Martedì 30 Aprile 2024

Liz Truss, dimissioni care: assegno di 115mila sterline per 45 giorni di governo

Dopo le dimissioni scoppiano le polemiche per l'indennità garantita che le spetta nonostante il brevissimo mandato. I nomi per la successione: dal ritorno di Boris Johnson a Penny Mordaunt

Londra, 21 ottobre 2022 - Dopo le dimissioni, un'indennità di 115mila sterline. Per 45 giorni da premier. Sta suscitando critiche e polemiche l'automatismo, previsto dalle regole, che garantirà alla premier britannica dimissionaria Liz Truss un'indennità annuale nonostante il suo mandato sia stato così breve. Da ieri si moltiplicano le richieste di rinunciare all'assegno annuale di 115mila sterline. Secondo quanti riportato dal quotidiano inglese The Guardian, tra chi protesta di più c'è un sindacato che rappresenta i dipendenti pubblici, l'Unione dei servizi pubblici e commerciali. Il segretario generale Mark Serwotka fa notare che "in un momento in cui un impiegato pubblico su cinque utilizza le banche alimentari e il 35% salta i pasti perché non ha cibo, è grottesco" il trattamento previsto per Liz Truss.

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Londra intanto, dopo aver bruciato il suo quarto primo ministro negli ultimi sei anni, è ale prese con l'ennesima crisi di governo. Il Regno Unito che richiama alla solidità istituzionale sembra non esistere più. Anzi, ora la parola d'ordine è instabilità permanente. La Truss è stata costretta ad annunciare le proprie dimissioni appena 45 giorni dopo l'avvento a Downing Street in sostituzione di Boris Johnson. Schiantata da errori in serie, da una girandola impazzita d'inversioni di rotta sui programmi e dalla rivolta di quella stessa maggioranza conservatrice che appena tre mesi fa aveva affondato il predecessore BoJo: oggi rimpianto da molti, almeno nella base militante Tory, e tentato da un'ipotesi di ritorno che pare rafforzarsi di ora in ora a dispetto di trame e scandali.

Liz Truss (Ansa)
Liz Truss (Ansa)

La partita per la successione alla Truss si riapre come su una giostra fuori controllo. Le nuove regole, modificate in corsa, obbligheranno i pretendenti ad avere il sostegno di almeno 100 dei circa 350 deputati della maggioranza Tory e a non essere dunque più di tre: se emergerà una convergenza emergenziale su una figura unica, l'incoronazione avverrà direttamente a Westminster lunedì; altrimenti i due nomi più suffragati dai colleghi parlamentari dovranno sottoporsi a un voto elettronico o postale di spareggio affidato agli iscritti, da concludersi comunque venerdì 28: in modo da avere un premier nel pieno delle funzioni, il primo designato dal nuovo sovrano Carlo III, dopo i 15 del lungo regno di Elisabetta II spirata a settembre giusto due giorni dopo aver insediato Liz Truss, prima del 31, giorno della prevista illustrazione alla Camera dei Comuni di una cruciale manovra sulle coperture finanziarie anti crisi.

Fra i nomi potenziali, si è già sfilato Jeremy Hunt, il cancelliere gradito all'establishment (ma molto meno alla pancia Tory attuale) chiamato in extremis da Truss per rassicurare i mercati. Mentre i bookmaker scommettono in apertura sul pragmatico Rishi Sunak: giovane ex cancelliere di origini familiari indiane che a settembre era stato battuto da Liz al ballottaggio dopo aver ricevuto più consensi di lei tra i deputati, azzoppato dall'immagine di presunto traditore di Johnson. O in alternativa sulla ministra Penny Mordaunt, brexiteer post-ideologica fra i pochi in grado di raccogliere simpatie trasversali nella litigiosa zattera della medusa Tory di oggi. Anche se il vero ammazzasette potrebbe tornare a essere proprio BoJo.