Il Medio Oriente volta pagina dopo che ieri l’Iran ha lanciato contro Israele almeno 180 missili balistici. L’avvertimento che l’attacco era nell’aria è giunto in Israele nel primo pomeriggio dall’intelligence Usa. Poco dopo il premier Benjamin Netanyahu ha aggiornato la popolazione con un breve messaggio televisivo in cui ha chiesto di mantenere i nervi saldi e di obbedire agli ordini. In poco tempo le strade delle principali città si sono riempite di persone che lasciavano in fretta i propri posti di lavoro per recuperare i figli e portarli in luoghi sicuri. Col calare delle tenebre è iniziata la pioggia di missili iraniani, che seguiva altri lanci di missili su Tel Aviv e Haifa da parte degli Hezbollah libanesi. Sirene di allarme sono allora risuonate con insistenza in tutto il Paese, costringendo diversi milioni di persone a chiudersi nei rifugi.
Le televisioni rilanciavano intanto immagini di intercettamenti in cielo dei missili della rivoluzione islamica provenienti da Teheran, Tibriz, Isfahan, Kermanshah e Shiraz. Tutte località distanti quasi 1.500 chilometri da Israele. Tutti i sistemi di difesa sono stati allora utilizzati da Israele: da quelli che intercettano ad alta quota (Arrow-3 ed Arrow 2), alla ‘Fionda di Davide’ ed infine, a bassa quota, l’Iron Dome. In definitiva in questa prima ondata di lanci (400, sostengono fonti iraniane) l’unica vittima, accidentale, è stato un operaio di Gaza colpito a Gerico dal frammento di un razzo iraniano. "Abbiamo realizzato non pochi intercettamenti" ha confermato il portavoce militare Daniel Hagari. "Alcuni luoghi sono stati colpiti nel sud e nel centro del Paese. Non intendiamo diffonderne immagini". Secondo i media gli iraniani hanno preso di mira basi militari nel sud e nel centro di Israele. Ma frammenti di missili sono caduti anche nella zona di Gerusalemme, e in Cisgiordania. Secondo Hagari l’attacco di ieri è stato di intensità superiore a quello di aprile. Netanyahu ha risposto: "L’Iran ha fatto un grosso errore e ne pagherà le conseguenze. Il regime iraniano non capisce la nostra determinazione a difenderci e la nostra determinazione a rispondere ai nostri nemici".
A ordinare l’attacco su Israele è stato il leader dell’Iran Ali Khamenei in reazione all’uccisione (lo scorso luglio a Teheran) del leader di Hamas Ismail Haniyeh, di quella del leader degli Hezbollah Hassan Nasrallah (avvenuta venerdì a Beirut), all’uccisione di un generale iraniano e all’ingresso di forze israeliane di terra in Libano. "È questo l’inizio di una guerra regionale?", è stato chiesto a Hagari. "Ma noi da mesi – ha replicato – siamo impegnati in una guerra su più fronti": si riferiva agli attacchi giunti da Gaza, Libano, Siria, Iraq e Yemen, oltre che dall’Iran.
Nell’imminenza dell’attacco missilistico iraniano Netanyahu ha indetto una riunione d’emergenza in uno dei luoghi con la maggiore protezione di Israele, nelle colline vicine a Gerusalemme. Da più parti viene adesso richiesta al governo una dura reazione nei confronti di Teheran. Il leader centrista Benny Gantz ha affermato: "Abbiamo le capacità necessarie. È noi o loro". Dall’inizio della guerra a Gaza lo stesso Biden ha indicato la strada: quella di una rafforzata cooperazione regionale fra Israele e i Paesi arabi moderati del Vicino Oriente. Lo stesso Netanyahu si è espresso all’Onu per quella prospettiva: ma per darle concretezza dovrebbe rivedere l’approccio del proprio governo sulla questione palestinese. Cosa che non appare disposto a fare. L’America ha aiutato Israele a intercettare i missili. "Mi assicurerò sempre che Israele abbia la capacità di difendersi contro l’Iran", ha detto la vicepresidente e candidata presidenziale dem Kamala Harris. L’Iran ha poi avvertito i sostenitori dello stato ebraico: "Colpiremo ogni Paese che intervenga in aiuto di Israele".