Mercoledì 24 Aprile 2024

LA STORIA Elian Gonzalez, il bimbo conteso tra Usa e Cuba, ora ha 21 anni e tanta voglia di visitare l'America / VIDEO

Famosa fu l'immagine dell'agente americano in tenuta da combattimento che strappa Elian, in braccio a un amico della famiglia, mentre era nell'armadio della casa dove era nascosto. La foto vinse persino il Premio Pulitzer quell'anno. Il piccolo era sopravvissuto a un naufragio mentre con la madre cercava di raggiungere gli States, salvato fu affidato a parenti a Miami. E iniziò il braccio di ferro tra Avana e Washington, fino a quando nel 2000 le autorità Usa lo riconsegnarono al padre a Cuba, con la forza, e scatenando le proteste della comunità cubana in Florida

Un agente Usa cerca di riprendere Elian Gonzalez, nascosto dai parenti di Miami (da youtube)

Un agente Usa cerca di riprendere Elian Gonzalez, nascosto dai parenti di Miami (da youtube)

Miami, 19 maggio 2015  - Il disgelo tra Cuba e Usa apre la strada a molti giovani cubani che non devono più nascondere il loro desiderio di visitare l'odiata e amata superpotenza del Nord, compreso Elian Gonzalez, l'ex bambino "balsero" la cui vicenda innescò una crisi fra i due paesi 15 anni fa. "Vorrei anzitutto ringraziare il popolo americano per l'amore che mi ha dato. Vorrei avere il tempo di esprimere loro il mio amore", ha detto Elian, che ora ha 21 anni, in un'intervista esclusiva con il canale tv americano Abc. 

Nel novembre del 1999, insieme alla madre e altre 12 persone, Elian si imbarcò su una "balsa", le zattere artigianali usate dai cubani per tentare di raggiungere le coste della Florida. L'imbarcazione di fortuna naufragò e, tranne Elian e due compagni di sventura, tutti i passeggeri morirono annegati. Tratto in salvo da un peschereccio che lo consegnò alla Guardia Costiera americana, il ragazzo fu affidato dalle autorità locali a un suo parente residente a Miami. Cominciò allora una battaglia legale fra il padre di Elian, Juan Miguel Gonzalez Quintana, che chiedeva fosse rimpatriato a Cuba, e i suoi famigliari residenti negli Usa. 

Finalmente nell'aprile del 2000 il ragazzo tornò nell'isola, dove fu accolto come un eroe nazionale. Il suo caso diventò emblematico: per il governo castrista il piccolo Elian era il simbolo di una vittoria contro l''imperialismo', mentre la comunità cubana in Florida restò costernata dal modo in cui il ragazzo fu prelevato con la forza dalla sua famiglia per essere rimpatriato. 

La foto di un agente americano in tenuta da combattimento che affronta Elian, in braccio a un amico della famiglia, mentre era nascosto nell'armadio della casa dove era nascosto diventò famosissima, e vinse persino il Premio Pulitzer quell'anno. 

Ora, nella sua prima intervista con i media americani in oltre 11 anni, Elian ha raccontato i momenti più drammatici del naufragio in cui è morta la madre, pur sottolineando che da adulto non condivide la sua scelta di fuggire da Cuba. "Credo che se oggi lei non è più con me è perché ha lottato fino all'ultimo istante perché io ce la facessi", ha detto riferendosi alla madre e aggiungendo che "dopo avermi dato la vita, me l'ha anche salvata quando ero veramente in pericolo". Elian ora studia ingegneria, ha una fidanzata che studia biologia chimica e sogna di avere la sua pagina su Facebook - i giornalisti dell'Abc gli hanno preparato una foto per il suo profilo - ma dice che vuole andare negli Usa solo come turista, per assistere a una partita di baseball e visitare qualche museo di Washington.

QUANDO NEL 2000 FU STRAPPATO AI PARENTI DI MIAMI