Sabato 14 Giugno 2025
ANDREA SPINELLI
Esteri

Rolling Stones a L'Avana, l’inchino di Jagger: "Hola Cuba!"

Preparativi kolossal: la band stasera per la prima volta all’Avana

Il manifesto del concerto che i Rolling Stones terranno stasera a Cuba: sono attese 500mila persone

L’Avana, 25 marzo 2016 - «C..DA.T..SAL….IAD»: la scritta fatiscente che incombe da una pensilina arrugginita sullo sterminato rettangolo verde della Ciutad Deportiva dominato dalla sagoma nera del palco dei Rolling Stones è un enigma irrisolvibile agli occhi delle maestranze al lavoro per preparare lo show della storia: lo sbarco del grande rock a Cuba. Molto meno misterioso il significato di un concerto che il circo mediatico approdato sull’isola al seguito di Obama non esita a definire «epocale» per le relazioni artistiche della Perla dei Caraibi col mondo. Nelle ultime ore l’ha ribadito in un videomessaggio postato su YouTube lo stesso Mick Jagger, al grido di «Hola Cuba!». Paradossale che il “Granma” dedichi più spazio alle nuove disposizioni per il traffico nell’area dello show che alle dichiarazioni del cantante, ma questa è Cuba. «Forse qualcuno di noi avrebbe preferito J-Lo, Pitbull, Shakira, Julio Iglesias, Gloria Estefan o Paul McCartney, ma avere Jagger e Richards è lo stesso troppo bello per essere vero» spiega un gruppetto di ragazzi aggrappati alle reti per vedere le maestranze intente nei lavori di rifinitura della gigantesca struttura metallica scaricata da 61 container inviati per via aerea con un 747 cargo che ha fatto per settimane la spola tra L’Avana e Miami. Per dare un’idea, a Zucchero quattro anni fa all’Istituto Superiore di Arte ne erano bastati 10.

Come in “Buena Vista Social Club” la storia della canzone cubana stava tutta nel sacchetto di fotografie che il pianista Rubén González apriva davanti alla macchina da presa di Wim Wenders, così la prima avvisaglia dell’evento è stata negli scatti messi su Facebook da Sir Mick lo scorso ottobre per raccontare la sua vacanza cubana, ufficialmente per ritemprare il corpo e lo spirito in vista dell’“America Latina Olé Tour” degli Stones, ma in realtà per mettere a punto con le autorità caraibiche il padre di tutti i concerti.

Stasera in servizio alla Ciudad Deportiva metà degli agenti di sicurezza che operano sull’intera isola. Centocinquanta gli addetti al seguito della band inglese, duecento gli operatori reclutati qui. Tredici le agenzie governative coinvolte, cinque mesi di preparazione. Un kolossal caraibico senza precedenti con un Castro perfino in cabina di regia, ovvero Osmani López Castro vicepresidente dell’Istituto Cubano de la Música, responsabile organizzativo locale. Uno scherzo da 7 milioni di dollari versati per la maggior parte dall’FBI, la società d’investimenti benefici Fundashon Bon Inthenshon con sede sull’isola di Curaçao. Parte dello stanziamento sarà recuperato grazie al film diretto dal regista Paul Dugdale in distribuizione prima nei cinema e poi in dvd con il marchio Universal. Ma il concerto approderà sulla tv cubana già la settimana prossima.

Gli Stones doneranno alcuni strumenti utilizzati in tour ad artisti locali. Il Boeing 767 della band è atterrato ieri pomeriggio all’Aeroporto José Martì dopo 50 minuti di volo da Miami. Trecentosettanta chilometri di mare rimasti per oltre cinquant’anni l’insuperabile cortina ideologica tra due mondi che il quartetto ritrasvolerà immediatamente al termine dello show. Intanto si scoprono ulteriori retroscena del concerto di questa sera, a cui si sa che parteciperà pure il coro cubano “Entrevoces” diretto da Digna Guerra per accompagnare gli Stones in “You can’t always get what you want”. Mentre qualcuno racconta che Jagger, smanioso per motivi di tour di suonare all’Avana il 20 marzo, abbia addirittura chiamato la segreteria di John Kerry per chiedere se il Presidente «non poteva posticipare la sua storica visita di un paio di giorni». Divertente immaginarsi la risposta.