Giovedì 25 Aprile 2024

Venezuela, la Spagna: "Non consegneremo Lopez a Maduro"

L'oppositore si è rifugiato a casa dell'ambasciatore iberico. Guaidò ha lanciato un appello a manifestare davanti alle caserme

Leopoldo Lopez nella residenza dell'ambasciatore spagnolo (Ansa)

Leopoldo Lopez nella residenza dell'ambasciatore spagnolo (Ansa)

Caracas, 3 maggio 2019 - La Spagna non consegnerà Leopoldo Lopez agli agenti di Maduro. Contro l'oppositore pende l'ordine di cattura spiccato ieri da un tribunale di Caracas. Il coordinatore del partito Voluntad Popular stava scontando una condanna a 13 anni agli arresti domiciliari, ma che il 30 aprile è stato liberato da soldati fedeli a Juan Guaidò. 

Lui, sua moglie e la loro bimba di appena 15 mesi si trovano nella residenza dell'ambasciatore a Caracas dove si sono recati "di propria volontà", spiega in un comunicato Madrid, che ha definito la richiesta di arresto per l'oppositore Leopoldo Lopez "una mossa giudiziaria prevedibile", e affermando che la Spagna "non ha intenzione" di consegnarlo alle autorità venezuelane.

La Spagna, riferiscono i media, confida che le autorità venezuelane "rispettino l'inviolabilità della residenza dell'ambasciatore spagnolo". Lopez non ha chiesto asilo in Spagna ma non può essere arrestato nella residenza dell'ambasciatore che, pur non essendo considerata territorio iberico, a differenza dell'ambasciata, è comunque protetta dalla Convenzione di Vienna.

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Juan Guaidò oggi ha lanciato un appello a manifestare "pacificamente" davanti alle caserme per chiedere che i militari abbandonino il presidente Nicolas Maduro che ieri è passato all'offensiva.

"Sabato 4: mobilitazione nazionale pacifica delle principali unità militari per aderire alla Costituzione", ha twittato nella notte fra giovedì e venerdì Guaido. 

L'esercito è il perno del potere in Venezuela, ed è lì che Guaidò deve far cadere Maduro. Secondo il Wall Street Journal un piano per una soluzione pacifica c'era già stato, ma è fallito all'ultimo minuto. 

Nei piani a Maduro veniva garantita un'uscita dignitosa dal Paese, verso Cuba, lasciando così il posto al leader dell'opposizione, come capo di un governo ad interim di unità nazionale. Ma il dittatore ha fatto fallire tutto. Il tentativo dell'opposizione, sostenuta dagli Usa, era partito da alcuni contatti con persone vicine a Nicolas Maduro, pronti al cambio di potere.

Figura chiave è Vladimir Padrino, il ministro della Difesa, che gestisce i militari che sostengono il regime. Padrino avrebbe cambiato idea all'ultimo: esisteva un piano progettato dai militari venezuelaani, insieme ai funzionari del Consiglio di sicurezza degli Stati Uniti (Nsc, nell'acronimo in inglese), un organismo che fa capo direttamente a Donald Trump e guidato da John Bolton.

Washington aveva contatti anche con il giudice presidente della Corte Suprema, Maikel Moreno, e il comandante della guardia d'onore presidenziale e capo dell'intelligence militare, Ivan Rafael Hernandez Dala. Come in un film di spionaggio a Padrino era stato assegnato il nome in codice di 'Zamuro', avvoltoio. Per convincerlo sarebbe stato utilizzato anche un messaggio della famiglia che gli chiedeva di smettere di sostenere Maduro. Ma il piano non ha funzionato. 

L'assalto al potere sarebbe partito dalla conquista della base aerea de La Carlota all'alba di mercoledì 1 maggio. Ma martedì 30 aprile la liberazione di Leopoldo Lopez ha creato confusione e Padrino si è spaventato

SALGONO A 3 I MINORENNI UCCISI - Un altro adolescente è morto per le ferite riportate nel corso delle recenti proteste in Venezuela. Dunque il bilancio delle vittime degli scontri tra chavisti e oppositori nei giorni del 30 aprile e del Primo Maggio sale a 5. Le vittime: un 15enne morto nello Stato di Merida, due giovani di 16 e 24 anni morti ad Aragua, e altri due, di 15 e 27 anni, morti per spari nelle proteste nella piazza di Altamira, a Caracas.