Lunedì 29 Aprile 2024

Brexit, appello May: "Se non si attuerà sarà la catastrofe"

Intanto Juncker e Tusk inviano una lettera alla premier: il 'backstop' per le frontiere irlandesi sarà temporaneo. E la premier perde un altro pezzo

La premier britannica Theresa May a Stoke-on-Trent (Ansa)

La premier britannica Theresa May a Stoke-on-Trent (Ansa)

Londra, 14 gennaio 2019 - Alla vigilia del voto dei Comuni sulla Brexit, o meglio sulla ratifica del suo accordo con Bruxelles, Theresa May lancia un nuovo, drammatico appello: "Abbiamo il dovere di attuare la Brexit  o sarà catastrofico per la democrazia".

Intanto i presidenti della Commissione e del Consiglio Ue, Jean-Claude Juncker e Donald Tusk, hanno inviato una lettera alla premier in cui offrono maggiori rassicurazioni sul 'backstop' per le frontiere irlandesi: un meccanismo "temporaneo" - assicurano - che entrerà in vigore "solo se strettamente necessario". Se il testo fosse davvero rigettato, il Regno Unito richierebbe di lasciare l'Ue senza accordo il 29 marzo - uno scenario molto temuto dal mondo economico -  o più probabilmente di non uscire del tutto dal blocco europeo, come paventato dalla premier. 

E da Pd e Forza Italia arriva un appello bipartisan per tutelare i 700 mila gli italiani che vivono in Gran Bretagna.

In tutto ciò, la May perde un altro pezzo: una delle figure di spicco del partito Conservatore, Gareth Johnson, ha annunciato la sua decisione di lasciare il governo per protestare contro quello che ha definito un accordo "nocivo per gli interessi del Paese". In una lettera alla May, Johnson ha spiegato che il backstop sul confine irlandese contenuto nell'accordo "non dà al nostro Paese una via di uscita chiara e unilaterale dall'Unione Europea e assicura al contrario che saremo limitati nella nostra capacità di negoziare accordi commerciali con altri paesi in futuro".

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APPELLO DELLA MAY - Theresa May alza ancora i toni:  "Abbiamo il dovere di attuare" la Brexit o sarà "catastrofico" per la democrazia, dice. "Cosa diremmo se avesse vinto Remain e il Parlamento cercasse di portare fuori il Regno Unito dall'Ue?", si domanda la premier Tory in un discorso a Stoke-on-Trent, roccaforte pro-Leave al referendum del 2016. "La fiducia del popolo nel processo democratico e nei politici subirebbe un danno catastrofico".

"È più probabile che non si attui la Brexit piuttosto che si attui senza un accordo - ha detto  May - Non c'è mai stato un referendum che non sia stato onorato nel Regno Unito".

Secondo la Bbc May si tiene in tasca per l'ultimo appello di fronte ai deputati l'annuncio di una qualche rassicurazione ulteriore che ritiene di aver ricevuto a Bruxelles sulla transitorietà del cosiddetto backstop

IL BACKSTOP - E' il meccanismo di garanzia sul confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord contestato da molti nella maggioranza della premier. L'accordo rischia di essere travolto in base a diverse stime mediatiche dal no anche di un centinaio di deputati Conservatori, oltre che dei 10 alleati unionisti nordirlandesi del Dup. Di qui l'allarme della premier e il tentativo di coinvolgere l'opinione pubblica. Allarme che si traduce in un atto di accusa contro quei deputati che - dice May - mirano "a rinviare o persino a bloccare la Brexit". 

"Tutti abbiamo il dovere di attuare il risultato del referendum", sostiene la premier, avvertendo che in caso di bocciatura del suo accordo il rischio di una 'no Brexit' diventerebbe più immediato di quello di un 'no deal', un traumatico divorzio senz'accordo.

LA LETTERA UE -  Il contestato meccanismo del backstop, a garanzia di un confine senza barriere fra Irlanda e Irlanda del Nord, entrerà in vigore "solo se strettamente necessario" e comunque sarà "temporaneo", si legge nella lettera di quattro pagine scritta da Tusk e Juncker a Theresa May nel tentativo di aiutarla a strappare domani una sì ai Comuni sull'accordo sulla Brexit. La lettera evoca un valore legale negli impegni di Bruxelles, ma non un diritto di Londra a recedere autonomamente dal backstop. Le conclusioni del Consiglio Europeo - sottolineano - hanno valore legale. 

La laburista Tulip Siddiq, che ha rimandato il parto per votare no Brexit
La laburista Tulip Siddiq, che ha rimandato il parto per votare no Brexit

LA LABOURISTA POSPONE IL PARTO - Una parlamentare laburista britannica ha deciso di rinviare di due giorni il parto cesareo per poter votare domani contro l'accordo di Theresa May sulla Brexit. Tulip Siddiq, eletta nella circoscrizione di Hampstead e Kilburn, entrerà domani a Westminster su una sedia a rotelle accompagnata dal marito.

I LABOUR - "Il primo ministro ha fallito ancora una volta", e la lettera di "chiarimenti" ottenuta dall'Ue sul backstop per l'Irlanda del Nord non cambia nulla dell'accordo sulla Brexit dal punto di vista legale: è categorico il giudizio al riguardo del ministro ombra laburista per la Brexit, Keir Starmer, che conferma senza sorprese il 'no' ufficiale del Labour alla ratifica dell'accordo. Questo testo "è assai lontano dall'impegno significativo e legalmente efficace che la premier (Theresa May) aveva promesso il mese scorso" di voler ottenere da Bruxelles, scrive Starmer, aggiungendo che "nulla è cambiato". 

ITALIANI A RISCHIO - In caso di 'No Deal', ovvero in assenza di un accordo, gli italiani che vivono in Uk e britannici che vivono in Italia potrebbero trovarsi a diventare "illegali", e a dover fare i conti con una "giungla" in termini di visti e documenti. Da Milano si alza la voce della dem Lia Quartapelle, che ha presentato proposta di legge delega al Governo per "l'adeguamento normativo nazionale in caso di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea senza accordo".

"Siamo molto preoccupati - ha spiegato la Quartapelle a Palazzo Marino, dove ha presentato, insieme al collega Massimo Umbro, la proposta di legge - C'è il rischio di una uscita al buio e il governo non si sta dotando di strumenti adatti a questa eventualità. Se ci sarà una uscita della Gran Bretagna al buio sono 700 mila gli italiani, che rischiano di perdere i loro diritti, di non vedere ad esempio riconosciuti titoli di studio, cure mediche, welfare".

IL PRIMATE ANGLICANO -  "Prego per la premier Theresa May e per gli altri politici ogni giorno - dice  Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, in un'intervista a 'Premier Christian Radio' -  Sono sicuro che a pagare il prezzo di un'uscita senza accordo dall'Unione europea saranno i più poveri e vulnerabili".  Se il Regno Unito dovesse rompere in modo drastico con la Ue, senza mantenere qualche legame commerciale con il mercato unico, il risultato sarebbe un fallimento non soltanto politico e pratico ma anche morale, secondo il primate.