Martedì 30 Aprile 2024

Le mire di Prigozhin. "Il ras della Wagner succederà a Putin. Tra loro c’è un patto"

Il capo della milizia resta a Bakhmut: "Mosca ci darà munizioni". Kostioukovitch: "Attacca i ministri col consenso del presidente".

Roma, 8 maggio 2023 – Un uomo abituato a non avere scrupoli e che ha grandi ambizioni. Un presidente arrivato a fine corsa, che deve iniziare a pensare a una vita d’uscita per quando la guerra sarà persa. In mezzo, il futuro della Russia, sempre più lontano dall’Occidente.

Elena Kostioukovitch, analista e autrice del libro Nella mente di Vladimir Putin (La Nave di Teseo) spiega come vadano interpretati i messaggi che Evgenij Prigozhin, l’ex cuoco di Putin e oggi proprietario della Brigata Wagner, la milizia privata più numerosa del mondo, ha lanciato nell’ultima settimana.

Il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin (Ansa)
Il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin (Ansa)

Elena Kostioukovitch, Evgenij Prigozhin sembra irrefrenabile. Prima dice che se ne va da Bakhmut, poi che rimane ("Mosca ci ha garantito munizioni e mani libere a Bakhmut", ha detto ieri, ndr). Da chi è protetto?

"Prigozhin ha sempre in linea di massima la protezione di Vladimir Putin, ecco perché può permettersi di fare esternazioni così clamorose. Del resto, senza una protezione importante dall’alto, non avrebbe mai potuto intervenire in uno scenario di guerra così delicato come la battaglia di Bakhmut. Consideri poi che Prigozghin ha arruolato migliaia di persone dalle carceri. Crede davvero che avrebbe potuto farlo, senza una protezione forte dalla massima carica della Federazione Russa?"

Perché a Putin serve Prigozhin?

"La sua Wagner è stata l’unica milizia che in questi mesi di guerra è riuscita a imporsi sul campo. Per questo ha avuto l’autorizzazione di andare a Bakhmut, dove però non ha avuto grande successo un po’ per la resistenza ucraina, un po’ per l’inefficienza del sistema militare russo. Il problema è che la responsabilità non può ricadere sul presidente. Da qui le invettive contro Sergeij Shoigu e Valerij Gerasimov".

Il presidente dunque ha bisogno di un capro espiatorio per scaricare le responsabilità della sconfitta?

"Sì, ma c’è molto di più. Putin deve garantirsi un salvacondotto per quando non sarà più presidente della Russia. E chi prenderebbe il potere in quel caso? Proprio Prigozhin, che, a sua volta, non può caricarsi le responsabilità della disfatta. In Russia è sempre andata così, chi va via prepara il terreno a chi viene a patto che gli venga garantita una condizione di vita decorosa e soprattutto di non dover rendere conto dei propri crimini. Se ci si pensa è quello che Putin ha fatto per Eltsin. Quello che importa ora al presidente è la garanzia dell’incolumità personale. Tutta la sua famiglia non pensa ad altro".

Come fa Putin a essere sicuro che Prigozhin starà ai patti?

"Perché in Russia il mondo criminale è l’unico dove le regole vengono ancora rispettate. E Putin, che il mondo criminale lo conosce molto bene, lo sa benissimo".

In che modo Prigozhin può portare avanti le sue ambizioni politiche?

"Putin è forte anche perché è sostenuto da una élite ristretta, fatta soprattutto da esponenti dei servizi segreti. Prigozhin è un uomo che viene dal basso. Conosce benissimo gli ambienti più violenti della società russa, si è fatto strada a suon di crimini. Lo potremmo definire un bandito, ma sarebbe limitato. Accanto a queste caratteristiche ha capacità retoriche non comuni, per quanto molto violente".

Cosa significa?

"In Russia usare parolacce e frasi a effetto per conquistare l’attenzione dell’uditorio, è assolutamente normale. Nei suoi ultimi video, però, Prigozhin è andato oltre. Si tratta di uno sforzo espressivo che ha un fine ben preciso e che può fare leva su molte persone".

Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi in Russia?

"In Russia non succede nulla per decenni e poi cambia tutto nel giro di pochi mesi. Di certo, l’era di Putin sta finendo. Ma potrebbe essere sostituita da qualcosa di peggiore".