Venerdì 26 Aprile 2024

Antartide, la scoperta: fonte radioattiva accelera lo scioglimento dei ghiacciai

Gli studiosi ipotizzano l'esistenza di rocce radioattive nel sottosuolo: per questo i ghiacci si starebbero sciogliendo dal basso verso l'alto. Anche l'Italia ha contribuito allo studio

Antartide (Ansa)

Antartide (Ansa)

Roma, 22 novembre 2018 - Lo scioglimento dei ghiacciai in Antartide potrebbe non essere solo colpa dell'uomo. Alcuni ricercatori britannici e italiani hanno scoperto che il processo è accelerato da una fonte radioattiva proveniente dal cuore della Terra. I radar del British Antarctic Survey (Bas), l'organizzazione che si occupa della ricerca in Antartide, hanno rilevato che la fonte in questione si trova vicina al Polo Sud magnetico. Gli studiosi ipotizzano l'esistenza di rocce radioattive nel sottosuolo perché in un'area dell' Antartide Orientale, grande quanto tutta l'area metropolitana di Londra, i ghiacci si stanno sciogliendo dal basso verso l'alto.

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"La scoperta conferma ancora una volta che lo scioglimento dei ghiaccai in Antartide risente anche di effetti locali come fonti radioattive o vulcani -  ha detto Antonio Meloni, presidente della Commissione Scientifica Nazionale per l'Antartide (Csna) - perché è un continente coperto di ghiacci, a differenza dell'Artide che è un oceano che si gela e risente solo degli effetti generali del riscaldamento climatico". 

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Il merito della nuova scoperta va anche all'Italia che "ha contribuito al progetto riguardante la perlustrazione di tutta l'Antartide", ha confermato il presidente del Csna. Il radar - spiega Meloni - ha misurato lo spessore della copertura di ghiaccio fino alla profondità di tre chilometri e con questi dati i ricercatori hanno ottenuto "una grandissima mappa di tutta l'Antartide, a una scala molto dettagliata, che ha consentito di conoscere lo spessore del ghiaccio". Poi, vedendo che quest'ultimo si assottigliava in alcuni punti "dal basso verso l'alto", è stato possibile verificare la presenza di "una sorgente sottostante che ne causa la fusione". 

Il processo, secondo il coordinatore della ricerca Tom Jordan, "probabilmente va avanti da migliaia, o forse milioni di anni, e non sta contribuendo direttamente al cambiamento della calotta polare". Tuttavia, ha aggiunto "in futuro l'acqua che si accumula alla base del ghiaccio potrebbe rendere questa regione più sensibile a fattori esterni come i cambiamenti climatici".