Venerdì 26 Aprile 2024

Parigi, o cara: la fetta di limone si paga

Extra di 50 centesimi applicato sulle consumazioni in bistrot e bar. È bufera

Parigi, si paga la fetta di limone nell'acqua

Parigi, si paga la fetta di limone nell'acqua

Parigi, 19 settembre 2019 - "È un furto: 50 centesimi per una fettina di limone! Fra un po’ ci metteranno in conto anche i cubetti di ghiaccio, e magari il latte e lo zucchero che accompagnano il caffé macchiato!". I siti internet del Parisien e di Radio RMC sono stati sommersi da telefonate furenti di consumatori parigini. "Basta! Ci prendono in giro! Non si può neanche più andare al bar!". Dopo i gilet gialli, che a parte il colore nulla avevano in comune coi limoni, ecco la protesta degli avventori parigini stufi di farsi spennare dai baristi.    A dare il via è stata la giornalista Nora Hamadi, notissima giornalista televisiva specializzata in questioni europee. L’altro giorno era andata con alcuni amici a bere qualcosa al Bistrot de la Tour, un bar situato ai piedi della frequentatissima stazione metropolitana Bir Hakeim, la più vicina alla Tour Eiffel. Hanno ordinato tutti la stessa cosa, un bicchiere di acqua minerale frizzante Perrier con una fettina di limone. Quando è arrivato il conto sono rimasti di stucco: 30 euro. Ripartiti, com’era ben specificato nel biglietto, in 27,50 euro per le Perrier e 2,50 euro per le rondelles, le fettine di limone. Indignata, Nora ha fatto i calcoli: considerando che da un limone di 100 grammi si possono ricavare circa 20 fettine (obbligatoriamente sottili), corrispondenti a un ricavo per il barista di 10 euro, un chilo del preziosissimo agrume gli frutterebbe addirittura 100 euro... Sicuramente più della Perrier e di qualsiasi altra bibita, champagne compreso. I siti web si sono immediatamente impadroniti della notizia divulgata via twitter dalla Hamadi: in pochi minuti sono stati contati 5 mila like, 2 mila rilanci e 1.400 commenti. RMC, la radio francese di maggiore ascolto del mattino, ne ha fatto il principale tema di discussione della giornata, alimentando accuse di fuoco da parte dei consumatori e repliche inviperite dei baristi.    "I commercianti hanno il diritto di fissare liberamente il prezzo dei prodotti ed è dunque legale che chiedano il pagamento di eventuali supplementi, a condizione che i clienti siano informati e che i supplementi compaiano nella fattura", ha spiegato l’avvocato Matthieu Guyomar, specializzato in diritto commerciale. Il guaio però, ha aggiunto, é che spesso l’informazione si limita ad una minuscola riga a pié di pagina nel menù, che passa del tutto inosservata. Soprattutto quando i clienti, come nel caso del Bistrot de la Tour, sono prevalentemente turisti che non hanno la minima idea di cosa sia una rondelle de citron. Nell’era di TripAdvisor e dei post che ormai ci informano su tutto in tempo reale, la scelta di far pagare ogni minimo supplemento al bar rischia di essere controproducente. Anche in questo Parigi sta cambiando in peggio: una volta i caffé erano posti in cui con una semplice consumazione si poteva restare seduti (a leggere, a scrivere, a guardare i passanti) per tutto il tempo che si voleva. Oggi invece, finita la Perrier (con o senza fettina di limone), bisogna andarsene senza star tanto ad indugiare...