Lunedì 29 Aprile 2024

L’ambasciatore Massolo: "Hamas alzerà il prezzo e Netanyahu ricucirà il rapporto con gli Usa"

"Il conflitto tra Iran e Israele è esistenziale, quindi irrisolvibile. L’escalation si evita con una mediazione diplomatica internazionale”

Roma, 15 aprile 2024 – L’Iran attacca, Israele neutralizza la rappresaglia. Ambasciatore Giampiero Massolo, qual è il significato del botta e risposta?

"Israele dimostra di avere una difesa efficiente e questo, in parte, bilancia il dramma di essere stato colto di sorpresa il 7 ottobre da Hamas – spiega l’ex segretario generale della Farnesina – E dimostra pure che le sue alleanze hanno tenuto. L’Iran dà prova di sapere reagire, con un’esibizione di forza più che di efficacia, poiché ha optato per un’operazione telefonata".

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Entrambi salvano la faccia.

"Sì, ma in una situazione di tensione accresciuta. Che produce due conseguenze: da un lato, Hamas alza il prezzo sulla tregua, e dall’altra Netanyahu ricuce il rapporto deteriorato con gli Stati Uniti".

Il corpo delle Guardie rivoluzionarie, cioè l’esercito iraniano, raffigurato in un murales a Teheran
Il corpo delle Guardie rivoluzionarie, cioè l’esercito iraniano, raffigurato in un murales a Teheran

Quanto è concreto il rischio che il conflitto divampi?

"Nessuna delle parti ha interesse ad arrivare a un conflitto globale: l’Iran perché sa di rischiare la sopravvivenza del regime nel caso in cui lo scatenasse, e Israele sa che, se va oltre un certo limite, non verrebbe seguito dagli alleati".

Per la prima volta, però, Teheran si espone direttamente nello scontro con Israele.

"Sì. Ma il conflitto tra Israele e Iran non si può risolvere, perché è un conflitto esistenziale. Entrambe le parti sanno che il perseguimento senza limiti dei rispettivi obiettivi – per l’Iran l’eliminazione di Israele, per Israele l’annichilimento e l’eliminazione dell’arsenale nucleare dell’Iran – si può raggiungere solo attraverso un conflitto totale che nessuno vuole".

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Ma Israele ha detto che risponderà all’attacco.

"Una risposta israeliana ci sta. Non casualmente però gli israeliani la lasciano nel vago sui tempi e modi. A Netanyahu può convenire l’intransigenza, ma sa di non poter colpire duro senza l’aiuto degli alleati che non sono disposti a farlo. Attaccare l’Iran non è ora la priorità. Bisogna pensare a Gaza".

Come si evita un’escalation?

"Intanto, facendo valere le ’cointeressenze’ ovvero il non-interesse delle parti ad arrivare a un conflitto globale in cui perdono tutti. E poi con un’opera di mediazione e di suasion diplomatica dell’intera comunità internazionale, dagli Stati Uniti ai paesi del G7 ai paesi arabi moderati".

Dalla riunione dei leader del G7, presieduta da Giorgia Meloni, esce un appello a non alimentare le tensioni, fermare le ostilità a Gaza e liberare gli ostaggi.

"È molto importante che il presidente americano abbia chiesto alla presidenza italiana questa riunione. È molto importante per i nostri interessi che la gestione di crisi di questo tipo, si tratti di Ucraina o di Medio Oriente, avvenga con questo formato, che ora guidiamo. L’obiettivo è evitare l’escalation e favorire il negoziato per il cessate il fuoco: qualora poi la guerra riprendesse a Gaza, potrebbe farlo con attacchi meno massivi. Ma non è escluso che Netanyahu sia tentato di assumere atteggiamenti più duri: una drammatizzazione della crisi gli farebbe conservare la sua posizione di potere".

Gli iraniani potrebbero chiudere lo stretto di Hormuz? Così, il prezzo del petrolio rischierebbe di aumentare ulteriormente.

"L’aumento del prezzo del petrolio è frutto delle tensioni in quell’area ma pure degli interessi contingenti dei paesi produttori: l’Arabia ne ha bisogno per finanziare gli investimenti di bin Salman nella Vision 2030, la Russia per finanziare il costo delle sanzioni. Ma gli iraniani non chiuderanno lo stretto: da lì passano le esportazioni del loro petrolio. Il sequestro della nave è un’azione dimostrativa".

L’Italia è nel mirino dei terroristi?

"Come tutti i paesi occidentali: gli Stati interessati a destabilizzare lo fanno non solo stimolando l’emulazione dei gruppi jihadisti, ma anche con gli attacchi cyber".