Roma, 14 giugno 2025 – Nei primi raid era stato ‘risparmiato’, ma oggi l’Idf ha fatto sapere di aver colpito anche il sito nucleare di Isfahan, dove avrebbe causato “danni significativi”, distruggendo anche un’infrastruttura per l’uranio arricchito. La conferma degli attacchi aerei sull’impianto arriva anche dall’Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) che precisa come non risultino, al momento, fuoriuscite di radioattività.
Il sito di Isfahan riveste un’importanza particolare nel programma atomico di Teheran. Il New York Times fino a poche ore fa sottolineava come escludere l’impianto fuori dalle ex capitale dagli obiettivi della prima fase di raid fosse stata probabilmente una scelta ben precisa.

Isfahan e le teorie del New York Times
Isfahan è uno dei più grandi siti nucleari dell’Iran, Israele si era mantenuto alla larga. Secondo gli esperti, Tel Aviv era preoccupata del possibile rischio radiologico in caso di danni all’impianto: bombardare Isfahan non innescherebbe un'esplosione nucleare ma potrebbe rilasciare combustibile nell'ambiente, creando il rischio di radiazioni e trasformando di fatto l'impianto in una ‘bomba sporca’.
Sempre il New York Times sottolineava come dopo i primi attacchi di Israele il programma atomico iraniano fosse rimasto intatto. E questo proprio perché non era stato preso di mira il più probabile deposito di combustibile nucleare. Fino a questa mattina, evidentemente. Il rischio di rilascio di radiazioni è stato valutato inferiore rispetto a quello di vedere realizzata dall’Iran una bomba nucleare.
Ma attenzione, perché gli attacchi delle ultime 48 ore potrebbero non essere sufficienti. Secondo il Washington Post i raid di Israele hanno danneggiato i siti associati al programma nucleare iraniano ma non eliminato le migliaia di centrifughe per l'arricchimento dell'uranio collocate in profondità sotto terra o l'uranio arricchito che avevano già prodotto. Il quotidiano Usa giunge a questa conclusione sulla base delle valutazioni di analisti ed esperti di non proliferazione e di Iran. Secondo il Wp, in sostanza, non ci sono stati danni irreversibili.
Fordow non è stato colpito
L'Idf ha fatto sapere di aver attaccato finora più di 400 obiettivi in Iran e di aver preso di mira i siti nucleari di Natanz e Isfahan. Un funzionario militare israeliano, citato dai media locali, ha spiegato che a seguito delle conseguenze provocate "ci vorrà più di qualche settimana prima che l'Iran ripari i danni nei due” impianti.
Il direttore dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) Rafael Grossi spiegava ieri che i danni all'impianto di Natanz, in superficie, avevano causato "contaminazione chimica e radiologica", ma che la contaminazione poteva essere trattata con "misure appropriate". Insomma, la situazione a oggi è sotto controllo, ma i timori restano.

Tel Aviv chiarisce che al momento non è stato colpito l'impianto di Fordow. Ma il capo di stato maggiore e il comandante dell'Aeronautica militare israeliani hanno assicurato che i caccia dell’Idf continueranno a operare per attaccare obiettivi. Nel frattempo, l’Iran ha negato che gli impianti di Natanz e Isfahan siano stati gravemente danneggiati, come d’altra parte sostiene la ricostruzione del Washington Post.