"Un attacco preciso e potente. Abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi prefissati: abbiamo danneggiato gravemente le capacità di difesa dell’Iran e le sue capacità di produrre missili". All’indomani del massiccio attacco aereo israeliano contro una ventina di obiettivi militari in Iran il premier Benjamin Netanyahu ha tracciato un primo bilancio dell’operazione e ha ripreso in mano il file che – almeno sul piano interno – resta il più scottante: quello dei 101 israeliani rimasti da oltre un anno nelle mani di Hamas. La eliminazione del leader di Hamas Yahia Sinwar può forse aver aperto alcuni spiragli e ieri Netanyahu ha inviato a Doha il capo del Mossad David Barnea per nuovi contatti col capo della Cia William Burns e con i rappresentanti di Qatar ed Egitto.
Sul tavolo, al momento, c’è una proposta modesta del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi: "Due giorni di tregua a Gaza accompagnati dalla liberazione di quattro ostaggi". Dopo di che 10 giorni di negoziati per la tregua a Gaza. Ma anche Hamas ha adesso idee nuove. Esige come in passato un ritiro totale di Israele dalla Striscia: ma adesso propone, secondo media arabi, un accordo pacchetto: liberazione di tutti gli ostaggi in blocco in cambio della fine delle ostilità a Gaza. Ossia di un assenso implicito di Israele che anche in futuro possa partecipare alla amministrazione della Striscia.
Significativamente le nuove idee di Hamas, ancora avanzate in forma ufficiosa, coincidono con gli appelli sempre più drammatici che giungono dai parenti degli ostaggi israeliani: "Basta – dicono – con liberazioni centellinate e sporadiche di pochi ostaggi, mentre tutti gli altri languiscono, e muoiono nelle viscere della terra a Gaza. Vogliamo tutti liberi, subito". E proprio in una cerimonia solenne in ricordo degli israeliani uccisi da Hamas il 7 ottobre Netanyahu è stato apostrofato duramente dal figlio di una delle vittime. "Vergognatevi – ha esclamato l’uomo –. La gente qui muore e voi fate solo cerimonie". Netanyahu, tetro in volto, è rimasto in silenzio. Invece il ministro della difesa Yoav Gallant ha mostrato di comprendere lo strazio delle famiglie. "Non ogni obiettivo può essere raggiunto con la forza – ha ammesso. – Abbiamo il dovere morale di riportare gli ostaggi a casa, e dovremo fare compromessi dolorosi".
Un riferimento alle centinaia di membri di Hamas e della Jihad islamica di cui viene chiesta ad Israele la liberazione in cambio degli ostaggi. Ma mentre a Gerusalemme la solenne cerimonia era ancora in corso a Tel Aviv un tir guidato ad alta velocità da un arabo israeliano ha centrato un autobus di pensionati all’incrocio stradale di Glilot, in un’area dove operano l’unità di elite 8200 dell’intelligence militare e anche – secondo i media – gli agenti del Mossad. Di recente i droni degli Hezbollah hanno cercato a piu’ riprese di colpire quell’obiettivo con droni lanciati dal Libano. Dopo la collisione le squadre di soccorso hanno trovato decine di anziani, rimasti feriti, stesi sull’asfalto. Uno di essi è poi morto in ospedale. L’autista del camion è stato ucciso sul posto da un civile armato. Secondo i familiari l’uomo potrebbe aver perso il controllo dell’automezzo per un malore.
Intanto nel governo si delineano due tendenze circa le prossime fasi della guerra. Gallant concorda con gli Stati Uniti ed insiste per elaborare al più presto un progetto internazionale relativo al futuro di Gaza in cui Hamas sia estromesso. Invece in aperta polemica con gli Usa il ministro delle finanze Bezalel Smotrich ha affermato ieri che "occorre estendere la sovranità israeliana alla intera Giudea-Samaria (Cisgiordania) e a Gaza"’. "’La eliminazione definitiva del ‘sogno’ di uno Stato palestinese – ha aggiunto – è lo strumento migliore per ridurre il terrorismo".
Le prese di posizione di Gallant sulla gestione delle trattative per gli ostaggi e sul futuro di Gaza, secondo la emittente tv Canale 13, hanno molto irritato Netanyahu: "I loro rapporti sono in ebollizione e la rimozione del ministro potrebbe essere imminente".