
La lotta all'Isis passa anche dalla rete
Roma, 20 agosto 2016 - «Combattiamo l’estremismo islamico in prima linea utilizzando Internet come arma». Il messaggio di benvenuto del collettivo hacker ‘Ghost Security Group’ sul loro sito è essenziale e colpisce subito nel segno. Nessun ideologismo, nessuna presentazione trionfale, ma un’immediata dichiarazione di guerra al Califfato. La lotta all’Isis passa anche dalla rete, più esattamente nel deep web dove regna l’anonimato più assoluto e proliferano gli affari illegali, compreso il reclutamento di nuovi fedeli da immolare nella Jihad. E ad aiutare le intelligence mondiali nella caccia ai terroristi sono gruppi come Anonymous che, sfruttando le loro capacità informatiche, riescono a braccare gli estremisti e ‘disinnescare’ siti e forum dove trionfa il proselitismo e si definiscono i prossimi attentati. Un esempio clamoroso? Lo scorso novembre il collettivo ha messo fuori uso un portale che faceva propaganda per l’Isis riempendolo con banner di Viagra e un titolo ‘Too much ISIS’ su sfondo bianco. ‘Ghost Security Group’ è parte di questo scenario e fa dell’annientamento del Califatto la sua unica ragione di vita.
Su Twitter e sulla pagina ufficiale il materiale che documenta l’attività di questi fantasmi inafferrabili è ricca di spunti e video, ma contattarli direttamente non è facile. Esiste una mail a cui scriviamo ma la risposta si fa attendere. Abbiamo deciso di rivelare fin da subito che eravamo giornalisti alla ricerca di informazioni sul loro operato. Dopo ventiquattro ore scopriamo, a sorpresa, che ‘Ghost Security’ ha iniziato a seguirci su Twitter: probabile che il collettivo stia controllando i nostri post, per assicurarsi che diciamo la verità. A notte fonda ecco arrivare la tanto attesa replica che soddisfa le nostre curiosità e ci fa imbarcare per un viaggio in prima persona nella loro cyber-battaglia senza quartiere. Il bilancio dell’organizzazione nata nel 2015 dopo la strage a Charlie Hebdo è impressionante. Oltre centomila gli account sui social network riconducibili a presunti terroristi mandati in tilt e poi cancellati definitivamente. «Erano utilizzati principalmente per scopi di reclutamento e minacce di futuri attentati», racconta uno degli ispiratori del gruppo che si fa chiamare DigitaShadow. E ancora: attualmente ‘Ghost Security Group’ monitora più di trecento siti web e forum nella rete oscura che inneggiano all’Isis. «Li abbiamo tutti segnalati alle autorità e siamo pronti ad oscurarli se necessario», precisa sempre DigitaShadow. Dodicimila i video di propaganda del Califfato cancellati dalla squadra di hacker.
Nella mail c’è un link («sarà attivo solo per un’ora», è specificato) per visionarne qualcuno: le immagini sono atroci. Infedeli in ginocchio decapitati, persone incappucciate e legate ammazzate senza pietà con un colpo alla testa. Non mancano scene costruite ad arte in cui viene mostrata la vita paradisiaca e apparentemente perfetta nei territori controllati dal Califfato. Il collettivo, nonostante il talento, agisce anche su segnalazione degli stessi utenti: non a caso sul sito è possibile indicare le Url delle pagine dove l’Isis allunga i suoi tentacoli per sedurre e plasmare i futuri miliziani. Accade tutto nella rete oscura: qui la battaglia tra hacker e terroristi è forse il tassello più importante di una minaccia invisibile, che prima di manifestarsi nelle azioni suicide di un kamikaze affonda le sue radici nei meandri del web.