Martedì 17 Giugno 2025
REDAZIONE ESTERI

Usa, il vero Rocky avrà la sua statua a Bayonne

Chuck Wepner, il pugile che ispirò la famosa saga di film con Stallone protagonista, torna alla ribalta. Un amico vuole per lui una statua come quella fatta per l'attore e sta raccogliendo i soldi. La sua vita è un film

Chuck Wepner

New York, 6 aprile 2019 - Ha chiuso la sua carriera di pugile nel 1978 con un record di 35 vittorie (18 per KO), 14 sconfitte e 2 pareggi. È conosciuto anche come "il sanguinante di Bayonne" (Bayonne Bleeder) per la facilità con cui sanguinava in volto. Ma soprattuto Chuck Wepner è il vero Rocky.

La sua vita, il suo coraggio sul ring e le sue ferite ispirarono la serie di film con Sylvester Stallone come protagonista. Le saghe cinematografiche hanno avuto così successo che tutti si sono dimenticati Chuck. A Stallone, versione Rocky, dedicarono nel 1980 una statua a Philadelphia, vicino alla scalinata del Museo d'arte resa famosa dalla scena del film Rocky II, in cui il pugile si allena. 

Ma non era giusto, l'eroe del ring, quello vero è nato e vive tuttora a Bayonne, nel New Jersey, Wepner oggi ha 84 anni. Un suo amico, Bruce Dillin, ha preso a cuore la faccenda e ha raccolto i soldi per pagare uno scultore. Prima si era pensato proprio all'artista che aveva fatto il famoso monumento dedicato a Rocky, ma voleva 500 mila dollari, troppo senza una casa di produzione cinematografica alle spalle. Così si è ripegato su un artista che ha la bottega accanto all'officina di Dillin, Wu Zhen. La statua appena realizzata andrà dove dovrebbe stare, cioè accanto alla scalinata che ispirò Rocky.

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Chuck Wepner non era un grande pugile, ma era un grande combattente, uno che se andava al tappeto si rialzava. Nel 1975, sul ring di Cleveland, Chuck ebbe la sua grande occasione, aveva messo al tappeto il grande Muhammad Alì, racconta: "Tornai all'angolo e dissi ai miei, accendete i motori, si cambia vita, siamo milionari". Ma il suo manager gli rispose: "Farai meglio a girarti, perchè si è rialzato". Wepner non vinse, finì ko poco prima della fine, ma in quella occasione mostrò qualcosa di nuovo, il coraggio del semisconosciuto poteva contrastare il grande pugile, il più forte di tutti i tempi. 

Come detto la sua storia ispirò Rocky, come quella volta che affrontò Sonny Liston, e fu massacrato, anche perchè continuava a portarsi sotto al temibile avversario. Alla fine Wepner era una maschera di sangue, ricevette settantuno punti di sutura, e il soprannome di Bayonne Bleeder. Quell'immagine è una delle scene che avrebbe reso immortale il Rocky cinematografico. La statua ora sta riportando la lente d'ingrandimento su quest'uomo, cresciuto per strada, facendo a pugni con i ragazzi più grandi di lui e diventato pugile professionista nel 1964. L'uomo che con il coraggio batteva i pugni dei grandi, e lo dimostrò oltre che con Liston e Alì, anche con George Foreman e il gigante del wrestler, Andrè The Giant, fino ad accettare il combattimento contro un orso. 

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