di colori, è solo un’anteprima alla combinazione di sapori e fragranze diverse che si assaporano nel palato, sono invece al Raw, nella parte più riservata della terrazza. Qui, le portate (e i vini di accompagnamento) sono da haute cuisine.

Prelibatezze curate dallo chef Roberto Lepre al ristorante Raw a Pompei
Prelibatezze curate dallo chef Roberto Lepre al ristorante Raw a Pompei

Ci sono, giusto per far venire l’acquolina in bocca, tra le ricche portate, la lisca di alghe con caponata di ricciola, la cernia marinata con insalatina di pesche al sakè, gazpacho di cuore di bue con guacamole di fagiolini, il risotto “aglio e uoglio” di cui lo Chef Lepre ha fatto dono della ricetta a Qn, con aglio, olio, crema di peperoncino fermentato, alici marinate, cannolicchi alla brace e finger lime, il Bottone alla Nerano, pasta ripiena di fondente al provolone del Monaco doc, pesto di zucchine San Pasquale, zucchina gialla marinata e consommé alla Nerano, la Granita di anguria, gel di albicocche e melissa. 

Nel cuore di Pompei, da segnalare anche il Cosmo Restaurant, con cucina di alta classe e raffinata, segnalato da Michelin proprio come anche Il Principe che propone una versione moderna della cucina tipica campana e il Kalma con gusti innovativi.