Lunedì 29 Aprile 2024

I blitz degli Houthi nel Mar Rosso: tranciati i cavi che portano internet fra Asia ed Europa

Gli attacchi dei ribelli filo-iraniani dello Yemen danneggiano le reti sottomarine: colpito il 25% del traffico dati

Roma, 6 marzo 2024 - Gli Houthi yemeniti non mollano e tengono sotto tiro il traffico navale nel basso Mar Rosso e nel Golfo di Aden. Ieri è stata colpita da un missile la Sky II, una portacontainer battente bandiera liberiana di proprietà della svizzera Msc (incendio a bordo spento dall’equipaggio, danni limitati, niente vittime, navigazione non interrotta), ma il mondo trema anche per i 14 cavi dati che corrono sul fondale del Mar Rosso, infrastrutture che connettono i continenti e sono le vene pulsanti della società dell’informazione.

Gli attacchi dei ribelli nel Mar Rosso danneggiano le reti sottomarine
Gli attacchi dei ribelli nel Mar Rosso danneggiano le reti sottomarine

La notizia che un attacco Houthi nel Mar Rosso ne avrebbe bloccati quattro fu diffusa il 26 febbraio (l’interruzione fu per la prima volta misurata dall’osservatorio NetBlocks il 25 febbraio) da un sito israeliano ed è stata confermata l’altro ieri dal provider di Hong Kong Hcg Global, secondo cui i cavi appartenenti a quattro grandi reti di telecomunicazioni – Asia-Africa-Europe 1, Europe India Gateway, Seacom e Tgn-Gulf – "sono stati tagliati causando interruzioni significative alle reti di comunicazione in Medio Oriente". Hgc stima che il 25% del traffico tra Asia ed Europa, nonché il Medio Oriente, sia stato colpito. Forse anche un blackout alla rete 4G di Vodafone in Egitto, avvenuto ieri, è figlio di questa interruzione dati. La società ha detto che sta "reindirizzando il traffico per ridurre al minimo i disagi per i clienti" e sta anche "estendendo l’assistenza alle aziende interessate". Va detto che in realtà i cavi fisici interessati sono tre e non quattro perché nel’area interessata le reti Seacom e Tgn/Gulf line corrono assieme, su un solo cavo.

Quanto alla responsabilità degli Houthi – che hanno categoricamente smentito il sabotaggio – c’è, ma a quanto pare è indiretta. Il 18 febbraio due missili Houthi avevano colpito a morte un cargo britannico battente bandiera del Belize, carico di 41 mila tonnellate di fertilizzanti, il Rubymar. Per tentare di stabilizzare la nave l’equipaggio fece scendere una delle due ancore. La manovra non funzionò, ma prima dell’affondamento, avvenuto quattro giorni fa, la Rubymar ha percorso 37 miglia marine “arando“ il fondale con l’ancora. E proprio questo avrebbe tranciato i tre cavi dati.

"Il nostro team – ha commentato Seacom, uno dei quattro operatori colpiti – pensa che sia plausibile che l’interruzione dell’operatività del cavo possa essere stata causata dal trascinamento dell’ancora di quella nave, visto il basso fondale marino in molte parti del Mar Rosso. Ma questo può essere confermato solo una volta che la nave di riparazione sarà sul posto". E ci vorrà tempo, si stima la seconda metà dell’anno.

Gli Houthi hanno infatti annunciato che le navi posacavi sottomarini "devono ottenere un permesso prima di entrare nelle acque territoriali yemenite". Lo ha riportato la tv del gruppo sciita filo-iraniano Al-Masirah citando il loro ministro delle Comunicazioni e dell’Informatica, secondo cui "per garantire le loro sicurezza, le navi posacavi marittimi devono ottenere un permesso dal Dipartimento degli affari marittimi a Sana’a prima di entrare nelle acque territoriali yemenite". La riparazione rischia quindi di slittare a dopo la fine della guerra a Gaza.

Incidenti di questo tipo – cavi tranciati da ancore – peraltro non sono rari. Secondo l’International Cable Protection Committee, una Ong con sede nel Regno Unito, ogni anno si verificano in media 150 incidenti che danneggiano i cavi sottomarini e la maggior parte di questi sono causati da attività come la pesca commerciale e l’ancoraggio. Adesso ci si mettono, direttamente o indirettamente, pure gli Houthi.