Venerdì 26 Aprile 2024

La commedia? Un grande romanzo popolare

Per avvicinare tutti alla lettura di Dante, Carlo Monaco ha trasformato i versi in prosa e il capolavoro diventa avvincente affresco

Disegno che Wolfango fece per l'edizione 1972 di Rizzoli-De Fonseca della Divina Commedia

Disegno che Wolfango fece per l'edizione 1972 di Rizzoli-De Fonseca della Divina Commedia

Un grande romanzo. Una commedia umana traboccante di fatti, personaggi, episodi più diversi. Dice Carlo Monaco, docente di storia e filosofia nei licei di Bologna e all’università più antica del mondo: "Il poema dantesco è una formidabile macchina narrativa, ma mi sono accorto che molti la citano come una moda, compresi gli attori che la recitano enfaticamente, senza neanche capire il significato dei vocaboli, i bolognesi non sanno niente del canto XVIII dell’Inferno dove si trovano i ruffiani loro concittadini".

E allora che cos’ha fatto?

"Durante una vacanza nel mio Abruzzo ho cominciato l’impresa, tentare di rendere l’Inferno come un racconto moderno, destinato al lettore di oggi, per stimolarlo a una letttura diretta di quel capolavoro. Così nel 2019 è uscito Romanzo infernale per le edizioni Minerva e nei giorni scorsi un volumone di 500 pagine, Nude le mie parole. Il romanzo della Divina Commedia che estende l’operazione anche a Purgatorio e Paradiso".

Ha effettuato dei tagli?

"Assolutamente no, ho seguito le Cantiche verso per verso, intervenendo sui vocaboli più astrusi per noi. Il lavoro più faticoso è stata la selezione delle infinite teorie critiche sul poema, dovevo sceglierne una per ogni canto, scegliere e scartare, come nel caso della teoria di Croce, che riduce il poema a qualche isolato sprazzo di poesia, Paolo e Francesca, o Ulisse".

Può farmi un esempio di qualche termine particolarmente ostico per il lettore odierno?

"Ce ne sono tanti, naturalmente. Prenderò il quarto cerchio, dove sono collocati insieme gli avari e i prodighi, che girano ininterrottamente in senso inverso gli uni rispetto agli altri portando enormi pesi, e quando si trovano vicini si lanciano ogni genere di grida. Qui Dante chiede a Virgilio perché tra gli avari vi sianto tanti cherchi - ecco la parola -, cioè tanti chierici, tanti religiosi, e Virgilio spiega che il terribile peccato della Chiesa, persino di cardinali e papi, era l’avarizia, l’attaccamento avido al denaro e alle ricchezze".

Come se l’è cavata con le complicatissime descrizioni astronomiche?

"Un problema, con l’astronomia tolemaica e tutte le intricate circonlocuzioni sulle posizioni degli astri usate da Dante per indicare il momento del giorno e decifrarle. Non ho potuto fare altro che decriptarle e poi scrivere che ora era".

Dalla sua trasposizione in prosa esce un Dante più che mai nostro contemporaneo...

"Certamente, ci sono infinite situazioni che sembrano scene di oggi, guardi al limbo, limbus in latino nel significato di orlo, bordo, dove le anime si disintossicano prima di conoscere la propria destinazione. Siamo nel canto IV, una specie di anticamera affollata come uno sportello per le liste d’attesa di un qualche nostro ufficio, c’è chi aspetta da 500 anni e chi, con grande stupore del poeta, è morto appena la sera prima. La velocità della sosta dipende dalla quantità di preghiere offerte dalle mogli, che in verità il più delle volte, appena rimaste vedove, se ne andavano in giro per Firenze in abiti discinti ignorando il loro congiunto".

Alla fine è soddisfatto della sua fatica?

"Spero che lo sia soprattutto chi leggerà il libro. Io ci ho preso gusto, e approfittando del tempo libero a causa del lockdown ho rifatto, come detto, l’operazione per il Purgatorio e il Paradiso riunendo tutto in un unico grosso volume".

Una citazione d’obbligo è alle illustrazioni che Wolfango fece per Romanzo infernale....

"Sono state concesse dalla figlia del pittore, Alighiera. Wolfango pubblicò una sontuosa edizione della Commedia e questi sono i disegni preparatori. Inutile dire che sono graffianti, creativi, frutto di un genio puro".