Venerdì 26 Aprile 2024

SHOW E CAPIENZE PER LA RINASCITA SERVE UNA SVOLTA

di Andrea Spinelli

Oltre l’emergenza ci sono teatri pieni e concerti gremiti. Ma, tra le arti, è soprattutto la musica che continua a pagare il prezzo più caro imposto dalla pandemia. A detta del mondo del live, infatti, non arrivano al momento dal governo le indicazioni chiare e precise di cui ci sarebbe bisogno. "Negli spazi per la musica è impensabile un ripartenza senza il 100% di capienza" spiegava due settimane fa Ferdinando Salzano, fondatore dell’agenzia Friends & Partners, a ’Dietro le quinte, il ciclo d’incontri sulla ripresa del settore cultura e intrattenimento organizzato alla Villa Reale di Monza da QN Quotidiano Nazionale, Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno. "Abbiamo dato alla politica pure delle soluzioni, delle alternative - compreso un piano B che prevede l’accesso ai concerti solo a vaccinati e immunizzati - ma non c’è stata risposta".

Il direttore generale della Siae, Gaetano Blandini, focalizza la situazione con la concretezza dei numeri. "Nel primo semestre 2019 la musica live in Italia ha registrato quasi 20 mila spettacoli, oltre 7,6 milioni di ingressi e una spesa del pubblico al botteghino di oltre 217 milioni di euro – dice – ma nel primo semestre 2020 gli spettacoli, causa pandemia, sono scesi a 5.300, gli ingressi a poco più di un milione e mezzo e la spesa il pubblico a 29 milioni. Nel primo semestre 2021 il disastro: solo 3 mila spettacoli, 413 mila ingressi e 6 milioni di spesa al botteghino. Insomma, in un biennio solo nella musica leggera, jazz, classica sono stati bruciati più di 400 milioni di euro con la devastazione di un settore che dà lavoro a un milione e mezzo di persone".

Secondo i promoter a bloccare la situazione sono l’opacità della normativa e la mancanza di un confronto tecnico col governo. "Un club che ospita la musica live, ma il fine settimana fa ballare la gente, è considerato sala da concerto col 100% di capienza o discoteca col 50%?" dice Salzano. "Non accettiamo di essere considerati la cenerentola delle arti perché i nostri eventi creano un indotto spaventoso e per questo non riusciamo a capire perché il governo continui a non dare risposte" ribadisce Roberto De Luca, presidente della costola italiana del colosso Live Nation. "Senza indicazioni chiare sulle riaperture la prevendita si ferma perché, nell’incertezza, il pubblico non acquista biglietti e, siccome per allestire spettacoli bisogna versare anticipi a chi ci lavora, la macchina si blocca".

Luca Montebugnoli, presidente di Vivaticket, ricorda l’esistenza di sistemi informatici che sarebbero capaci di riempire gli spazi al 100% in totale sicurezza, mentre Enzo Mazza, presidente della Fimi, la federazione delle multinazionali del disco, sottolinea come il lungo stop abbia indebolito la filiera del live impoverendola di personale specializzato. "Il 60% di capienza nei palasport non porta nulla, perché da mesi la maggior parte dei concerti nei palazzi dello sport è esaurita al 100% ed è evidente che non si possono fare lotterie fra il pubblico per decidere chi resta a casa di quel 40% in più" spiega Maurizio Salvadori, presidente di Trident Music. "Se oggi 8 paesi europei su 10 hanno riaperto al 100%, forse da noi sulle scelte grava un fattore culturale. Al governo chiediamo delle prospettive perché, in fondo, basterebbe avere un obiettivo per dare una svolta alla situazione".