
Padre Paolo Dall'Oglio, scomparso a Raqqa il 29 luglio 2013 (Ansa)
Roma, 3 giugno 2025 – Un mistero lungo 12 anni. La scomparsa di padre Paolo Dall’Oglio, gesuita e figura simbolo del dialogo interreligioso, potrebbe essere giunta a una svolta, la più tragica. Il suo corpo sarebbe infatti stato ritrovato in una fossa comune in Siria.
Le sue tracce si erano perse il 29 luglio 2013 a Raqqa, all'epoca roccaforte di milizie islamiste che di lì a poco sarebbero confluite nello Stato Islamico (Isis). Nel Paese era rientrato in primavera, di nascosto, dopo l’espulsione dell’anno precedente per le sue aspre critiche alla repressione del regime di Bashar al-Assad dopo lo scoppio della guerra civile nel 2011. Secondo le ricostruzioni, il religioso si era recato nella città per incontrare alcuni leader jihadisti nel tentativo di negoziare la liberazione di alcuni ostaggi. Da quel viaggio, però, Dall’Oglio non era mai più tornato.
Dopo la sua scomparsa sono seguiti anni di angoscia, appelli da parte della famiglia, del Vaticano, di organizzazioni internazionali e di innumerevoli personalità. Sono state avviate indagini e tentativi di stabilire un contatto, ma ogni sforzo si è sempre scontrato con un muro di silenzio e con la complessa e brutale realtà del conflitto siriano. A marzo del 2019 si era sparsa la notizia che si trovasse nell'ultima sacca di territorio controllata dai jihadisti nel sud-est della Siria, insieme ad altri civili rapiti da Daesh. Poi era sopraggiunta la sconfitta del gruppo Stato islamico, ma nemmeno questa aveva fornito certezze sulle sue sorti mentre si susseguivano le ipotesi, che andavano dalla prigionia alla morte. Infine la caduta di Bashar al-Assad, avvenuta lo scorso dicembre, che aveva fatto sperare in un epilogo positivo per il sacerdote.
Per trent’anni il gesuita ha lavorato per costruire e alimentare un dialogo tra musulmani e cristiani. Nel 1991 aveva fondato la propria comunità nel monastero di Mar Musa, a circa 80 chilometri a nord di Damasco nel deserto del Qalamun. L’aveva poi abbandonata proprio per essere libero di criticare il regime di al-Assad senza metterla in pericolo.